Fascinazione giapponese, calamita bidimensionale dal colore piatto che stravolse la concezione artistica del Vecchio Continente un secolo e mezzo fa. Quando, attraverso le rotte commerciali, le stampe del Sol Levante invasero l’Europa, influenzandola (e più) cambiandola (artisticamente) per sempre. Una diffusione rapida e capillare che contagiò tutti, Manet, impressionismo, van Gogh, Gauguin, Lautrec, avanguardie, secessioni e di riflesso tutta la prima metà del novecento. Il Giapponismo. Vienna ne celebra con un’essenziale mostra (a cura di Evelyn Benesch) al Kunstforum, da oggi (10 ottobre) fino al 20 gennaio 2019, l’infinito fascino e la malìa esistenziale che si abbatté nello spirito e nel pennello dell’artista europeo dal 1850 agli esordi del secolo breve. Da Parigi in ogni quartiere d’Europa. Come un’onda. Quella “classica” di Hokusai, quella tentacolare di Kuniyoshi. Linee curve. Semplici e sinuose. Assenza totale di chiaroscuri. Prospettiva ridotta all’osso, taglio fotografico. Un “mondo parallelo”, da collezionare, e contemplare.
Non solo una moda, ma un modo di concepire e interpretare la vita. La natura, la figura femminile, la potenza e la carica di entrambe. La fluidità e il divenire dell’acqua sintetizzati nella bidimensione e nel colore piatto.
LA MOSTRA
La mostra si svolge su un binario parallelo. Da una parte il “giappone”, gli ukiyo-e (con le loro linee curve, i motivi delle superfici colorate e i vuoti e l’asimmetria della composizione), dall’altra Monet, Klimt, van Gogh. Così procede la prima sala. Così il titolo della mostra (riprendendo i tre nomi d’impatto dell’esposizione, ça va sans dire). In fondo, immerso in turchese quasi mistico: la bellissima Parigina giapponese di Alfred Stevens (immagine, anche, di copertina) dalla crocchia arancione, specchiata nell’oro. Si viaggia costantemente su due file parallele. Stoffe brillanti, rifulgenti incisioni su legno e paraventi raffinati su una parete, guardano farfalle, papaveri e calli schiacciarsi nelle tele di van Gogh o saturarsi acidamente nella campagna bretone di Gauguin.
Utamaro vis a vis con Mary Cassatt da Maternità rigorosamente in kimono. Più in là, litografie di Degas. Le Toilette baldanzose orientali si riflettono nei tinelli del pittore parigino, mentre la viscida borghesia (post tinello) si arrampica tronfia nelle stampe di Toulouse-Lautrec. Tratti nevrotici e violenti che risaliranno nelle geishe di Vuillard e nelle silhouette di Bonnard, chiamato (tanto per intenderci) dai suoi contemporanei: “Les Nabi tres japonard”. Da qui influenza prepotente su Nabis e speculazioni d’avanguardia, l’espressionismo, il Cavaliere Blu, Kandinsky. Verso la sintesi definitiva, verso l’astrazione.
Informazioni utili
“FASZINATION JAPAN”. MONET. VAN GOGH. KLIMT
BANK AUSTRIA KUNSTFORUM
VIENNA, AUSTRIA
10 OTTOBRE 2018 – 20 GENNAIO 2019
Curatore: Evelyn Benesch
*Kolo Moser