Nuovi esperimenti sul dipinto di Leonardo da Vinci a Ginevra hanno portato a confermare che si tratta proprio dell’originale secondo una fondazione svizzera. I test, svolti dall’Istituto Federale Svizzero di Tecnologia di Zurigo, sono state effettuati in seguito alla presentazione a Ginevra di “Isleworth Mona Lisa” lo scorso settembre.
La “Gioconda” del Louvre di Parigi per oltre tre secoli è stato a lungo considerata come l’unico dipinto di Leonardo – anche se ci sono state copie – e le insinuazioni riguardo l’autenticità della Gioconda svizzera erano state respinte l’anno scorso, ma la fondazione ottenne il supporto del mondo dell’arte che favorì la fondazione zurighese Mona Lisa per le ricerche.
David Feldman, vice presidente della Fondazione, ha detto che è stato contattato dopo la presentazione pubblica del ritratto, che mostra una donna molto più giovane rispetto a quella del Louvre secondo il geometra Alfonso Rubino, che ha fatto studi estesi della geometria dell’uomo vitruviano di Leonardo e che si offrì di guardare il dipinto per vedere se la tecnica era conforme. La conclusione da parte di Rubino è che il ritratto “Isleworth” è autentico. La versione di Parigi fu probabilmente dipinta da Leonardo intorno al 1516 in Francia.
SULLA NUOVA GIOCONDA SVIZZERA…..
Veniamo ora all’ultima sparata a proposito della Gioconda, anch’essa presentata poche settimane fa in
Svizzera, a Ginevra presso la Monna Lisa Foundation. Si tratterebbe secondo il parere di Alessandro Vezzosi
della sorella minore della Gioconda, la seconda versione della Monna Lisa, del 1503, citata anche dal Vasari,
ma per il Prof. Martin Kemp si tratterebbe di un falso perché è stato dipinto su tela anziché su tavola e poi
perché presenta altre differenze evidenti con la prima versione. La mia opinione in proposito è legata solo
alle apparenze poiché non conosco i dettagli e la profondità dello studio effettuato dalla Fondazione
Ginevrina e confortata solo dal parere di Alessandro Vezzosi (ma non dal Prof. Carlo Pedretti come molti
giornali avevano invece erroneamente riportato), mi limito a ciò che vedo, alla prima immagine del dipinto.
-LA GIOCONDA DEL LOUVRE HA IL VISO PIU LARGO E GLI OCCHI PIU’ VICINI AL NASO
-LA NUOVA GIOCONDA HA GLI OCCHI PIU’ LONTANI E SONO PERFETTAMENTE SOVRAPPONIBILI AL
BOZZETTO SU CARTONE ABBASTANZA RIMANEGGIATO.
A me sembra che l’idea di una realizzazione precedente di circa una decina di anni del dipinto del Louvre
possa essere percorribile, infatti la Gioconda, non essendo a mio avviso Monna Lisa Gherardini, poteva
raffigurare una di queste dame: Bianca o Caterina Sforza, Isabella d’Aragona o Isabella Gualanda (Vecce-
Pedretti) ma anche altre dame dell’epoca. Il dipinto venne visto da Raffaello durante la sua prima fase di
realizzazione attorno al 1503. Per questo nuovo dipinto invece la datazione è sicuramente successiva e
l’utilizzo della tela lo confermerebbe mentre l’effigiata, che non è la stessa dama del Louvre viste le
numerose differenze fisionomiche, potrebbe essere Costanza D’Avalos o Dona Isabel De Roquensens.
Ma le velature di Leonardo dove sono???
La qualità di gran parte della nuova Gioconda non porta certo a Leonardo.
Leonardo non c’entra nulla in questo dipinto: sicuramente questo nuovo dipinto porta verso la scuola di Raffaello, lo stile è molto vicino all’Urbinate ed in particolare a quello di un suo allievo e collaboratore anch’egli di Urbino, Timoteo Viti.
Questa risposta potrebbe essere legata ad un ritratto (bozzetto di cui parla lo stesso Raffaello a proposito di
un ritratto realizzato a Dona Isabel de Roquensens: egli infatti smentendo il Vasari afferma di aver inviato
un suo collaboratore ad effettuare un cartone del volto) eseguito da questo collaboratore di Raffaello. Recentemente il sottoscritto ha ritrovato, in una collezione privata, un cartone che di fatto testimonierebbe la forte somiglianza proprio con il volto di questa nuova Gioconda. Quando saranno ultimati gli accertamenti e gli studi su tale opera e quindi sarà possibile mostrare questo dipinto, diventerà più semplice trovare quelle affinità e quelle risposte che qui propongo.
COMO, 15.02.2013 PROF. ERNESTO SOLARI
(studioso leonardesco)