20 febbraio – 5 maggio 2013, Milano, Spazio Oberdan
Milano ospita Parigi. Dopo il Palazzo delle Esposizioni di Roma tocca allo Spazio Oberdan di Viale Vittorio Veneto a Milano accogliere la Ville Lumiére di Robert Doisneau (1912-1994), quella che il noto fotografo ha rapito in immagini scattate tra il 1934 e il 1991 girando per le strade con la macchina fotografica nascosta, infiltrato “nel gregge dei pedoni”, come lui stesso racconta.
La mostra “Doisneau Paris en liberté” è al suo secondo appuntamento italiano organizzato da Civita (fino al 5 maggio 2013. Info: 02.4335.3522; servizi@civita.it; www.provincia.milano.it/cultura).
Le 200 fotografie sono presentate senza l’ossessione di una sequenza cronologica, ma giocando piuttosto sulla volontà di aprire scorci sulle diverse realtà, mutevoli e differenti: dalla realtà di un caffè o di un teatro, a quella del marciapiede. I suoi protagonisti sono indifferentemente star o persone qualsiasi. Tra gli sconosciuti più famosi al mondo, grazie a Doisneau, ecco quei due amanti che tutti abbiamo visto baciarsi vicino all’Hotel del Ville nel 1950. E’ più di mezzo secolo che quel bacio fa il giro del mondo senza sosta, da un poster a una cartolina, piccola immagine dono per gli innamorati. Ci sono poi gli scatti di volti noti al grande schermo, come quello di Juliette Binoche, Madame Chocolat del film di Lasse Hallström. E poi artisti e scrittori, da Marguerite Duras, al poeta Jacques Prévert, fino allo scultore Alberto Giacometti.
L’allestimento rende godibili le immagini simultaneamente l’una accanto all’altra. La sequenza ravvicinata di più immagini scattate con lievi scarti temporali, funziona come una sorta di performance ante litteram. Guardate le istantanee in cui Doisneau coglie dei passanti di fronte alla vetrina di un antiquario che espone un quadro decisamente osé. E’ esilarante. Siamo nel 1948: c’è l’anziano che si scandalizza, il giovane curioso, il vigile perplesso, una lei che si imbarazza e toglie lo sguardo mentre il marito, invece, guarda attento e divertito. Dotato di raffinata ironia, Doisneau non è mai volgare, neppure quando fotografa un piccione mollemente accovacciato sulle parti intime di una statua virile. Perché sa miscelare realtà e poesia, da buon francese.
Il volume di 400 pagine, edito da Alinari, contiene 500 immagini che si accompagnano a testi del suo autore. E’ lui che ci racconta, anche con le parole, i suoi ricordi e le sue impressioni. Non c’era bisogno di testi, è vero, per leggere quella Parigi in bianco e nero, perché quelle istantanee hanno una forza che basta a se stessa. E, vale la pena di ricordarlo, senza gli aggiustamenti così facili nell’era di Photoshop, ma genuine nel taglio e nell’inquadratura. Un po’ di storia e qualche aneddoto servono però per rievocare i sentimenti di questo suo cantore per immagini, “fuso nella massa”, che si commuove per la “bellezza effimera” della sua Parigi. Fugace nell’attimo, come un bacio rubato tra la folla.
Che sapore ha quel bacio? E’ così diverso dai tanti baci che hanno reso celebri altri artisti e memorabili le loro opere. Cosa dire di quello dipinto da Francesco Hayez nel 1859 per Alfonso Maria Visconti di Saliceto, summa di un’Italia romantica? Questo di Doisneau è così diverso anche dal “Bacio” di Gustav Klimt, del 1907-08, che accorrono a guardare frotte di turisti ogni anno al Belvedere di Vienna. Quello è intriso degli umori inquieti degli anni delle avanguardie europee, e manifesta una sensualità anche morbosa, sottesa dall’urgenza di prendere le distanze proprio dalle convenzioni romantiche e accademiche. A un abbraccio più intimo e meno convenzionale aveva già pensato Toulouse-Lautrec nel suo “Bacio tra le lenzuola” del 1892, in un’atmosfera fin de siècle di soli otto anni successivo al celeberrimo marmo di Auguste Rodin, ancora capace, lui sì, in quella stessa Parigi del 1886, di trovare un improbabile equilibrio tra la tradizione formale di un classicismo al tramonto e la nuova sensibilità moderna. Lascia un “Bacio” anche Picasso, nel 1925, nel vivo del clima surrealista, in un’immagine lontana dalla realtà, anche perché figlia della rivoluzione cubista che ha voluto tagliare i rapporti con la realtà. Altra cosa sono il linguaggio del cinema e della fotografia, per loro natura. Per il grande schermo non vi è bacio più impresso nell’immaginario collettivo di quella plateale e languida effusione d’amore fra Clark Gable e Vivien Leigh in “Via col Vento”, vincitore di 10 premi Oscar nel 1939. Lo scatto di Doisneau del 1950 è però lontano anche da quello. Perché il fotografo rifiuta la posa e cerca l’attimo. Rinnega la fiction e vuole la vita.
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INFORMAZIONI UTILI:
ROBERT DOISNEAU. Paris en liberté
Milano, Spazio Oberdan (viale Vittorio Veneto 2)
20 febbraio – 5 maggio 2013
La mostra è accompagnata dalla pubblicazione in edizione italiana del libro Robert Doisneau-Paris en liberté, edito da Fratelli Alinari. Fondazione per la Storia della Fotografia (2012, Firenze), 400 pagine; 560 foto b/n, formato25 x 32 cm, rilegato in tela, prezzo in mostra 50,00 Euro.
Orari
martedì e giovedì h 10 – 22; mercoledì, venerdì, sabato, domenica h 10 –19.30;lunedì chiuso
Biglietti
€ 9,00 intero
€ 7,50 ridotto, minori da6 a18 anni e maggiori di 65 anni, studenti fino a 25 anni, gruppi di almeno 15 persone, titolari di apposite convenzioni e coupon
€ 3,50 ridotto speciale scuole
Gratuito per minori di 6 anni, portatori di handicap e accompagnatori, giornalisti e guide turistiche, un accompagnatore per gruppo, due insegnanti accompagnatori per classe
Audioguida della mostra, gratuita per tutti i visitatori
Informazioni e prenotazioni
– Civita, tel. 02.4335.3522; servizi@civita.it
Informazioni al pubblico
Provincia di Milano/Spazio Oberdan, tel. 02 7740.6302/6381; www.provincia.milano.it/cultura
Sito internet
www.doisneaumilano.it