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Mantova, utopia classica. Il fascino della città in un volume di Franco Maria Ricci

Palazzo Te. Loggia di Davide. Prospettiva del Cortile d’onore verso l’Esedra. Photo Massimo Listri
Andrea Mantegna, Oculo, 1465-1474 Castello di San Giorgio, Camera Picta. Photo Massimo Listri

Franco Maria Ricci, storica casa editrice parmense dedicata all’arte e alla cultura, rende omaggio ad alcune delle più belle città italiane attraverso una serie di pubblicazioni monografiche di alto spessore intellettuale e dalla pregevole estetica. Dopo Bergamo -il primo di sette appuntamenti per raccontare questa grande impresa editoriale – il viaggio di ArtsLife prosegue con Mantova, già Capitale Italiana della Cultura 2016, il cui fasto rinascimentale era così raffinato da essere pari a quello della Roma papale 

Roma. Adagiata sul Mincio, fondata secondo la leggenda dal figlio della profetessa Manto, etrusca e romana, cantata da Dante nella Divina Commedia, possedimento dei Canossa prima e corte rinascimentale fra le più splendide d’Italia poi, Mantova è ancora oggi una piccola grande città, con uno dei centri storici fra i più belli d’Italia frutto di efficaci politiche urbanistiche che toccarono l’apice fra il Quattrocento e la fine del Cinquecento.

L’elegante volume di Franco Maria Ricci, Mantova. Utopia classica, ne celebra la storia e le bellezze artistiche, attraverso i saggi di Marzio Achille Romani, Howard Burns, Sylvia Ferino-Pagden, Stefan Körner, Daniela Sogliani, Roberto Brunelli che, pagina dopo pagina ne indagano le radici e l’identità, la storia politica, l’arte e l’architettura. Per sfortunate vicende storiche, le collezioni d’arte dei Gonzaga subirono i vandalismi e le spoliazioni della soldataglia imperiale, che invase la città nel 1630, nel corso della Guerra dei Trent’anni. Appena l’anno seguente, in conseguenza dei rivolgimenti causati dalla suddetta guerra, quando salì al trono Carlo di Nevers, appartenente a un ramo cadetto dei Gonzaga, questi decise di vendere al sovrano inglese Carlo I la maggior parte delle opere d’arte superstiti. Per questa ragione, spiegano Ferino-Pagden e Körner, del patrimonio artistico dell’epoca dei Gonzaga restano oggi affreschi e dipinti murali, e rari sono i dipinti o le sculture antiche. Fanno eccezione alcune chiese e il Museo Diocesano. 

Palazzo Te. Loggia di Davide. Prospettiva del Cortile d’onore verso l’Esedra. Photo Massimo Listri

Ma queste sfortunate vicende non sminuiscono il fascino di una città che vanta grandiosi cicli di affreschi del Mantegna (di cui le immagini formato testo restituiscono la bellezza sin nei minimi dettagli) per Palazzo Ducale, così come l’altrettanto grandioso Palazzo Te, opera del pittore e architetto Giulio Romano. A lui, al Mantegna, al Pisanello, al Bertani, ma anche a Tintoretto e a Rubens che ottennero commissioni dai Gonzaga, il volume dedica ampio spazio, a cominciare dal Mantegna che con i suoi giochi prospettici eterna a Palazzo Ducale i fasti del primo Rinascimento. Fasti che raggiungeranno vette più ancora più alte nel Cinquecento, quando, per volere di Federico II, Giulio Romano trasformò Mantova in una sorta di specchio della Città Eterna, portando la lezione di Raffaello, con il suo immaginario di storie, miti e leggende, negli affreschi di Palazzo Te.

Palazzo Ducale, Appartamento degli Arazzi. Photo Massimo Listri

Il volume è anche occasione di un viaggio nelle architetture mantovane sia laiche sia religiose, dalla Basilica di Santa Barbara al Duomo, dalla Rotonda di San Lorenzo al Palazzo d’Arco, dal Famedio a Palazzo Canossa, fino al Teatro Bibiena e alla Biblioteca Teresiana, luoghi di culto, di potere e di cultura, dove la vita politica e intellettuale mantovana ha pulsato e continua a pulsare. 

Dalle vicende politiche a quelle artistiche del mecenatismo dei Gonzaga, passando per le pianificazioni urbanistiche fra Quattrocento e Cinquecento, gli anni splendidi del Rinascimento e il declino sotto la dominazione asburgica, il volume è occasione per approfondire la conoscenza di una città che ha fatto scuola in Europa in fatto di architettura rinascimentale.

Interno del Duomo, navata destra. Sul fondo, nel transetto Ippolito Andreasi, La Dieta di Pio II, affresco, XVI Secolo. Photo Massimo Listri

In chiusura di volume, Roberto Brunelli ricostruisce la genealogia della famiglia Gonzaga, artefice degli splendori della città, da Luigi, capostipite della dinastia che governò fra il 1328 e il 1360, fino a Ferdinando Carlo, ultimo duca che regnò dal 1662 al 1708, quando fu deposto dagli Asburgo, per ritorsione all’alleanze che aveva stretta con la Francia. Per ognuno de i regnanti, brevi ma densi profili ne tracciano la storia personale e politica, contribuendo al completamento della narrazione delle vicende di questa città, i cui fasti sopravvivono ancora oggi nelle sue bellezze artistiche.

 

Mantova. Utopia classica
Franco Maria Ricci, 2017
pp. 228, Euro 70,00
www.francomariaricci.com

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