La prima mostra su Eugenio Fasana ha inaugurato il 20 settembre a Gemonio, suo paese natale, al Museo Floriano Bodini.
La mostra fa finalmente luce sulla figura di Fasana e rivela aspetti finora ancora poco conosciuti e inediti. Non solo Fasana fu un gigante dell’alpinismo lombardo e italiano, vero e proprio pioniere della scalata moderna, ma scopriamo che fu anche valente pittore, ottimo scrittore e molto altro, dotato di una vena filosofica arguta che si manifesta profondamente nei suoi saggi e nei suoi aforismi.
Un talento poliedrico da scoprire in questa “Mitografia di un alpinista” che Luca Zuccala, Responsabile Scientifico dell’Archivio Fasana e curatore con Daniele Astrologo – Direttore del Museo gemoniese – e Gianni Pozzi, ci illustra in questa conversazione.
Sappiamo che Eugenio Fasana è stato ed è tutt’ora un mito dell’alpinismo d’inizio Novecento. Ora grazie a questa mostra veniamo a conoscenza del suo talento di pittore e scrittore.
Proprio così. E’ uno degli obiettivi che ci siamo prefissati fin dall’inizio. Far conoscere Fasana per intero. Fasana è davvero un “mito” in ambito alpinistico per le sue 120 nuove ascensioni in tutto l’arco alpino e per la capacità di esprimere le sue imprese nei libri che ha scritto, ma è totalmente o quasi sconosciuto come pittore, come fotografo, giornalista, editore e tutto il resto. Cioè in tutto quello che ha fatto e prodotto nella sua vita a parte scalare. Sì, certo, è stato un grande alpinista. Ma poi? Della sua vita si sapeva poco e niente e in tanti chiedevano come mai non fosse fatta luce sul suo spessore storico e culturale. Avevamo un compito, quello di fare una panoramica completa del personaggio e speriamo di esserci riusciti.
In mostra infatti sono esposti tutti i suoi libri, molti dei suoi dipinti, i carboncini, le sue fotografie. Avete raccolto tantissimo materiale, gran parte inedito.
Sì, è stato un lavoro molto impegnativo cominciato a inizio di quest’anno quando mi è arrivata la chiamata da Gemonio di Daniele (Astrologo ndr) e Gianni (Pozzi ndr). Si doveva fare una mostra, non era possibile che la sua città natale non dedicasse qualcosa di serio ad una delle sue figure più eccelse. E’ morto nel 1972, sono passati più di 40 anni ed era giunta l’ora di fare una mostra. Così abbiamo contattato tutti gli eredi e abbiamo raccolto e catalogato una parte ingente del materiale. Abbiamo restaurato diversi quadri e abbiamo messo insieme i pezzi per dare vita a questa esposizione. Sono esposti dalla piccozza che usava per scalare alle sue macchine fotografiche, dai carboncini ai suoi oli, dal suo busto in gesso alle medaglie commemorative raccolte nell’arco di una vita. Abbiamo anche adibito una stanza ai quadri che ha collezionato partecipando alle aste o regalategli dai suoi amici pittori e un’altra sala di vedute di montagna di artisti come Albertini, Russolo, Aubel e Bernasconi.
Che genere di pittore fu Fasana?
Fu abile pittore di creste, vette e paesaggi di montagna che contemplò e raggiunse nelle sue ascensioni, nonché un “ricercatore” delle atmosfere e delle rifrazioni cromatiche alpine, l’enrosadira dolomitica per esempio. Quella raffigurata da Fasana è la montagna colta da cime a cui pochi è consentito arrivare che trasmette quella purezza del sentimento alpinistico che anelò per tutta la sua esistenza. Tra una scalata e l’altra annotava e abbozzava le meraviglie d’alta quota da dipingere più tardi a “terra”. Partecipò poi a numerose rassegne di pittura di montagna ed aveva molti amici pittori come Campestrini, Jemoli, Ranghieri, Schiavio e Binaghi. Fu anche poi critico d’arte e curò alcune rassegne sempre legate al mondo alpino nel secondo dopo guerra quando ormai era anziano. Ricordiamoci che è nato nel 1886 quindi quando aveva già 60 e più anni.
Fu anche giornalista, redattore, conferenziere, saggista e pure editore. Ci racconti qualcosa a proposito.
Una vena scrittoria prolifica e inesauribile davvero, sempre all’insegna del “puro alpinismo”. Cominciò giovanissimo con le prime relazioni di scalate a 20 anni e non si è più fermato. Migliaia di articoli, conferenze, saggi, pubblicazioni varie e soprattutto 4 libri tutti di grande importanza. “Il Monte Rosa” del 1931 è il primo compendio completo sul massiccio del Rosa in Italia con storia, scalate, personaggi significativi e un’anedottica straordinaria. Un’analisi completa del Gruppo del Rosa che alterna linguaggio aulico a divertenti racconti di escursioni fatte sulla Gnifetti, la Dufour, la Zumstein, il Lyskamm e le altre vette. Fasana editore è Rupicapra, ossia il nome scientifico del camoscio, con cui ha dato alle stampe proprio il libro sul Rosa. Purtroppo l’avventura editoriale è finita presto e il volume è stato comprato, scopertinato e ripresentato dalla mitica casa L’Eroica l’anno successivo. In mostra abbiamo ricostruito tutta la vicenda.
Ho notato nella sala della Biblioteca del Museo dei magnifici carboncini e acquerelli. In queste opere si nota proprio la mano felice di Fasana che come mi hai raccontato è stato un autodidatta avendo fatto gli studi classici e non avendo mai “toccato” una Accademia. Gran talento.
Tutto verissimo. Un talento precoce e assolutamente fantastico. Già a 13 anni fece un acquerello di ottima fattura che non è in mostra ma che la dice lunga sul suo talento a venire. Nella Biblioteca abbiamo utilizzato le teche espositive con l’intento di marcare dei punti imprescindibili della vita di Fasana. La sezione SEM, la Società Escursionisti Milanesi di cui fu dirigente e personalità di spicco sicuramente almeno fra le due guerre mondiali; la sezione CAI, di cui fu Accademico e membro della Stazione Universitaria del Club (SUCAI); la sezione poi dedicata a una delle sue tragiche avventure accadutegli durante la vita, quella dei Torrioni Magnaghi nel 1914 ritratta da Achille Beltrame sulla Domenica del Corriere, e un’altra invece commemorativa delle celebri ascensioni sulle Grigne con una foto di Pasquale Peiti del Sigaro Dones da lui conquistato per primo. Infine ci sono le teche che contengono i carboncini alternati agli acquerelli e alle fotografie ritoccate a mano.
Ecco, davvero interessanti le fotografie con i suoi interventi pittorici. Una bella scoperta. Ora però torniamo alla sua figura. Abbiamo compreso il suo talento eclettico, ma che persona era caratterialmente Fasana?
Umile, schietta e modesta. Il suo esempio di stile di vita e di credo fu San Francesco a cui dedicò numerose conferenze, una delle quali finì per essere trasmessa da Radio Rai negli Anni Cinquanta. Tutte le persone che hanno scritto di lui e/o che lo hanno conosciuto lo celebrano sempre per la sua modestia senza limiti. Tanto per capirci Sandro Prada, scrittore e alpinista, gli dedicò proprio un capitolo di uno dei suoi libri con il titolo: “Il Francescano della Montagna”.
La mostra si è aperta ormai da 1 mese e mezzo. Come siamo ad affluenza e riscontro del pubblico.
Inaspettatamente e con grandissima soddisfazione ha visitato la mostra un numero elevatissimo di persone, in proporzione a quello che si può aspettare in un museo civico di provincia. Il riscontro è stato assolutamente positivo, basti vedere i giudizi dei visitatori lasciati nel quaderno all’ingresso dell’esposizione. Abbiamo fatto un buon lavoro dal punto di vista della comunicazione finendo su testate come Corriere della Sera, La Repubblica, La Prealpina e riviste più o meno specializzate di montagna locali e nazionali. Tutto quello che abbiamo potuto fare l’abbiamo fatto, dalla pubblicità con manifesti e cartoline alle visite guidate ad altri progetti tra cui quello con il Liceo artistico Frattini di Varese, tenendo sempre conto del budget risicatissimo che avevamo.
Progetti per il futuro?
Innanzitutto a breve uscirà il catalogo su cui stiamo lavorando da tempo e a cui teniamo molto. Comunque in un futuro più lontano sicuramente l’obiettivo sarà quello di continuare su questa strada visto il successo di critica e pubblico e per l’interesse che l’evento ha suscitato. Sarebbe bello portare la “Mitografia” di Fasana oltre i confini lombardi in modo da far conoscere una persona di tale spessore culturale e sportivo a più gente possibile. Ci crediamo moltissimo perché sono davvero tanti gli aspetti affascinanti da scoprire e da svelare di questa figura che riscosse attenzione e successo da vivo ma su cui si è stesa nel tempo la patina dell’oblio.
Fasana è famoso per i suoi aforismi alpinistici che furono pubblicati per alcuni anni da La Stampa di Torino oltreché su riviste di montagna europee del tempo, in Francia e perfino in Russia. Un aforisma significativo per chiudere la nostra conversazione?
Uno celebre riportato anche dalla pagina di Wikipedia è “Nell’esercizio dell’alpinismo il libro delle regole e dei precetti è un buon bastone, ma una cattiva piccozza.” Uno inedito invece è “Lo scalatore chiuso nel suo sacco da bivacco è come un baco nel bozzolo; al primo faro del giorno diventa farfalla.” Però non posso congedarmi con questa sua frase, non condensabile in un aforisma, sulla relazione tra alpinismo puro e conoscenza: “L’alpinismo puro è una di quelle attività che derivano dal bisogno insito nella natura umana di affrontare il problema della conoscenza; ed insieme è l’espressione solare che l’uomo-alpinista sente per la montagna e quindi per l’universo di cui è parte, sarà questo amore a stimolarlo senza tregua ad indagare sempre più intimamente, sempre più profondamente l’oggetto della sua passione, atteso che – come sappiamo dalla Bibbia – conoscere significa amare.“
Le foto della mostra
INFORMAZIONI UTILI
Eugenio Fasana Mitografia di un alpinista
A cura di Luca Zuccala, Daniele Astrologo Abadal e Gianni Pozzi
Sede: Museo Civico Floriano Bodini, via Marsala 11, Gemonio
Durata: 21 settembre – 21 dicembre 2014
Orari e ingressi: sabato e domenica 10.30 – 12.30 / 15.00 – 18.30
Ingresso a pagamento: € 5 intero / € 3 ridotto
Informazioni: archiviofasana@gmail.com; info@amicimuseobodini.com