Genova è una delle tre città europee che quest’anno celebrano i 150 anni della nascita di Edvard Munch con una scelta espositiva che intende presentare al pubblico il cuore dell’opera dell’artista, le opere che egli stesso prediligeva, i temi a lui cari, le tecniche preferite.
Oslo, che con il resto della Norvegia detiene la quasi totalità della produzione munchiana, ha seguito una linea onnicomprensiva, Zurigo si è concentrata sull’opera grafica. A Genova, la lettura dell’opera di Munch intende riportare l’asticella dell’interpretazione munchiana verso il vero interesse dell’artista.
Organizzare un’esposizione di Munch diventa quindi un vero e proprio avvenimento, una sfida indubbiamente affascinante ma incredibilmente impegnativa. La mostra genovese dunque offre al grande pubblico un’occasione unica e irripetibile, quella di vedere le opere che di norma sono custodite gelosamente nelle dimore private dei pochi e fortunati proprietari dell’opera munchiana, ma soprattutto di capire il percorso di un artista che è diventato noto per un’opera, ma che ne ha realizzate altre, sublimi, forse meno note, ma che egli credeva rappresentative della sua poetica.
Palazzo Ducale di Genova, che da sempre si distingue per mostre colte, ricercate e destinate a un pubblico di conoscitori dell’arte, non tradisce la sua missione culturale e racconta un Munch mai visto prima d’ora. Una scelta coraggiosa, ma corretta e adeguata alla necessità storico-scientifica.
Palazzo Ducale di Genova, con Arthemisia Group e il 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, hanno raccolto questa sfida non solo realizzando una mostra su Munch, ma realizzandola nell’anno delle celebrazioni e tentando di restituire al genio norvegese il suo vero volto, attraverso una lettura appassionante della sua opera, intima e delicata, quasi voyeristica.
Il percorso espositivo si conclude con un omaggio ai visitatori, una piccola mostra nella mostra, inattesa e ancora una volta del tutto inedita: Warhol after Munch, una sezione con le straordinarie opere realizzate da Andy Warhol che interpreta alla sua maniera Edvard Munch. L’Urlo, la Madonna, espressioni dell’angoscia profonda di Munch, diventano icone pop nell’opera di Warhol, che li colora, li moltiplica, e ci fa sorridere. Un segno smitizzante e leggero, dopo la profondità dolorosa dell’artista norvegese.