100 capolavori dalle collezioni private bresciane
Finito il tempo delle mostre blockbuster sui vari Monet, Gauguin, Van Gogh & co., Brescia si riappropria della sua storia valorizzando i gioielli di casa. 111 per la precisione, di cui 34 inediti, riuniti a Palazzo Martinengo dopo un’appassionata “caccia al tesoro” capitanata dal giovane e impeccabile Davide Dotti durata quasi un anno intero. Perché le miniere-dimore del collezionismo privato bresciano sono ricchissime e “bisogna scavare casa per casa per svelarne quel mondo segreto e inaccessibile”. Da quando la Leonessa d’Italia sotto lo stendardo di San Marco ruggiva e dominava l’entroterra veneziano grazie alla proficua produzione di ferro e armi, prendeva piede tra l’aristocrazia locale quel colto e riservato collezionismo d’arte stratificatosi nei secoli che ora si rivela agli occhi di tutti. “Condividere le gioie private col pubblico”, proprio come vorrebbe lo spirito più nobile del collezionismo. Ed ecco così la mostra “Moretto, Savoldo, Romanino, Ceruti. 100 capolavori dalle collezioni bresciane“. Un viaggio di tre secoli, dalla metà del ‘400 alla metà del ‘700, diviso in 7 tappe-sezioni, percorrendo le diverse correnti pittoriche succedutesi nel tempo, dal Rinascimento al Barocchetto, fino alla spietata realtà che segna i pitocchi del Pitocchetto. Un mondo umile e modestissimo che “irrompe” pure sulla “scena” del Crespi nella fantesca alle spalle della contessa Caprara, sposa raffinata in abito di seta dai riflessi di luce argentei, alla quale si affianca “impetuosamente” la damigella di lato nella composizione. Un preziosissimo tassello della ritrattistica settecentesca recuperato pochi mesi fa in maniera del tutto casuale da Dotti, il curatore, in una “ricognizione sul territorio”.
Ce lo racconta così: “Entro in questo palazzo, apro il portone della sala principale e mi trovo davanti questo quadro. Praticamente svengo, perché questo quadro è un’opera a cui tutti gli storici dell’arte stavano dando la caccia da più di 80 anni. Fu esposto l’ultima volta nel 1935 a Bologna alla “Mostra del Settecento Bolognese”, poi – come spesso capita ai quadri di collezioni private – dopo quella mostra sparisce nel nulla e giunge a Brescia. E ora è in mostra proprio qua, pazzesco.“
Ma prima di nobildonne e popolane settecentesche, la mostra comincia qualche secolo prima agli albori del Rinascimento in terra bresciana. Vincenzo Foppa quindi, con due tavole di santi e il suo innovativo linguaggio naturalistico che supera di slancio la cultura tardogotica, aprendo la strada ai 3 campioni del Cinquecento: Moretto, Savoldo, Romanino, coloro che, fondendo naturalismo lombardo di matrice leonardesca e cromatismo veneziano di marca tizianesca con qualche contaminazione fiamminga, scrissero un capitolo fondamentale del Rinascimento del Nord Italia. Una grande stagione che purtroppo ebbe pochissimo seguito. Già nel Seicento sono rare le testimonianze artistiche degne di nota: qualche fugace incursione del vicentino Maffei, del milanese Nuvolone e del veneziano di nascita, bresciano d’adozione Andrea Celesti, una sfilata di “natura in posa” e un tuffo nel fiabesco mondo di Faustino Bocchi, abitato da concitati nanerottoli deformi alle prese con gru giganti, gatti “mammoni”, tartarughe nuziali e gamberi feroci, tra balli, feste e concertini pittoreschi. Merita una citazione negli ultimi scampoli di secolo l’originale “San Giovanni Battista e l’agnello” dell’olandese Cavalier Tempesta per il primo piano fotografico al mansueto animale che relega nel secondo il Santo, poi si fa Settecento ed è tempo di pittura di genere, grande tradizione pittorica lombarda tanto cara a Longhi e Testori. Episodi di vita quotidiana e realtà popolare, umili lavoratori e mendicanti. Ad ogni artista la sua peculiarità iconografica. C’è il Todeschini che indaga il mondo pauperistico con intensa partecipazione emotiva, ci sono i caricaturali vegliardi di Cifrondi raffigurati in maniera ironica al limite del macchiettistico. C’è il grandissimo Ceruti con i suoi pitocchi dove invece tutto si condensa nei “ritratti severi di uomini veri” e la pittura di genere si trasfigura in pittura di realtà. Capolavori come la “Madre col bambino“, “Donne al lavoro“, “La spillatura del vino” con quel “garzone d’osteria piegato sulle ginocchia che si volta di scatto accorgendosi della nostra presenza”, e i due “Portaroli che giocano a carte sulle ceste“. Capolavori di vita vera e di grande dignità umana. Scrisse Testori: “Presso il Ceruti, tutto si risolse, anzi, tutto fu nient’altro che ritratto; e, a causa dell’ampiezza e totale umanità di sguardo e riflessione, ritratto del mondo intero“. Non si può che sottoscrivere.
GLI ITINERARI TURISTICO-CULTURALI IN CITTA’ E PROVINCIA
(clicca sopra per scoprirli)
La mostra offre lo spunto per approfondire la conoscenza dei grandi artisti presentati anche attraverso specifici itinerari che percorrono l’intero territorio bresciano. Sono itinerari artistici che permettono la scoperta di un grande patrimonio custodito, principalmente, in luoghi di fede, ma possono, facilmente, trasformarsi in splendide occasioni per conoscere alcune fra le più belle località bresciane e alcuni luoghi meno conosciuti. I 9 itinerari sono tematici e si svolgono 2 in città e 7 in provincia ma, poiché spesso negli stessi luoghi sono presenti più opere dei vari artisti, una volta scelto un luogo da visitare, si consiglia di verificare anche la presenza di altri capolavori.
Foto e testo: Luca Zuccala © ArtsLife
INFORMAZIONI UTILI
MORETTO SAVOLDO ROMANINO CERUTI.
100 capolavori dalle collezioni private bresciane
Brescia, Palazzo Martinengo (via dei Musei 30)
1 marzo – 1 giugno 2014
Orari mostra:
mercoledì e giovedì: dalle 9.00 alle 19.00;
venerdì: dalle 9.00 alle 20.00
sabato, domenica e festivi: dalle 10.00 alle 20.00
lunedì e martedì chiuso
Ingresso:
intero, euro 7;
ridotto, euro 5;
ridotto scuole, euro 3
Dal 1° marzo al 1° giugno 2014, presentando il biglietto intero della mostra Moretto Savoldo Romanino Ceruti. 100 capolavori dalle collezioni private bresciane, si potrà visitare il Museo di Santa Giulia e l’area archeologica del Capitolium pagando l’ingresso ridotto.
Reciprocamente, col biglietto intero del Museo di Santa Giulia e dell’area archeologica del Capitolium, ingresso ridotto alla mostra Moretto Savoldo Romanino Ceruti. 100 capolavori dalle collezioni private bresciane.
Info e prenotazioni:
tel. 030.2906403 (da lunedì a venerdì 9.00 – 13.00); mostre@provinciadibresciaeventi.com
Commovente ceruti e i suoi pitocchi. Fantastico ogni tanto ricordarsi di questi nostri pittori. Grazie grazie. Condivido subito. S.