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Invader e bgmole: quando arrivarono gli alieni

Perché infatti l’arrivo degli alieni c’è già stato. Ed è stato, per noi che oggi siamo più o meno quarantenni, durante l’infanzia: ciò che basterebbe a farne una mitologia.

In quegli anni, tra le cose fantascientifiche grosse e non troppo malamente definite del cinema e della televisione, qualcosa di davvero futuribile era atterrato sul nostro pianeta: i videogiochi. Noi, certamente, stavamo seduti su tappeti e poltrone davanti agli schermi con le dita nel naso, però a un certo punto, se volevamo, se ci toccava la fortuna di avere un Commodore o una sala giochi sotto casa, lo scenario cambiava, la definizione si abbassava drasticamente di livello ma – felicità – ci trovavamo faccia a faccia con gli alieni.

Farne una mitologia vera non sarebbe poi stata cosa semplice, tuttavia. Bisognava che quei miti valessero ben oltre la stagione originaria, bisognava estrarre da tutta quell’esperienza nientemeno che un significato. Ci sono riusciti probabilmente assai meglio di altri (di sicuro meglio di Martin Amis) SF. Invader, classe 1969, e Gherardo Bortolotti, classe 1972, alias bgmole. L’uno a colpi di tessere di mosaico in giro per le città di tutto il mondo, pixel accanto a pixel.

L’altro con una scrittura (ma la sua arte si serve anche di foto e video) non meno modulare e non meno metropolitana. Urbana anzi, anche nel senso di gentile, perché no, discreta: proprio come l’invasione di Invader, che nelle sue manifestazioni migliori fa solo capolino da qualche superficie non immediatamente sotto i nostri occhi. Una sorta di mappatura da sovrapporre alle mappe ufficiali: delle città e delle nostre vite.

Anche quando non ne fa una facile rappresentazione telescopica (come nel 1999 a Montpellier con Zevs, nell’ambito del comune progetto @nonymus), Invader mette i suoi segnaposto in luoghi che crediamo di conoscere a sufficienza, la cui fisionomia crediamo verificata una volta per tutte, e che invece non sono nient’altro che mosaici: all’improvviso una tessera può cadere, o essere sostituita. Invader ce lo ricorda, ci ricorda che l’ordine di un universo ordinato, fatto di moduli e tessere, può essere assai instabile (ed è per questo che le forze appunto dell’ordine si allertano, e ogni tanto lo arrestano). www.space-invaders.com

Allo stesso modo Bortolotti, procedendo per campionature micro-narrative, colloca le sue bandierine sulle cose minime della vita: lo fa con Tecniche di basso livello (Lavieri, 2009) e le avventure di bgmole (in Prosa in prosa, Le Lettere, 2009), con when the aliens arrived (2008-2010, whenthealiens.wordpress.com) e quando arrivarono gli alieni (2013-?, superbgmole.tumblr.com), con bgmole nell’infraordinario (realizzato con Andrea Cavallera nel 2008, <video>). Procede dicevo, e non è corretto: perché al di sopra del singolo paragrafo o della singola proposizione non esiste sviluppo narrativo: la storia, assolutamente collettiva (e anche per questo), si compone non linearmente ma come campo, risultante (per x che tende a infinito) dall’integrazione di azioni ed eventi minimi, infinitesimali, che intuiscono soltanto (ma è un’intuizione lucidissima) di far parte di un complesso di forze più grande.

102. Ai margini di uno sterminato sistema di produzione, muovendoci ai livelli medio-bassi del corpo sociale, continuavamo ad accumulare desideri, senso della vita, frasi da dopocena. Grandi quantità di merci attraversavano i nostri giorni, le stanze degli appartamenti da cui partivamo al mattino, per andare in ufficio. (Tecniche di basso livello)

Nel giro di pochi minuti, bgmole si gratta tre volte la testa. bgmole si alza dalla sedia. bgmole butta la spazzatura. bgmole conta i rintocchi di una campana. bgmole dice: «Per me senza, grazie». Piano piano, bgmole apre un cassetto. Brevemente, bgmole racconta le sue vacanze. bgmole spalma la marmellata. bgmole viene scambiato per un altro. bgmole è indeciso tra uscire e stare a casa. Dopo pranzo, bgmole prepara il caffè. bgmole fischietta. (le avventure di bgmole)

6. bgmole riconosce, tra oggetti di poco conto, tracce del passaggio del mercato mondiale. (bgmole nell’infraordinario)

 

Tessere utopico-memoriali che per l’oggi – in grado solo di lampi di intelligenza e incapace di un’organica visione complessiva: la mappa si sta solo tracciando punto per punto (Montpellier, in questo, a me pare un progetto “sbagliato”) – sembrano avere preciso valore di ammonimento: a rammentare che ci aspetta una vita futura. Che l’ordine non è fissato, che la storia non è finita.

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