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Un viaggio onirico nel mondo dell’arte

Una principessa in viaggio nell’onirico mondo dell’arte. In una Milano caotica e modaiola – chiusura della Milano fashion week- è inaugurata fino a domenica 29 settembre, presso Palazzo Bagatti Valsecchi, la mostra della principessa Ira Von Fustenberg  (Virginia Carolina Theresa Pancrazia Galdina zu Fürstenberg) insieme al famoso regista –ma soprattutto grande amico- Pier Luigi Pizzi. Una collaborazione vincente. Lei, attrice di grandi capolavori cinematografici degli anni 60-70 dall’animo creativo e ribelle, lui regista teatrale e cinematografico estroso e raffinato. La scelta della location, come ci ha spiegato Pizzi, non è casuale. “Cercavamo un posto in cui si potesse valorizzare ogni singola opera senza contrastare la bellezza dell’ambiente. Un rispetto reciproco tra contenuto e contenitore. Una ricerca continua di armonia e vibrazioni giuste”.  La mostra, intitolata “Sacro e profano”, consiste in una raccolta di circa 2.000 oggetti creati dalla stessa principessa da 20 anni a questa parte. Oggetti preziosi come scatole, tagliacarte, cornici, tazze, borse e centri tavola o semplici pezzi d’antiquariato, riportati a una vita nuova grazie all’uso di materiali lucenti e preziosi come il quarzo, cristalli di roccia, porfido, malachite, giada, corallo, oro e argento. Dalla breve chiacchierata con la Ira emerge ciò che si cela dietro ogni sua creazione: un costante percorso alla ricerca dell’estetica. Vista da lei come un valore evergreen, dall’allure perpetua. In grado di impreziosire oggetti già di per sé preziosi. Di ogni opera la principessa crea al massimo tre esemplari. Secondo Lei il rapporto fra materiale “prezioso” e oggetto “prezioso” sta nella capacità e nel piacere di esercitare il gusto. Ed è proprio partendo da questi due fattori importanti che il maestro Pizzi ha pensato di valorizzare ogni singolo oggetto a partire dalla luce.

“Nell’aiutare Ira ad allestire la mostra i problemi di base da affrontare effettivamente erano due: l’ambiente e il come valorizzarlo insieme alle opere. Il palazzo seppur dall’aspetto antico, buio e maestoso si è prestato benissimo a questa impresa. E’ bastato spogliarlo all’interno di tutto ciò di “volatile” quindi sedie, tavoli etc e lasciarlo spoglio, puro. Un contenitore vuoto dentro al quale metterci questo universo poetico, quasi onirico. Il secondo problema lo abbiamo affrontato usando la luce giusta. Bianca, candida ma vivace al tempo stesso. I basamenti e piedistalli su cui sono adagiati gli oggetti fanno si che le forme, semplici ma elaborate, ne venissero ancora più accentuate. Il materiale scelto, il cristallo di rocca dà la sensazione di trovarsi davanti a zampilli di acqua e luce. Oggetti vivi, seppur statici prendono vita quasi come in una scenografia“.

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