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Dall’arte orientale al design. Aste di fine anno da Wannenes

Ricchissime aste di fine anno da Wannenes a Genova. La casa d’aste Wannenes chiude il 2014 con tre giornate di aste.

Parte il 15 dicembre con l’arte asiatica e continua il 16 e il 17 con l’arte del Novecento, dei giorni nostri e il Design.

  • L’esposizione dei lotti continua per tutto il week end, fino a domenica 14 dicembre con orario 10.00 – 13.00 e 15.00 – 19.00 a Palazzo del Melograno, Piazza Campetto 2, Genova
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PIETRO CHIESA FONTANA ARTE MAPPAMONDO 1935

Aste fine anno Wannenes – ASIAN ART | L’ARTE È SIMBOLO 15 dicembre 2014

L’iconografia è essenziale per leggere l’arte cinese – che comprende indistintamente la flora, la fauna e l’umanità – perché nella loro cultura millenaria al significato chiaro ed evidente si cela quello nascosto e recondito che rappresenta l’essenza del concetto che l’ha generato. È quindi fondamentale essere in grado di cogliere al meglio sia le qualità percettive sia intellettive di una creatività tanto antica nel tempo quanto moderna nei significati.

Un esempio ci viene da un importante piatto concavo in porcellana con decoro in rosso di ferro, Dinastia Qing, marcato e del periodo Yongzheng (1723-1735) (lotto 85 stima 25.000 – 35.000 euro), e da un grande vaso in porcellana “Famiglia Rosa” Canton della seconda metà del XIX secolo con decoro a tutto tondo, in cui il soggetto predominante è il pipistrello, simbolo della buona fortuna, raffigurato capovolto per sottolineare che questa è arrivata (lotto 25 stima 7.000 – 10.000 euro).

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LOTTO 85 PIATTO DECORO ROSSO

La gru, una delle immagini cinesi più diffuse, è simbolo d’immortalità, perché creduta il corriere degli immortali in cielo, assieme alle nuvole a cui spesso è associata.

Le gru erano considerate anche coloro che trasportavano in Cielo le anime dei defunti, e raffigurate in volo nel cielo rappresentano elevazione sociale, così si può vedere in un’elegante giardiniera in porcellana del XIX secolo (lotto 79 stima 12.000 – 18.000 euro) e in una rara scultura in giada bianca, Dinastia Qing, periodo Qianlong (1736-1795) (lotto 88 stima 25.000 – 35.000 euro).

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LOTTO 88 GRU GIADA BIANCA
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LOTTO 79 GIARDINIERA GRU XIX SECOLO

Il drago che dall’epoca Han è il simbolo imperiale cinese – generalmente raffigurato che insegue la perla infuocata, è il primo e più potente dei quattro animali sovrannaturali (gli altri tre sono nell’ordine: fenice, liocorno e tartaruga) – lo troviamo in un fine e raro piatto in porcellana smaltato in verde con draghi incisi a decoro segreto, Cina, Dinastia Ming, marchio e del periodo Zhengde (1506-1521) (lotto 80 stima 18.000 – 25.000 euro), e in un grande piatto in biscuit a tre colori e cinque draghi incisi, Cina, Dinastia Qing, marchio Kangxi (1662-1722) (lotto 95 stima 6.000 – 8.000).

La peculiarità di quest’ultimo è la doppia simbologia animale e vegetale: i draghi sono incisi mentre nel decoro smaltato sono raffigurati frutti che simboleggiano fertilità (melograno) immortalità (pesca) la preghiera (cedro o “mano di Buddha” detto così perché simile alle dita raccolte in preghiera) fecondità (melone). Infine il longan, letteralmente “occhio di drago”, è così chiamato perché assomigliante al bulbo oculare del drago.

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LOTTO 95 PIATTO TRE COLORI CINQUE DRAGHI VERSO
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LOTTO 80 PIATTO DRAGO VERDE

Elegante un paravento “Ba Xian” a quattro ante in legno con placche in porcellana “Famiglia Rosa” della fine della dinastia Qing raffiguranti gli otto immortali (lotto 19, stima 9.000 – 15.000 euro).

Di grande interesse sono poi una rara scatola in lacca policroma decorata con crisantemi, firmata ‘Yan Mao Zao’ e riferibile alla dinastia Yuan, 1279-1368 (lotto 81, stima € 50.000 – 80.000 euro) e un masso di giada bianca finemente intagliata con inclusioni ruggine della dinastia Qing, epoca Qianlong (1736 – 1795) per rappresentare una collina con pagode e terrazze tra alberi di pino e due immortali (lotto 87, stima € 120.000 – 160.000 euro).

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LOTTO 81 SCATOLA LACCA CRISANTEMI

Due vasi in porcellana blu e bianca, infine, riferibili all’epoca di Transizione (circa 1630 – 1650) e decorati con paesaggi animati in un armonico equilibrio tra uomo e natura (lotto 96) sono stimati tra i 18.000 ed i 28.000 euro.

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LOTTO 96 VASO EPOCA TRANSIZIONE 1630-1650

Aste fine anno Wannenes – MODERNA E CONTEMPORANEA | MODERNI TRA MITO E NEGAZIONE 16 dicembre 2014

La figura equestre rappresenta per Giorgio de Chirico la memoria della classicità, ovvero tornare a dipingere la figura dopo che le avanguardie l’avevano trascurata a favore degli oggetti come avevano fatto con furore i Dada, o smembrata secondo le ricerche dinamiche di Cubismo e Futurismo, ma anche entrare in possesso di grandi conoscenze tecniche fino al punto da reintrodurre la tempera grassa a velature, abbandonata nel Quattrocento.

Voleva ristabilire il primato del disegno, come l’aspetto più mentale e progettuale dell’arte, rispetto all’emotività del colore. Essere classico per De Chirico significò attingere alle fonti dell’arte antica con citazioni dirette, come rivela il confronto con i reperti archeologici che avevano segnato la sua formazione giovanile con l’amato fratello Alberto Savinio.

I cavalli, i centauri, gli elmi, le lance, le battaglie, le sfingi, sono tutte immagini tratte dal repertorio greco e latino. Per esempio i cavalli, tema privilegiato di de Chirico sia nei quadri sia nelle sculture, sono uno dei soggetti più ricorrenti nei vasi attici a figure nere.

I cavalli sono il ricordo dell’infanzia, della fantasia e del mito, inteso come elegia del tempo perduto, di un enigma indecifrabile e struggente che induce alla riflessione introspettiva e misteriosa. Un tema che attraversa tutta la sua produzione, un esercizio di stile che con dinamico vigore si mostra nei Cavalli spaventati dalla folgore del 1960 (stima 40.000 – 60.000).

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LOTTO 242 GIORGIO DE CHIRICO CAVALLI SPAVENTATI DALLA FOLGORE 1960

Tanto classico quanto moderno De Chirico, tanto antitetico quanto ascetico Sol Lewitt, nel suo rifuggire l’oggetto e la stessa funzione dell’artista, dove la forma diviene eterna tabula rasa della percezione, che si sostanziava in totemiche tele attraversate da impercettibili variazioni cromatiche, come ad esempio in una gouache del 1990 dal titolo Rectangle within Rectangle within Rectangle, dove il mantra lessicale del titolo si perde nella sensuale indeterminatezza del senso (stima 6.000 – 8.000 euro).

Infine il mondo poetico di Osvaldo Licini nel “Piccolo naufragio” del 1956 (una delicata tecnica mista su carta presente alla XXIX Biennale Internazionale di Venezia del 1958, stima 18.000 – 22.000 euro), che partendo da una cultura visiva post impressionista e fauve, dopo l’incontro a Parigi negli anni Trenta con Kandinsky e Man Ray, punta verso un astrattismo lirico che al celebrale razionalismo geometrico contrappone colore, fantasia e segno con accenti espressionistici pre-informali, tra Klee e un surrealismo fantastico sui generis.

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LOTTO 255 OSVALDO LICINI PICCOLO NAUFRAGIO 1956

Aste fne anno Wannenes – DESIGN | CREATIVITÀ RIPRODUCIBILE 17 dicembre 2014

“Creatività: tutto ciò che prima non c’era, ma realizzabile in modo essenziale e globale” così un genio del design e della grafica come Bruno Munari definiva la creatività, un elemento distintivo dello straordinario percorso dell’artigianato italiano, che tra unicità e serialità si è collocato nella storia delle arti decorative del XX secolo.

Un esempio veramente unico ci viene da un mobile da sala, commissionato dalla famiglia Baracca negli anni quaranta del secolo scorso (stima 8.000 – 10.000 euro) che sarà esitato nell’asta di Design del 17 dicembre.

L’esponente più celebre della famiglia, Francesco Baracca, è stato il più importante asso dell’aviazione italiana della I guerra mondiale. Il padre Enrico era uomo d’affari e proprietario terriero, mentre la madre era la contessa Paolina de Biancoli.

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Baracca, celebre e osannato già in vita, con la scomparsa assurge nel Pantheon degli eroi nazionali. Alla sua morte, avvenuta durante un’azione di mitragliamento sul Montello nel giugno del 1918, seguiranno esequie con elogio funebre pronunciato da Gabriele D’Annunzio. A Lugo di Romagna, sua città natale, fu inaugurato nel 1936 quello che viene definito il più metafisico monumento d’Italia.
Lo scultore faentino Domenico Rambelli realizza una statua in bronzo issata su un basamento, che riporta le date e le località delle vittorie dell’aviatore; accanto, un’ala rivestita di travertino reca scolpiti i simboli dei reparti cui Baracca appartenne in Cavalleria e Aeronautica: l’ippogrifo ed il cavallino rampante.

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Nel 1923 Enzo Ferrari, vincitore di un Gran Premio proprio in Romagna, ha l’occasione di incontrare la contessa Paolina, che gli propone di utilizzare il Cavallino Rampante sulle sue macchine, sostenendo che avrebbe portato fortuna.

Sarà l’inizio della storia di uno dei marchi più conosciuti al mondo. Costruito con un impianto puramente architettonico, senza sostegni e senza variazioni di linee, gioca essenzialmente sui volumi. Rilevato da una cornice in vetro specchiato ed inciso a motivi floreali, il corpo centrale rivestito in radica è rigorosamente suddiviso da pannelli intarsiati che mimetizzano gli sportelli di diverse altezze. Bocchette e cerniere, elementi “meccanici”, sono essenziali e non partecipano volutamente ad un impianto pulito e razionale.

Un’impostazione così architettonica, nel pieno spirito del tempo, declina quindi la sua specificità nel rivestimento e nella decorazione. Il vetro, materiale principe del periodo, assurto a materiale nobile nell’uso domestico, in questo caso è cornice che valorizza ed illumina il contenitore vero e proprio.

La decorazione incisa a ruota ed a getto di sabbia con un delicato motivo di fiori, stelle e nubi crea una sorta di giardino notturno grazie al colore scuro di fondo ed all’abile gioco di sfumature di notevole perizia artistica, di probabile esecuzione della più importante e celebre ditta del periodo, Fontana Arte.

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Mobile Bar Formella Uno

Il fronte di ogni sportello, rivestito in radica chiara a macchia aperta, è impreziosito da intarsi rappresentanti vedute ed allegorie. Di chiara ispirazione agli intarsi degli arredi lignei dell’Italia centro settentrionale rinascimentale, sono qui ripresi in chiave moderna.

I quattro pannelli centrali presentano vedute architettoniche di monumenti e luoghi simbolo della città di Lugo. I fabbricati sono artificiosamente ricomposti in un collage di rigide prospettive, scorci dal taglio fotografico, alzate ed appiattimenti prospettici. Vi si riconoscono i principali monumenti di Lugo: le chiese, la Rocca Estense, il Pavaglione, la sede della moderna Cassa di Risparmio ed il monumento a Francesco Baracca. Simboli della storia, dell’arte, ma anche dell’ardimento e dell’operosità.

Gli altri quattro pannelli riproducono invece le allegorie di letteratura, musica, architettura e pittura. In uno di essi sono riportate la data, il 1943, e le firme degli artefici: l’architetto Bruno Parolini e l’intarsiatore Giuseppe Anzani. 

  • Poco si conosce di Bruno Parolini. Partecipa al concorso per la sistemazione della nuova via Roma a Bologna del 1936 ed opererà in particolare nell’ambito del restauro, guadagnandosi il plauso dell’allora sovrintendente Alfredo Barbacci, e della ricostruzione dei centri minori nel ravennate e nel ferrarese con Giuseppe Vaccaro.
  • Giuseppe Anzani apre la propria bottega di intaglio a Mariano Comense già nel 1898. Passato all’intarsio, pare dopo aver visto il coro di Capoferri nella chiesa di S. Maria Maggiore Bergamo, si dedica inizialmente alle copie dei mobili intarsiati settecenteschi tipicamente lombardi. Con lo sviluppo dell’interesse alla decorazione ed alla personalizzazione dell’arredo di stile Novecento, nel corso del ventennio che va dagli anni Trenta ai Cinquanta, collabora attivamente con architetti ed artisti per la produzione di pannelli intarsiati da montare su arredi realizzati su commissione.
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GIO PONTI SCRIVANIA VEREOCOKE ANNI 40

Paolo Buffa, Giovanni Gariboldi, Ottavio Cabiati, Antonio Cassi Ramelli, Osvaldo Borsani, sono solo alcuni dei molti artisti ed architetti che a lui si rivolgono, e numerosi documenti attestano le partecipazioni a esposizioni nazionali e internazionali. Ancora nei primi anni Cinquanta parteciperà alla realizzazione di pannelli decorativi  per la nave Andrea Doria.

Antecedente di alcuni anni la splendida Lampada da tavolo in ottone nichelato, cristallo specchiato e vetro cammeo “Mappamondo” di Pietro Chiesa per Fontana Arte (stima 20.000 – 25.000 euro): nel 1935 le flotte riunite (Cosulich, Italia e Lloyd Triestino) commissionano all’azienda milanese una particolare lampada per le loro sedi di rappresentanza. Nasce così il Mappamondo disegnato da Pietro Chiesa, e sulla cui base vengono incisi i nomi delle tre compagnie.

Una di queste lampade è stata esposta al Museo del mare di Genova. Contemporaneamente la Fontana Arte produce una serie molto limitata della stessa lampada per la committenza privata. Si conoscono in tutto meno di una decina di esemplari di questa lampada, presenti in fondazioni o collezioni private.

Della splendida collaborazione tra Carlo Scarpa e Venini ne abbiamo testimonianza con un Vaso Mina n°4116 del 1936 circa in vetro corroso e iridato (stima 7.000 – 8.000 euro) e un Vaso a pennellate dove il vetro soffiato leggermente iridato con fasce applicate degli anni ’50 (stima 8.000 – 10.000 euro).

Nei suoi quindici anni alla Venini (1932-1947), Carlo Scarpa sonda ogni possibilità espressiva della materia-vetro, con esiti spesso inattesi. La tecnica del vaso a pennellate è una delle sue più felici creazioni, databile all’inizio degli anni ’40.

  • La lavorazione è piuttosto complessa, eseguita in pochi esemplari. Sul vaso, in fase di soffiatura, viene applicata una parte di pasta fusa colorata, che viene tolta poi a caldo, lasciando per l’appunto un effetto di “pennellata”. L’operazione viene ripetuta più volte, utilizzando paste diverse, sempre tono su tono, fino ad ottenere un decoro omogeneo su tutto il corpo del vaso. Talvolta la superficie viene leggermente iridata.

Del poliedrico quanto geniale Gio Ponti vengono presentati una Scrivania in legno di rovere e cristallo Virex anni ’40 proveniente dagli uffici Vetrocoke di Porto Marghera (stima 2.500 – 3.000 euro), e una Libreria in legno di noce, ottone e vetro degli anni cinquanta (stima 6.000 – 8.000 euro).

Di Max Ingrand, celebre decoratore e vetraio francese, direttore artistico di Fontana Arte dal 1954 al 1964, azienda dove nasce un’originale specchio da parete, degli anni ’50, in ottone metallo verniciato, cristallo specchiato molato, cristallo colorato curvato e molato (stima 8.000 – 10.000 euro).

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CARLO SCARPA MINA N.4116 1936 VENINI
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CARLO SCARPA VASO A PENNELLATE ANNI ’50

Sono infine da segnalare un’esemplare della Lampada da tavolo mod. n°599 N degli anni sessanta di Gino Sarfatti per Arredoluce in metallo cromato, alluminio goffrato e verniciato (stima 3.500 – 4.000 euro) e il Mobile contenitore realizzato nel 1986 da Shiro Kuramata per Cappellini in legno laccato e metallo (stima 7.000 – 8.000 euro).

Informazioni e catalogo: Wannenes Group

 

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