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Migranti ambientali: l’ultima illusione

“Migranti ambientali: l’ultima illusione”, è il progetto fotografico vincitore dell’undicesima edizione del Premio Amilcare G. Ponchielli, organizzato e sostenuto dal 2002 dal G.R.I.N. (Gruppo Redattori Iconografici Nazionale).

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Ferruccio de Bortoli, direttore del Corriere della Sera e presidente della giuria composta da Alfredo Pratelli (fotografo e presidente onorario di AFIP International), Moreno Gentili (scrittore), Maurizio Zanuso (Galleria Bel Vedere), Mariuccia Stiffoni Ponchielli e i tre membri del GRIN (Elena Ceratti, Paola Romano e Raffaele Vertaldi), hanno premiato quest’anno Alessandro Grassani.

Dalla motivazione del premio: “Raramente il dolore, l’attesa, l’illusione sono stati descritti con immagini così profonde e significative… I migranti ambientali hanno perso tutto e il loro sguardo è nel vuoto, ma conservano un’intima e indistruttibile dignità. Mentre il nostro, di sguardo, che ha la mobilità nevrotica delle cattive coscienze, scivola via. Grassani, ha anche il merito di costringerci a vedere e riflettere. Un grande reportage”.

“Migranti ambientali: l’ultima illusione” è un progetto a lungo termine, iniziato nel 2011, che indaga una delle più drammatiche conseguenze dei cambiamenti climatici sulle popolazioni: il fenomeno della migrazione rurale-urbana.

Stando a una previsione delle Nazioni Unite, nel 2050 la Terra dovrà affrontare l’emergenza di 200milioni di migranti ambientali che non cercheranno nuove fonti di reddito nei Paesi ricchi e industrializzati, ma nelle aree urbane già sovraffollate e poverissime delle loro terre d’origine. I primi tre Paesi indagati, mostrano le conseguenze di diverse forme di cambiamenti climatici: l’estremo freddo in Mongolia, l’innalzamento del livello del mare in Bangladesh, la siccità e le guerre tribali per il controllo delle risorse idriche in Kenya. Filo conduttore di tutto il lavoro sono le testimonianze dei migranti ambientali incontrati nelle capitali dei singoli Paesi. Queste persone sono emigrate, fuggendo dai loro villaggi resi ormai inabitabili dai cambiamenti climatici, nella speranza di trovare una vita migliore. Una speranza che presto si rivelerà la loro “ultima illusione”.

Alessandro Grassani (Pavia 1977), ha raccontato grandi eventi internazionali come i funerali di Yasser Arafat, lo sgombero dei coloni israeliani dalla Striscia di Gaza, il terremoto che ha distrutto la città di Bam in Iran e l’operazione militare israeliana “Summer Rain”. Con il tempo la sua attenzione si è spostata poi verso una fotografia di approfondimento e indagine su importanti temi sociali che l’hanno portato a lavorare dal Sud America all’Asia, dal Medio Oriente all’Europa afflitta dalla crisi finanziaria, viaggiando attraverso oltre 30 Paesi e pubblicando i suoi reportage sulle principali testate giornalistiche internazionali, tra le altre: The New York Times, Sunday Times, L’Espresso, Vanity Fair e Sette magazine del Corriere della Sera. I suoi lavori sono stati esposti in mostre personali e in collettive in Italia, a Londra, Madrid, Tokyo, New York, Parigi, a Les Recontres d’Arles e premiati al Sony World Photography Awards, Days Japan International Awards, Luis Valtueña Humanitarian Photography Award, PX3 International Awards, Premio Luchetta-Hrovatin, IPA International Photography Awards, Premio Amilcare G. Ponchielli; hanno ricevuto inoltre una menzione d’onore al Memorial Mario Giacomelli e al FNAC Contest. Le sue immagini fanno parte della Collezione FNAC e del Museo dell’Olocausto.

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