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Arts & Furious. Lo spettacolo del consumo di massa è servito

All’annuncio, qualche mese fa, dell’incarico e relativo cachet -settecentomila euro- a Germano Celant per la curatela di una mostra inserita nel progetto EXPO, scoppiò l’inferno.

Oggi, a mostra inaugurata, è tutto un “non possiamo non dirci celantiani”. Bene, bravo, che organizzatore… Mah, sarà l’effetto publi-redazionali che rende più buoni i recensori o forse la mostra è effettivamente piaciuta, chissà. Fatto sta che tutti, allora, si sono concentrati sul dito-compenso e nessuno, adesso, sulla luna-costo di ben sei milioni di euro di tutto l’ambaradan, gulp! Mica pizze e fichi, ma tiremm innanz, passiamo alla mostra.

L’esposizione rientra nel solco della tradizione delle esposizioni universali, vale a dire un gran carrozzone nel quale l’Arte fa da nobilitante ancella di lusso dagli inevitabili contorni socio-antropologici. Un rassegnato Germano Celant fa da metteur en scène di un didascalico film da Sky Arte che, al netto del gradevole e spettacolare allestimento, ha il sapore di un raccontino petit bourgeois.

Il concept postmoderno della mostra che dissolve nell’indistinto ogni gerarchia del sapere a favore di un consumo di massa, fa di questa esposizione un prodotto perfettamente riuscito e aderente ai canoni della comunicazione. Vabbè, la mesta evanescenza dei saperi non permette più di distinguere un opera d’arte da un tavolino ed è quindi lecito e, in fondo, tragicamente giusto, apparecchiare uno spettacolo in cui tutto si confonde e si risolve in una gradevole toontown.

La ritualità delle società dei grandi numeri prevede che i luoghi deputati all’arte, al cibo, al turismo diventino tappe dell’inutile peregrinare di smarrite mandrie in cerca di riferimenti per sedare la bulimica voragine esistenziale.

Perdonatemi, ma questa mangiatoia culturale da “ceto medio riflessivo” mi fa un poco schifo. La cultura è diventata come la Pasqua, una volta alta e l’altra bassa, inesorabilmente prigioniera del rito, funebre, del tempo libero.

Quindi, concludendo, Grappa Bocchino, come recitava il refrain pubblicitario.

[youtube]https://youtu.be/-jgbRpqBWps[/youtube]

In punta di pennino
il Vostro LdR

 

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