Si è svolta a Milano la trentaseiesima edizione dei Premi Ubu, curata dallʼAssociazione Ubu per Franco Quadri (www.ubuperfq.it). Consegnati nello storico Piccolo Teatro “Paolo Grassi” di via Rovello davanti a una platea affollata di artisti, critici e appassionati del teatro, i 17 riconoscimenti sono stati assegnati da una giuria di 56 referendari. I premi abbracciano tutti i ruoli del teatro, dalla regia agli attori e attrici, dalla scenografia alla drammaturgia italiana e straniera, per culminare con lo spettacolo dellʼanno, senza dimenticare i “premi speciali”, destinati a esperienze innovative e fuori dalle categorie canoniche.
La cerimonia – presentata da Giuseppe Battiston, attore teatrale e cinematografico già vincitore di alcuni Premi Ubu tra cui quello del 2009 come miglior attore – ha anche ospitato la menzione del Premio Alinovi-Daolio – dedicato a un artista delle arti visive che si distingua per la commistione dei linguaggi e assegnato, in occasione del trentennale, a Maurizio Cattelan – oltre alla consegna del Premio Rete Critica, riconoscimento teatrale assegnato dalle testate di critica online – giunto alla terza edizione – che ha proclamato vincitore il coreografo e danzatore Alessandro Sciarroni.
A trionfare come migliore spettacolo dellʼanno ai Premi Ubu 2013 è stato il lavoro corale Il panico dellʼargentino Rafael Spregelburd (edito da Ubulibri) con la regia di Luca Ronconi, che ritirando il premio ha ricordato il gruppo di attori da lui diretto. Allo spettacolo è andato anche il riconoscimento per la miglior scenografia, assegnato a Marco Rossi.
Tra i Premi Speciali, quelli a due “maestri nascosti” della scena contemporanea come Chiara Guidi e Danio Manfredini che, per strade completamente diverse, operano sul versante della pedagogia e nella ricerca dʼattore legata alla voce, al corpo e alla scrittura scenica. Gli altri Premi Speciali hanno segnalato un autore come Stefano Massini, che sta riscuotendo grande successo anche allʼestero con il recente The Lehman Trilogy (di prossima pubblicazione presso Einaudi); e un progetto che ha usato il teatro per riattivare il tessuto urbano e civile come Il ratto dʼEuropa ideato e diretto da Claudio Longhi tra Roma e Modena. Infine una coppia dʼarte esplosiva, Antonio Rezza e Flavia Mastrella, che con la loro comicità crudele e visionaria hanno raggiunto vette di grande impatto scenico.
Per il secondo anno consecutivo, si aggiudica il premio per la miglior regia Antonio Latella per Francamente me ne infischio (Tara, Match, Black), libera rielaborazione di Via col vento, che ha visto trionfare anche le tre attrici protagoniste dello spettacolo – Caterina
Carpio, Candida Nieri e Valentina Vacca – votate come “corpo unico” per l’affiatamento e la moltiplicazione dei personaggi interpretati.
L’unico ex aequo si è registrato nella categoria del miglior attore, dove hanno trionfato un maestro della scena come Carlo Cecchi (per La serata a Colono di Elsa Morante con la regia di Mario Martone) e un attore-autore come Mario Perrotta per il monologo Un bés- Antonio Ligabue.
Tra gli attori non protagonisti, il referendum tra i critici ha privilegiato Antonia Truppo, compagna di scena di Cecchi nella Serata a Colono; e Peppe Servillo per Le voci di dentro, di cui il fratello Toni, che lo ha applaudito in sala, è regista e interprete. Tra gli under 30, si è distinta Alice Spisa.
Sul fronte della drammaturgia sono emerse lʼepopea di Pantani rivisitata da Marco Martinelli (Teatro delle Albe) e Jucatùre (Els jugadors) del catalano Pau Mirò, tradotto in napoletano e messo in scena da Enrico Janniello (Teatri Uniti). Infine, ma premiato per primo, lʼimponente ma godibilissimo Odyssey con la regia di Bob Wilson – coprodotto dal Piccolo Teatro di Milano-Teatro dʼEuropa e dal National Theatre of Greece.
Il premio per i vincitori è una scultura realizzata appositamente dallʼartista Roberto Abbiati: al centro dellʼopera un “chiodo storto”, ovvero l’amuleto tramandato dalla tradizione scenica, piantato su un segmento di asse da palcoscenico e incorniciato in una piccola edicola. Carico di vissuto, e del potere invisibile del teatro, il “chiodo” è stato molto apprezzato dai vincitori e dal pubblico, come auspicio di buoni orizzonti in un momento difficile per il nostro teatro. Ai vincitori è stata consegnata anche una copia del volume “Il teatro che credi di conoscere. Le carte patafisiche di Franco Quadri e della Ubulibri” edito dalla Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, che testimonia la storia dell’archivio del critico, della Ubulibri e del Patalogo, depositato in Fondazione, fino all’attuale lavoro di catalogazione realizzato grazie alla collaborazione con la Direzione generale per gli Archivi del MiBACT: un pezzo importante della memoria viva del teatro, che si nutre anche della lezione artistica e umana degli uomini e delle donne di scena.
Particolarmente sentito, nel corso della serata, il ricordo che si è voluto dedicare ad alcune preziose figure recentemente scomparse, registi come Massimo Castri e Patrice Chéreau, o attrici di generazioni diverse come Mariangela Melato, Franca Rame e Luisa Pasello, fino a un outsider della scrittura teatrale come Franco Scaldati e a Gae Aulenti, architetto legata alla scena e alla storia degli Ubu. Questo tributo “alla memoria dello spettatore, la sola cui è affidato il compito sempre più gravoso di far vivere il teatro nel tempo, di darne testimonianza”, si è svolto con grande calore, sottolineando anche che il 9 dicembre 2013 è il ventennale della scomparsa di Antonio Neiwiller.
I Premi Ubu 2013 – la cui cerimonia è stata trasmessa in streaming su www.perypezyeurbane.org/ubu2013 – sono stati realizzati col patrocinio del Comune di Milano e del Comune di Bologna, e col prezioso contributo del Comune di Milano- Assessorato alla Cultura, Moda e Design e della Fondazione Cariplo. Hanno collaborato lʼAssociazione Ateatro, Ubulibri, la Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori e la Fondazione Ater Formazione-Scuola dellʼOpera Italiana. Sono Mediapartner dei Premi Ubu 2013 Rai Radio3, Perypezye Urbane e Radio Popolare di Milano.
Ecco i vincitori dei Premi Ubu 2013
Spettacolo dellʼanno: Il panico regia di Luca Ronconi
Miglior regia: Antonio Latella (Francamente me ne infischio di Linda Dalisi e Federico Bellini)
Miglior scenografia: Marco Rossi (Il panico)
Miglior attore: Carlo Cecchi e Mario Perrotta
Miglior attrice: Caterina Carpio, Candida Nieri, Valentina Vacca
Miglior attore non protagonista: Peppe Servillo
Miglior attrice non protagonista: Antonia Truppo
Nuovo attore o attrice (under 30): Alice Spisa
Nuovo testo italiano o ricerca drammaturgica: Pantani di Marco Martinelli
Nuovo testo straniero: Jucatùre di Pau Mirò
Miglior spettacolo straniero presentato in Italia: Odyssey di Simon Armitage regia di Robert Wilson
(Piccolo Teatro di Milano-Teatro dʼEuropa, National Theatre of Greece)
I Premi Speciali Ubu 2013
– Chiara Guidi per la pluriennale ricerca – condotta dallʼinterno della Socìetas Raffaello Sanzio – nellʼambito pedagogico e in quello della sperimentazione vocale e preverbale. Una ricerca capace di porre sempre nuove domande al mondo del teatro. E per i festival Màntica e Puerilia, la cui concezione si connota come laboratorio e condivisione del proprio processo creativo, in dialogo con differenti artisti e con portatori di altri saperi, laboratorio la cui stessa scrittura del programma assume la valenza drammaturgica della composizione di un’opera.
– Danio Manfredini per lʼinsieme dellʼopera artistica e pedagogica, condotta con poetica ostinazione e col coraggio della fragilità, senza scindere il piano espressivo dalla trasmissione dellʼarte dellʼattore. Questa costante ricerca, apertasi da ultimo alla via del canto, gli ha consentito di diventare uno dei rari maestri in cui diverse generazioni del teatro si possono riconoscere.
– Stefano Massini per il complesso dellʼopera drammaturgica, la cui sapiente struttura e presa scenica immediata, sostenute da un limpido impianto epico, gli hanno conquistato l’interesse e il consenso della scena internazionale. In questa prospettiva si segnala in particolare la Lehman Trilogy, dove Massini affronta uno dei nodi cruciali del disordine globale. La trilogia, non ancora rappresentata in Italia, ha segnato allʼestero risultati significativi per lʼintera drammaturgia italiana.
– Il ratto dʼEuropa ideato e diretto da Claudio Longhi con la produzione di Ert e Teatro Stabile di Roma per lʼimpegno nel reinventare la funzione sociale del teatro penetrando a fondo nella città con un progetto che – attraverso il coinvolgimento di scuole, associazioni e altre realtà del territorio – porta alla creazione condivisa di momenti spettacolari. Il risultato, frutto di un processo di conoscenza, rappresenta unʼestensione dellʼesperienza scenica come azione del teatro e dei cittadini intorno al tema europeo.
– Antonio Rezza e Flavia Mastrella per il lucido percorso di scavo nella crudeltà ottenuto attraverso il genio sfrenato di un attore e lʼintuito plastico di unʼartista visiva originale. Capaci di creare drammaturgia a partire da un disarmante trasformismo, e sempre concentrati sulle bassezze dellʼumanità – intime e manifeste, individuali e collettive –, i due artisti plasmano una materia dagli esiti estremamente comici e spiazzanti creando un linguaggio feroce che nella sua misteriosa iperbole riesce a toccare anche un grado nascosto della grazia.