Print Friendly and PDF

Affordable art fair Roma: buona la partenza ma le opere sono “troppo” popolari

«Art is about you, are you about art?», è questa la domanda – dal sapor squisitamente shakespeariano – che troneggia nella campagna pubblicitaria dell’Affordable art fair di Roma, la fiera d’arte contemporanea a prezzi accessibili, inaugurata ieri sera e in scena al museo Macro Testaccio fino a domenica 28 ottobre.
Cinquanta gallerie internazionali promettono di fare “il tutto esaurito” da qui a tre giorni. Un’impresa faraonica, azzarderebbe qualcuno, ma neanche più di tanto se si tiene conto della “fisarmonica” di prezzi delle opere d’arte. Si va, infatti, dalle cento euro a un massimo di 5mila. Anzi, per l’esattezza il prezzo più alto è un lavoro su tela di Juan Pajares, in vendita a 4.950 euro.
Alle 20.30, ieri sera, il conta-persone segnava già 1.652 visite e passeggiando tra gli stand si doveva fare a gomitate per cercare di guardare i lavori esposti. Un pò di vip a “zonzo” per la Pelanda del Macro, come – del resto – in ogni buona vernice che si rispetti (tra questi anche Roberto D’Agostino che ha speso 250 euro per un’opera della galleria romana S.T Senza titolo, specializzata in fotografia). Un segno, questo, che seppur non definitivo – si dovrà aspettare la chiusura della fiera per trarre un bilancio complessivo – denota un interesse, da parte dello scenario romano, nei confronti di un’iniziativa che ha una sua “logica”. “Svendere” opere d’arte di autori più o meno conosciuti al grande pubblico, cercando di contrastare la crisi economica e invogliando la gente a comprare a prezzi contenuti, è sicuramente una via capace di portare nel lungo termine a un risultato certo.
Ma c’è un altro aspetto su cui è doveroso soffermarsi: la qualità dei lavori. Fotografia e pittura tengono banco con soggetti e ricerche accessibili – in termini di interpretazioni – a un pubblico medio, non necessariamente intenditore né collezionista di professione. Opere – per così dire – “popolari”, anche nelle sculture, destinate ad abbellire le pareti o gli angoli degli appartamenti e che probabilmente sarebbero tagliate fuori da qualsiasi premio internazionale. Nessun azzardo, insomma.
Come le opere di Guiyome, realizzate con tecnica mista su carta che rielaborano vecchie pagine di quotidiani e che viaggiano sotto le mille euro. Stefano Bressani veste i suoi quadri per delle sculture da appendere alla cifra di 2.200 euro. Randy Cooper, invece, porta in fiera i corpi delle sue donne, (sculture colorate, in maglia di ferro e rigorosamente acefale), con un richiamo evidente all’arte classica rielaborata, però, attraverso l’uso di materiali contemporanei. Seicento euro i lavori da “tavolo”, 2.400 le statue più grandi. Divertenti, poi, le opere di Sergio Vanni, piccole teche di plexiglass tutte acquistabili a 550 euro, che racchiudono una storia o un pensiero su tavole lavorate con legno, plastica e inserti di maglia. Come quella con il famoso taglio di Fontana su tela rossa a cui l’artista ha aggiunto la didascalia “taglia e cuci”. Ma anche qui, niente di nuovo alla luce del sole. Poco accattivanti appaiono anche le ricerche di Simona Fedele, pittura e decoupagè per opere che vanno dai 100 euro (litografie) ai 3.500, raffiguranti volti di donna in stile belle époque. Silvano Longo vende a 500 euro le sue fotografie stampate su carta cotone, che ritraggono paesaggi e scorci urbani che ognuno di noi potrebbe catturare con una macchina appesa al collo. Luigina Mazzocca, in arte Mazzocca&pony, propone le sue sculture in tessuto partendo dai 120 euro e arrivando ai 3.500.
Per quei “borghesi” romani (e ce ne sono a decine) che volessero soddisfare gusti più “classici” è possibile acquistare i pastelli di Emanuele Luzzati, che hanno per soggetti le grandi fiabe per bambini, dai 200 euro in su. Le fotografie di Francesco Zizola vengono esposte a 2.500 euro, mentre quelle di Matteo Basilé – a Roma con la galleria Pack di Milano – non scendono al di sotto dei 4.200 euro, ma in fondo parliamo di Basilé. Sonia Ceccotti oscilla dai 3.500 euro ai 5mila, per dei (semplici) carboncini e collage. Margherita Martinelli, invece, della cui pittura l’abito è il tema dominante, capace di raccontare una persona diventando quindi veicoli d’identità, vende da 750 euro a 2mila. Con un loro “perché” anche le fotografie del duo Tania Brassesco e Lazlo Passi Norberto, che fondono nelle loro opere cinema, performance e installazione – sulla scia di quanto fa da anni Sandy Skoglund – e che non superano i 3mila euro. L’unica galleria davvero “economica” è la “Martinbiel&Aguilar” di Tordera, Barcellona. Pitture e fotografie che partono da 65 euro e non arrivano ai 5mila. Certo, spulciando qua e là i lavori che propongono hanno un po’ il gusto delle opere turistiche esposte sulle rive della Senna… ma alla fine anche quella è arte, no?

Commenta con Facebook

  • Non avete indicato il nome dell’autore e il titolo dell’immagine (un volto di donna) che accompagna l’articolo e che è sicuramente uno dei migliori, se non il migliore, degli artisti partecipanti a questo evento!

leave a reply

*