Due libri in uno: uno in corsivo e l’altro no, da leggere anche separatamente. Uno è un corso romanzato di paleontologia umana, l’altro una storia nel facoltoso e colto ambiente di una collezionista d’arte e di suo marito, erede di una nota famiglia di banchieri francese. Niente che accomuni i due libri, a parte un paleontologo, autore del corso nel primo e personaggio nel secondo. Solo una circostanza, perché poi niente dell’uno riguarda l’altro o niente dell’uno condiziona l’altro o niente dell’uno influisce sulla storia dell’altro. Che necessità allora di due libri in uno?
C’è un paradigma forte che innerva ancora oggi la nostra cultura non meno che la nostra quotidianità: la competizione, il successo, il migliore, il più adatto, il favore del caso. Sono alcuni temi del racconto darwiniano che animano sia l’ambito sociale sia quello personale, quasi senza apparire, scontati o inconsci. Il libro in corsivo, come un racconto parallelo, li esplicita, scortando l’ altra storia alla stregua di un fantasma, di uno spettro narrativo. Si possono leggere indipendentemente, hanno sapori propri e distinti, elaborazioni e presentazioni diverse che possono essere gustate anche singolarmente, ma l’effetto combinato e finale di chi li vuol leggere in un solo piatto può essere lo stesso di una salsa che vada a esaltare un’altra preparazione all’apparenza contrastante. In quello in corsivo, si assaggiano le vicissitudini di una disciplina scientifica, la paleontologia umana, portata avanti da chimere, illusioni se non da veri e propri inganni, tutti puntualmente smentiti, ma senza i quali nessuno si sarebbe sognato di andare a cercare, e trovare, un solo fossile nei posti più impossibili della terra. Nell’altro c’è un gioco sentimentale simile a “Le affinità elettive” di Goethe ma con una chimica meno facile o scontata, piuttosto più sospesa nell’indeterminazione e nell’imprevedibilità del caso.
UNTITLED # 1&2 di Marco Milella
