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E’ nato il Muse, Museo delle Scienze

Siamo tutti contenti quando nasce un nuovo museo e, come quando si pone un fiocco azzurro o rosa per un bambino o una bambina, gli auguriamo ogni bene e ogni felicità. Fare cultura è difficile, oggi più che mai per le generali difficoltà economiche, e quindi chi si cimenta in questa impresa (e il Trentino è davvero molto attivo) è già da lodare. Tutte quelle appena scritte sono frasi vere e valide per il nuovo Muse-Museo delle Scienze che ha aperto lo scorso 27 luglio a Trento. Ma sono anche frasi fatte, ovvie, generali e scontate. Insomma, non è detto che un nuovo museo, giusto perché apre, sia da elogiare. Il Muse ha aspetti positivi, ma anche lacune e ombre che non possono essere trascurate.

Partiamo dalle note di merito: la parte più riuscita è l’edificio, progettato da Renzo Piano. Sorge sull’area precedentemente industriale denominata ex-Michelin, che senza dubbio è stata riqualificata, visto che sia il nuovo Museo che le unità abitative e commerciali circostanti sono tutte a basso impatto ambientale (dotate di impianti per sfruttare le energie rinnovabili, come i 340mq di pannelli fotovoltaici, la cisterna che recupera le acque piovane e fa da sorgente per i servizi igienici, nonché la serra tropicale, gli acquari e per lo specchio d’acqua che circonda il museo, e l’utilizzo di materiali di provenienza locale per ridurre l’inquinamento ambientale dovuto ai mezzi di trasporto).

Inoltre sia l’edificio museale che le case circostanti sono state progettate in modo che non siano, neanche visivamente, di disturbo all’ambiente: la struttura è ampia, ma è leggera. Circondata d’acqua e con tinte che richiamano perfettamente quelle delle montagne appena retrostanti, con cui quasi si fonde in un gioco ottico.

Facciamo un po’ di numeri: 12.600 sono i metri quadrati di superfici nette, di cui 3.700 dedicati alle mostre permanenti, 600 mq alla serra tropicale, 1800 mq a magazzini e collezioni, fino ai 500 mq di mostre temporanee, 800 mq per i laboratori di ricerca, 900 mq per gli uffici, 200 mq per la sala conferenza e 2 mila mq per spazi di servizio.

E ora veniamo agli aspetti più critici: il Muse si propone di essere un luogo aperto in cui raccontare all’uomo la natura in modo che l’apprendimento scientifico si compia soprattutto – grazie all’interazione con macchine – con il coinvolgimento dinamico, diretto e multisensoriale del visitatore. Posto che non può essere questa una nota di merito (nel Duemila ormai anche l’arte contemporanea si muove in una direzione multisensoriale, vedi le installazioni o le performance, figuriamoci un museo della scienza), la ricerca del Muse sarebbe dovuta essere ben più soddisfacente dal punto di vista dei contenuti.

Al momento la struttura si compone di quattro piani, un piano terra e un piano “meno uno”. In ciascuna area si trattano aspetti diversi della natura e dell’evoluzione di animali e uomini: dai dinosauri (livello meno uno), alle prime forme di vita sulla Alpi, fino alla Natura alpina e l’esplorazione in alta montagna. La visita al Muse comporta quindi un giro per ogni piano in cui si passa dalla preistoria alpina alla geologia delle Dolomiti, dal cambiamento degli ecosistemi alpini, ai temi globali e planetari: di tutto un po’ (poco), in un ambiente che sembra  un gran bel palazzo fuori, ma disordinato al suo interno. Cadaveri imbalsamati di varie specie animali pendono dal soffitto a diversi livelli di altezza, ascensori a vista (che si bloccano) piano per piano, oltre a mini ambienti che dovrebbero ricreare situazioni suggestive e qualche gioco interattivo digitale: niente di più.

L’aspetto ecologico, che pure la struttura architettonica interpreta così bene, è appena accennato nel quarto piano (Alta montagna, esplorazione), in cui si può vedere una carota di ghiaccio prelevata in Antartide e che permette di ricostruire il clima del passato.

Non bastano piccoli giochi interattivi, acquari, scheletri di dinosauri o serre tropicali per creare un museo dell’ambiente che si definisce “pronto a lanciare un innovativo modo di confrontarsi col pubblico”.

Esiste, nel Muse, anche un “centro di ricerca internazionale”. Speriamo che quello porti a delle buone scoperte e vere novità.

 

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INFORMAZIONI UTILI:

Muse-Museo della Scienza
Trento
Orari: da martedì a venerdì: 10.00 – 18.00. Sabato e festivi: 10.00 – 19.00. Lunedì chiuso
Biglietti: intero, 9 euro. Ridotto, 7. I bambini sotto i 14 anni accompagnati non pagano
Corso del lavoro e della Scienza 3, Trento
www.muse.it, 0461-270311

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2 Commenti

  • Da una parte temo che Lei abbia ragione, anzi: il mio primo pensiero si muove proprio nella sua stessa direzione. Allo stesso tempo, pero’, vedendo il buon lavoro del Mart, vorrei sperare che nel tempo la struttura ingrani e davvero riesca a fare ricerca grazie al centro studi direttamente parte del Museo. Magari grazie agli approofondimenti svolti riusciranno ad incrementare la parte espositiva e sviluppare nuovi modi di pensare alle scienxe naturali. Cosi’, comunque, non e’ abbastanza per le ambizioni che il Muse stesso dice di avere. Marta

  • Corrisponde ai tempi e a chi lo ha voluto e ha pubblicamente detto di avere due volte il merito della sua realizzazione: più forma-esterno (bellezza) che sostanza-interno (scienza). Mediamente basta e avanza. Ma tutti quelli che c’erano all’inaugurazione (forma) non ci andranno più (sostanza). Verranno un pò dall’Italia (da molto fuori Trento). Ci saranno scolaresche in gita (molte dal trentino) e un altro ente da sovvenzionare che non potrà aumentare la propria qualità scientifica ma solo sopravvivere a basso livello di sostanza. Vero spirito di politica italiana. Basta e avanza per noi italiani!

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