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Detroit vende o non vende il tesoro d’arte?

Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. La notizia che ha sconvolto mezza Detroit pare non esser vera. Pare… Ricapitolando, si parla del cuore industriale del Michigan, ormai dichiarato al fallimento, e del suo patrimonio artistico. Voci indiscrete attribuirebbero al curatore fallimentare Kevyn Orr la figura del “diavolo”, che in questo caso per sanare alcune “ferite economiche” si è preso la briga di contattare gli esperti di Christie’s, celebre casa d’aste inglese, per fare un expertise a tutti i tesori artistici custoditi al Detroit Institute of Arts. A stima conclusa indignazione e malcontento di Graham Beal, attuale Direttore del DIA e della popolazione si son fatti sentire. 2,5 miliardi di dollari che andrebbero solo ad alleggerire una situazione ormai troppo grave e morta. Tanto spreco per nulla insomma. Con le lacrime agli occhi quasi, Mr. Beal nell’intervista parla delle sue opere come se fossero figli. Un Van Gogh, un Brueghel (rilevato, ironia della sorte, soltanto tre anni fa dal Prado di Madrid per 7 milioni di euro), un Caravaggio, un Rembrandt, un Matisse e tanti altri capolavori inestimabili. Persino l’ex Direttore del DIASamuel Sachs II– trova da ridire su questa assurda e spaventosa situazione. Si tratta di un expertise colossale e un bottino appetitoso per coloro che possono permettersi cifre milionarie. Ma non è tutto. Come se non bastasse, Mr. Orr dopo tutto il trambusto causato nega di aver mai pensato di vendere tutto questo ben di Dio e sostiene di aver fatto questa ricerca in “buona fede” per stabilire con precisione quali e quante opere sono di esclusiva proprietà del comune, e quindi possono essere alienate senza che poi salti fuori qualcuno a reclamarne i diritti. Persino il suo portavoce lo spalleggia dicendo in un intervista che “ è lecito sapere il valore delle cose si posseggono. D’altra parte -aggiunge con fare truffaldino- È duro dire a un pensionato che gli riduciamo l’assegno mensile del 30 per cento però il valore dell’arte è eterno”. Che la gente se la sia bevuta questa rimane in dubbio però una cosa è sicura, la verità prima o poi verrà a galla, ahimè.

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