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La scultura stupefacente

Dall’Olanda con FURORE, l’artista che realizza sculture con la cocaina.
Si chiama Diddo e come Damien Hirst adora le provocazioni. Sempre di morte si parla. Se in quello di Hirst veniva ricordata la precarietà della vita umana attraverso i suoi resti, ricoperti  però da un materiale potenzialmente eterno come il diamante. Nel caso di Diddo, il teschio è precario, letteralmente in polvere, a ricordare l’irrimediabilità di una condizione umana basata sempre e comunque sulla paura, a dispetto di qualunque sostanza di provi ad utilizzare per scacciarla via. Significati forti e contrastanti accompagnano questa sua creazione intitolata “Ecce Animal” in risposta all’opera di Caravaggio “Ecce homo”. Frutto di ben 20 mesi di lavoro, Diddo accompagna la sua opera con le seguenti parole:

Un tempo eravamo animali.
Come ogni altro, vivevamo in un ambiente fatto di paura e di bisogni.
Poi siamo diventati umani, ed abbiamo iniziato ad aspirando ad essere migliori.

Abbiamo imparato a controllare il nostro ambiente, ma la paura è rimasta,
perché non abbiamo mai imparato a controllare noi stessi.

È spaventoso guardare il volto della nostra parte animale messo a nudo
dall’eccesso di comodità; le spoglie della sua aggressione.

Ma che cosa è esattamente, in un’immagine come questa, che è così difficile da affrontare?
Il distacco dall’idea che abbiamo di noi stessi?
O è il realizzare che sebbene abbiamo imparato a dominare il mondo esterno,
noi resteremo sempre asserviti al nostro io interiore.

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