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Il Novecento in mostra a Forlì

Una mostra per delineare e approfondire un periodo storico preciso, ovvero l’Italia alla fine della Prima Guerra Mondiale e l’inizio della Seconda. Nei Musei San Domenico di Forlì, di sala in sala, si coglie pienamente il tentativo che assillava gli uomini del Novecento a partire dagli anni ’20: delineare le caratteristiche dell’Italia e degli italiani con una speranza, una volontà e un entusiasmo tali che oggi impressionano, vista la disillusione e la mancanza di certezze o stabilità perlopiù dominante nella mentalità comune come nell’arte. Dal 2 febbraio al 16 giugno il curatore Fernando Mazzocca, insieme al Comitato Scientifico e grazie a prestiti provenienti da musei, archivi, fondi e gallerie di tutt’Italia, hanno rievocato il clima di speranza e volontà di “ritornare all’ordine” che imperversava in quegli anni, ovvero di cimentarsi in un grande progetto comune di ricostruzione e rigenerazione: persino le Avanguardie Storiche, che avevano dominato la scena artistica dei primi decenni del 1900, Futurismo, Dadaismo, Cubismo, scivolano i secondo piano per la loro volontà di rivoluzione, rispetto alla nuova importanza che assume ora la regola, la normalità, il ritorno ai classici non come semplice rievocazione del passato, ma come esempio da cui ripartire per ristrutturare un equilibrio e un’identità perduti, per rinascere. E rinascere bene, solidamente e senza rischi. Accoglie il visitatore una prima sezione dedicata al ritratto di Mussolini, del Duce: opere di Adolfo Wildt (a cui i musei San Domenico avevano già dedicato un approfondimento nel gennaio-giugno dell’anno scorso), Primo Conti, Renato Bertelli o Thayhat (Ernesto Michahelles), che lo adulano, lo rendono l’uomo perfetto, solido, forte e senza macchie. E’ lui la garanzia del cambiamento e della ripresa di un’identità. Fino, però, alla progressiva perdita di fiducia degli italiani nel Dittatore dopo l’entrata in Guerra: i ritratti divengono caricaturali, Mino Maccari o Marino Mazzacurati mettono in ridicolo Mussolino con disegni satirici. Sempre al primo piano si trova un altro importante aspetto della volontà di ritornare all’ordine: non solo l’identificazione in Mussolini come l’uomo capace di portare dei cambiamenti, ma anche la presa di coscienza sempre maggiore di se stessi e della società. E allora ecco l’architettura pubblica, la pittura murale e la scultura monumentale, a cui sono dedicate le altre due sezioni del primo piano: i progetti di Cesare Bazzani a Forlì, di Marcello Piacentini a Brescia, o le occasioni in cui gli artisti potevano celebrare l’ideologia e i miti proposti dal Fascismo, come la I e la II Mostra del Novecento Italiano, la V Triennale di Milano, la rassegna dell’E42 di Roma, o ancora i manifesti pubblicitari e le sculture monumentali di Arturo Martini o Aroldo Bellini. Vicino a questo elogio dell’architettura, della grafica e dell’ingegneria non manca e si affianca anche il riconoscimento continuo della tradizione rurale in quadri che ritraggono i contadini come degli eroi classici (Mario Sironi), o in attimi di vita quotidiana (Bruno Bramanti).

Il percorso della mostra si completa al piano superiore, in cui si analizzano più i costumi e le abitudini di quegli anni, passando anche per la moda e i divertimenti dell’epoca: ritratti di Casorati, Sironi, Oppi che rappresentano i “mestieri” (il maestro, l’architetto, il medico), una sezione intera dedicata agli abiti femminili e un approfondimento sulla maternità.

SCHEDA TECNICA

“Novecento. Arte e vita tra le due Guerre”

Forlì

2 febbraio-16 giugno 2013

Musei San Domenico

Piazza Guido da Montefelltro

A cura di Fernando Mazzocca

Orari: martedì-venerdì ore 9.30-19. Sabato, domenica, giorni festivi ore 9.30-20. Chiuso al lunedì. 4 febbraio e I aprile apertura straordinaria.

Tel. 199757515

www.mostranovecento.it

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