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I pilastri della società

Non c’è teoria critica sulla morte della regia teatrale in Italia che tenga quando ci si trova davanti ad un grande artista e uomo di spettacolo come Gabriele Lavia. Classe 1942, l’attore e regista milanese per cinema e teatro oltre che doppiatore, è protagonista e regista del dramma ibseniano “I pilastri della società”, che ha debuttato il 25 marzo al Piccolo Teatro Strehler (fino al 6 aprile): dramma borghese del 1877, risulta, nella versione di Lavia, non solo un testo ancora attuale nei concetti e nelle idee che esprime, ma anche uno spettacolo perfettamente godibile e con punte di vero entusiasmo. La scena si apre sull’esterno del palazzo della famiglia Bernick con il piccolo Olaf (Ludovica Apollonj Ghetti), figlio del Console Karsten Bernick (Lavia), che corre e, giocando, entra in casa. Fuori, dentro: ecco presentarsi alla vista del pubblico il grande, spazioso, sontuoso e ricco salotto di Karsten, uomo retto, dal fascino e l’autorevolezza apparentemente indiscutibili. Due grandi specchi si fronteggiano ai due lati opposti del soggiorno: tutte le vite che si intrecciano e si sfiorano in questo spazio “ufficiale”, delle buone maniere e del decoro, in realtà sono continuamente sotto giudizio reciproco e nascondono qualcosa di non detto e di scandaloso. Chi per primo sarà costretto a gettare la maschera e mostrarsi per la sua autenticità? Il Console, nonostante le apparenze, si rivelerà il più compromesso, e sarà l’inaspettato arrivo di Johan Tonnesen (Graziano Piazza, fratello minore di Betty, Giorgia Salari, moglie del Console) e Lona Hessel (Federica Di Martino, la sorellastra di Johan) a smuovere la polvere che da anni si era depositata sulle anime di tutti i protagonisti. Si scopre che tempo prima il Console aveva sedotto e abbandonato una giovane che era morta di dolore, e che, per salvaguardare la propria stimabilità e carriera politica, aveva fatto ricadere la colpa su Tonnesen, costringendolo a emigrare in America con Lona. Il ritorno improvviso dei due non solo costringe tutta la famiglia a rivedere parti della loro vita che non volevano più affrontare e lasciare sepolte, ma anche apre gli occhi sul concetto di verità, di coscienza, di sentimenti reali o strumentali, fino ad un finale amaro quanto realista. Oltre ad un ritratto della società ipocrita, schiava e desiderosa di un apparente benessere e ricchezza economica, si affacciano sul palco anche altri temi non secondari quali la corruzione umana (e non solo del Console), e la ricerca di una libertà intellettuale e morale, che sembra potersi trovare negli Stati Uniti.

 

SCHEDA TECNICA:

“I pilatri della società”

Piccolo Teatro Strehler, Milano

25 marzo-6 aprile

Largo Greppi

Orari: martedì e sabato ore 19.30; mercoledì, giovedì e venerdì ore 20.30 (giovedì 3 aprile solo ore 15); domenica ore 16.00. Lunedì riposo.

Prezzi: platea 33 euro, balconata 26 euro

Tel. 848800304 – www.piccoloteatro.org

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