Continua fino al 6 aprile 2015 la mostra Milano Città Mondo nell’ex locale Cisterne all’interno della Fabbrica del Vapore. Non è una mostra convenzionale, ma una collettiva dove ad esporre sono 50 artisti selezionati tra 166 e distinti nelle due categorie Giovani artisti under 35 e Artisti internazionali.
Gli artisti esposti sono stati selezionati da una giuria composta da personalità del calibro di Alya Sebit, direttrice artistica della V Biennale di Marrakech, Claudia Zanfi, curatrice e critica d’arte indipendente e docente alla Middlesex University di Londra, Guido Magnaguagno, curatore e direttore della Kunsthaus di Zurigo dal 1980 al 2001, Luca Beatrice, professore all’Accademia Albertina di Torino, è stato anche curatore del Padiglione Italia della Biennale di Venezia e infine, come giurato più vicino alla praticità, Adrian Paci, artista albanese che ha rappresentato la sua nazione alla Biennale di Architettura di Venezia.
Il senso di novità e multiculturalità subito intuibile, viene chiarito e confermato dalla curatrice Chiara Canali.
La prima percezione che si ha visitando la mostra, è di osservare progetti nuovi, innovativi, persistenti. Tra gli artisti esposti molti di loro hanno una formazione accademica, a volte ancora in atto. Pensa sia significativo?
Si tratta di giovani artisti e necessariamente sono da ricercarsi in luoghi dove hanno la possibilità di formarsi e di crescere. Le Accademie di Belle Arti sono ancora vive e continuano a modellare nuove personalità; tra le accademie, quella più presente in mostra è Brera, dove la qualità è alta e dove giungono anche molti artisti stranieri, i quali trovandosi a Milano, riescono a coniugare il loro nuovo sguardo cittadino all’interno di uno spazio che a loro già appartiene, come quello dell’Accademia. Riescono a instaurare l’evoluzione del loro sguardo in un luogo affettivamente riconosciuto.
Questo è innegabile, e proprio riguardo Milano e questo momento storico, le voglio porre un secondo quesito: con l’arrivo di Expo, pensa che le mostre create per staccare biglietti, siano funzionali o che mostre come questa colpiscano adeguatamente l’obiettivo, senza andar fuori tema? Ovvero, meglio mostre di grandi nomi per attirare l’attenzione o mostre di nuovi artisti ma che ben rappresentano il tema di Expo?
Gli artisti che giungono a Milano, vedono la città come i turisti che arriveranno dal primo maggio e quindi rappresentano meglio il concetto voluto da Expo rispetto a mostre di grandi nomi. Inoltre, gli artisti non hanno avuto alcun limite nel mettere in atto la loro arte. Personalmente, scindo le opere esposte, secondo una mia personale astrazione critica, in 9 filoni, ma credo che ognuno possa raccoglierle come preferisce. Questo permette di intendere la visione degli artisti, permettendo ai visitatori di approcciarsi davvero alla visione di Milano, legando il proprio sguardo a quello dell’artista, meccanismo difficile da instaurarsi nelle cosiddette mostre blockbuster.
Questo è percepibile immediatamente, facendo la conoscenza di Aris Marakis, vincitore del primo premio nella categoria under 35, con l’opera Icoglipto. L’opera presentata lo ha impegnato per oltre un anno e gli ha permesso di laurearsi all’Accademia di Belle Arti di Brera in Scultura con il massimo dei voti. Marakis annuncia la sua opera, divenendone parte e attivandola. Icoglipto è da osservarsi e da ascoltare, così come la spiegazione dell’artista che rende viva un’opera d’arte contemporanea analogica, impregnata di tradizione, storia personale e ricerca.
Gli altri vincitori della categoria under 35 sono, al secondo posto, Lorenza Salati con MULTIFACTORY: The Invisible Factory, altro elaborato dove l’interazione e l’ascolto non possono mancare e al terzo posto Rui Wu con Gothic impression; anche esso studente di Brera dallo sguardo attento, dove si denota l’esperienza della scenografia unita alla passione per la fotografia.
Le opere, esposte su due piani, si differenziano tra loro per tecnica, dimensioni, materiali e supporti; a riguardo la vincitrice del primo premio della categoria degli artisti internazionali, Jelena Vasiljev ha scelto di esprimersi attraverso un medium solito della contemporaneità, quale il video, intitolandolo My name is Jelena Vasiljev, like anybody else.
Invece per interagire con l’opera Occhi che toccano del secondo classificato Mahmuod Saleh Mohammadi, dovrete togliervi le scarpe ed entrare in una stanza piena di tappeti, simboliche zolle di terreno orientale traslate dinnanzi a un arazzo sacralizzato dal più che milanese simbolo della Madonnina.
Infine, al terzo posto vi è il lavoro, dalla marcata impronta filosofica, di Klodian Deda: Duchamp “The art it’s made by public”, una bacheca sulla quale i visitatori possono contribuire attraverso il proprio pensiero. Tra gli altri artisti esposti e meritevoli: Gaetano Olmo Stoppia, Claudia Antelli, Davide Zolli, Giovanni Manzoni Piazzalunga e Silvio Espinoza.
Da questa mostra nascerà anche un secondo progetto Cinema Teatro Trieste una casa che ospiterà artisti, qualsiasi sia la forma d’espressione da loro adottata, andando contro le polemiche che hanno investito questo proposito.
Milano Città Mondo è una mostra da vedere per risvegliare lo sguardo e comprendere che se il cibo tanto osannato da Expo può unire e nutrire, allo stesso modo può allontanare per motivi etici, religiosi o ancor più per la mancanza del cibo stesso da parte di molti. L’arte invece può solo lenire le distanze ed essere uno dei migliori cibi per l’anima e per la mente, ancor più se il nutrimento in questione è preparato e servito da giovani artisti che hanno molto da mostrare e di che sfamarci.
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MILANO CITTÀ MONDO
A cura di Chiara Canali
Progetto M-WAM●Milano World Arts Map
Promosso da CubeArt e The Round Table
Fabbrica del Vapore – Ex-Locale Cisterne, Via Procaccini 4, Milano
26 marzo – 6 aprile 2015
Orari tutti i giorni, dalle 11 alle 19. Chiuso la domenica. Ingresso gratuito.