Inaugurerà sabato 21 marzo alle ore 18 presso la Galleria Dep Art di Milano una mostra personale dedicata a Pino Pinelli. Con il titolo “Antologia Rossa”, la mostra sarà una retrospettiva che ripercorrerà la storia artistica di Pinelli, dai primi monocromi che indagano lo “stato ansioso” della pittura degli anni ’70, fino alla “rottura del quadro” e le conseguenti “disseminazioni” più recenti.
Artisticamente cresciuto in una Milano anni ’60 nel pieno del fermento culturale stimolato da Fontana, Manzoni, Bonalumi, Dadamaino, Giovanni Colombo, Turi Simeti, Pinelli nelle sue prime creazioni si interessa alla superficie, al “vibrato”, e allo “stato ansioso” della pittura. A metà degli anni ’70 però inizia a cercare qualcosa di nuovo e lo trova riducendo le dimensioni delle sue opere, che diventeranno citazioni del concetto stesso di pittura. Alla tela sostituisce la pelle di daino e si allontana dall’idea di quadro e di superficie dipinta.
“Nella seconda metà del XX secolo i pittori avevano rinunciato alla cornice del quadro, sentita come un vincolo e un orpello, e si erano interessati a scandagliare le pareti dei musei o delle gallerie d’arte, permettendo così alle opere di entrare in relazione diretta con l’ambiente espositivo, “luogo di accadimenti” che diventa il nuovo confine spaziale della pittura” – afferma Zanchetta commentando la mostra.
“Negli anni Settanta, artisti come Pino Pinelli si avvedono anche del limite imposto dal telaio del quadro stesso; rispondono quindi con una deflagrazione e uno sconfinamento in grado di dare corpo alla pittura, rendendola materia (più ancora che materica). Pinelli, ad esempio, avverte l’esigenza di rifondare la natura stessa della pittura, i suoi presupposti, prefigurandone gli sviluppi futuri e tutte le diramazioni possibili. Ancor oggi, la sua è una pittura “pensata” in relazione allo spazio espositivo, “progettata” per vivere in sinergia e in simbiosi con l’architettura”.