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Intervista a Edoardo Romagnoli

Monte Bianco_3769, 2012

Con una fotografia del Monte Bianco spaccato in due da una fulminante luce lunare, un’immagine che ha ottenuto la nomination nel Black and White Spider Awards 2014, l’artista milanese Edoardo Romagnoli è tra i protagonisti internazionali dell’esposizione di arte contemporanea MONT BLANC, allestita a Courmayeur in due baite di fine Ottocento lungo la Dora e programmata fino al 25 agosto.

00-Ritratto E RomagnoliAnche  la galleria Riccardo Costantini Contemporary di Torino ha in corso una personale con le opere di Romagnoli, raccolte sotto il titolo L’una Luna, fino al 20 settembre prossimo. E due immagini di grande formato dell’artista spiccano nella collettiva N.I.P. New Ideal Photography Part # 2 della galleria Sabrina Raffaghello Arte Contemporanea di Milano, fino al 31 luglio. ArtsLife ha incontrato Romagnoli nel suo studio milanese.

 

La luna che  ricorre nei tuoi progetti  sembra la fonte principale d’ispirazione dei tuoi lavori. Come mai?
Un po’ gioca la possibilità di essere libero di fare quello che voglio. È la base della mia ricerca. Poi ovviamente nell’ambito di questo spazio che è infinito, ci sono delle cose che mi attirano più di altre. Perché la luna? Per vari motivi. Perché la luna mi ha affascinato dalla notte della discesa dell’uomo sulla luna. Io volevo fare l’astronauta e volevo andare sulla luna e quindi cerco in tutti i modi di sopperire all’impossibilità per uno normale di andare sulla luna. E poi perché la luna, quando ho cominciato a fotografarla ed eravamo alla fine degli anni ’80, mi ha dato la possibilità di realizzare alcune immagini, alcune tensioni che avevo in testa utilizzando il movimento con la macchina fotografica. Un modo di andare un po’ contro le regole. E per volontà ma anche per caso mi sono messo a fotografare la luna sul mio terrazzo e ho cominciato a muovere la macchina non vedendo i risultati tra l’altro perché non era possibile quando si usava la pellicola. Si doveva aspettare. Presto ho preso coscienza che in questo modo avrei potuto disegnare. Io disegnavo e dipingevo, già da ragazzo. Poi ho abbandonato fino a quando ho scoperto che potevo disegnare con la macchina fotografica. E questa è forse la mia vera scoperta.

 

Nella tua fotografia però esiste una declinazione del tema della luna in costante sviluppo. Puoi descriverla?
Il tema della luna si divide in due. Quella che io chiamo la luna grafica e l’altra che io chiamo la luna paesaggio. Per agganciarmi alle mostre che ci sono in questo momento in corso con delle mie opere, Sabrina Raffaghello a Milano, presenta due fotografie della luna (140 cm di base per 120 cm.). Tra le due foto scorrono 23-24 anni perché quella di sinistra l’ho fatta restaurare da De  Stefanis che l’aveva stampata negli anni ‘90 ed è stata esposta da Lanfranco Colombo al Diaframma nel 1991. L’altra invece è una foto dell’anno scorso, stampata adesso con le stesse misure e con lo stesso supporto. Una foto in digitale e una foto analogica realizzate a 23 anni di distanza, ma la ricerca è sempre la stessa e i risultati differenti. Riccardo Costantini a Torino invece ha deciso di esporre una serie di lavori tra i quali 12 fotografie della luna 20×20 cm sovrapposte a 12 doodles, disegnini che io raccolgo da  una trentina d’anni, frutto di una scrittura automatica.

Anche i doodles rappresentano un’espressione della tua arte?
Sono tutti miei disegni che una prima volta ho elaborato con una fotocopiatrice negli anni ‘90 e ho esposto nel 1993 da Arte&Altro di Bruno Gossetti a Milano dove ho venduto praticamente tutto.  Io li divido per secoli: il ventesimo e il ventunesimo secolo. Li faccio da quando ero al liceo e li ho sempre tenuti. Solo nel 2013 Riccardo Costantini ha ripescato i miei disegni e li ho presentati a Doodles in mutation a The Others a Torino con le gallerie Costantini Contemporary  e Paola Sosio Con-temporary Gallery.

 

E qual è la luna che presenti a Courmayeur?
Qui s’introduce il discorso della luna paesaggio che è ancora forse meno conosciuto della luna grafica ma che è andato molto bene al Mia Fair di due anni fa dove avevo portato solo delle lune paesaggio. Per fare un esempio delle lune paesaggio io cerco un certo paesaggio e faccio delle lunghe esposizioni sul paesaggio notturno e poi strappo sulla luna, o come dico io  vado a prendere la luna e la tiro giù.

È il caso della foto che espongo a Courmayeur con dei fotografi di fama internazionale.  È un Monte Bianco strappato in due dalla luna. Una foto veramente emozionante.

Il punto focale è muovere la macchina fotografica. L’immagine del Monte Bianco è una lunghissima esposizione sul cavalletto, rigorosissima e fermissima e poi è uno strappo di due secondi. Un triplice movimento del cavalletto, della macchina e dell’obiettivo. Questo genere di foto a me piace molto perché io sono legato al tema della natura. Per esempio quando realizzo foto dei fiori spesso sovrappongo due immagini ma scatto di giorno e non di notte. Cosa che non avviene mai naturalmente con la luna.

Alla Galleria di Milano di Sabrina Raffaghello hai presentato anche  il tuo secondo progetto per andare sulla Luna?
Ho creato due progetti per cercare di ricreare a chi vuole partecipare, un assaggio di emozione di quello che potrebbe essere andare sulla luna. Quello esposto da Sabrina Raffaghello a Milano è un modellino, realizzato da un giovane architetto che nella struttura finale dovrebbe essere di 16 metri. Si compone di un corridoio d’ingresso buio con una rampa dove si sale fino ad arrivare a un piccolo ripiano e lì,  a sinistra, c’è una foto della luna piena di due metri di diametro e la vorrei retroilluminata e quindi luminosa. Sulla destra invece c’è uno specchio di due metri di diametro. E il visitatore, se guarda a sinistra, vede la luna piena e se guarda a destra, vede se stesso sulla luna piena. Il titolo è Specchio di luna. E, per tornare sulla terra e abbandonare la luna, ho pensato a uno scivolo.

Specchio di Luna

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