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Michelangelo Pistoletto in mostra al Louvre

È difficile anche per un uomo che all’anagrafe risponde al nome di Michelangelo Pistoletto avere di fronte i capolavori di Eugène Delacroix. Eppure il museo del Louvre di Parigi celebra il capostipite dell’arte povera e apre le sue sale a un’ampia mostra antologica che dal 25 aprile al 2 settembre mette in dialogo le opere di Pistoletto con i grandi capolavori dell’antichità.

E non sarà solo una delle ampie sale marmoree a ospitare i lavori del maestro. Le sue opere, i suoi specchi, la Venere degli stracci saranno disseminate al fianco della Gioconda di Leonardo, nelle sale della pittura italiana in una mostra che è «allo stesso tempo retrospettiva e prospettiva», come ha detto Pistoletto in conferenza stampa al museo Macro di Roma. L’idea, ha spiegato il maestro, è quella «di fare il punto sul passato e nello stesso tempo dare inizio a una visione volta al futuro».  Di lui verrà esposto di tutto. La sua arte e il suo pensiero declinato in opere di vario tipo e di diversa indagine e andranno dai mitici Quadri Specchianti dei primi anni Sessanta, al Mappamondo (1966-68) e alla Venere degli Stracci (1967) per arrivare fino ai lavori dell’oggi, alla Fondazione Città dell’Arte e all’idea del Terzo Paradiso, rappresentato con quell’installazione esaustiva del simbolo algebrico d’infinito, che rappresenta – tra l’altro – l’immagine scelta per la locandina della mostra.

Emblematico anche il titolo della personale al Louvre: “Annee Un – Le Paradis sur terre”. «L’Anno Uno è il 2013», chiarisce lui appassionato, «e significa il tempo presente nel quale la storia conclude un arco che va dai primordi ad oggi e ne apre uno proteso verso il tempo a venire». Quest’occasione coincide poi con un altro importante appuntamento per Pistoletto e cioè il suo ottantesimo compleanno che cadrà il prossimo 25 giugno.

Si è presentato come d’abitudine in abito scuro, con cappello e barba bianca lunga, tratti questi che differenziano da sempre l’immagine del maestro di Biella, Leone d’Oro alla Biennale di Venezia del 2003. Nessun fanatismo, nessuna vanità, né nelle sue parole né – tanto meno – nei suoi gesti. Consacrato da uno dei più importanti musei internazionali, l’appuntamento al Louvre rappresenta il traguardo ideale che ogni artista vorrebbe raggiungere nella sua carriera, perché da lì, da quelle sale immense, si passa da essere artisti di grido ad artisti immortali.

«Per me è un raggiungimento importante – ha detto Pistoletto – non tanto per un fatto egoistico, quanto per l’opportunità di veicolare un pensiero, di fare una proposta per l’arte». E lui a questo non rinuncia mai perché è anche con l’arte che si guarda e si crea il futuro. Persino ad ottant’anni.

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