Continua fino al 24 maggio la grande mostra su Gherardo delle Notti a Firenze, in particolare sull’attività italiana del pittore. Se riuscite a non disperdervi nelle sale della Galleria degli Uffizi e a non rimanere incantati davanti alla sua miriade di capolavori, alla fine del percorso troverete la mostra che ha inaugurato la stagione espositiva: ‘Firenze 2015. Un anno ad arte’.
Si tratta della prima mostra monografica dedicata all’olandese Gherardo delle Notti (Gerrit van Hothorst), pittore caravaggesco così chiamato per il suo stile fortemente contrastato e per la sua abilità di far uscire dall’oscurità scene o personaggi grazie all’improvviso bagliore di fonti di luce artificiali, palesi o nascoste, come una candela o un lume sacro.
Caravaggio (morto nel 1610) non lasciò allievi, anche per il suo peregrinare dopo la fuga da Roma nel 1606, ma ebbe numerosi seguaci e le sue opere vennero copiate. Ai pittori caravaggeschi della prima generazione che lavoravano a Roma (Orazio Gentileschi, Borgianni, Manfredi e Carlo Saraceni) si aggiunsero alcuni stranieri, come Gherardo delle Notti e Simon Vouet, e altri provenienti dal resto dell’Italia.
Nei Paesi Bassi opere autentiche di Caravaggio erano arrivate tramite Louis Finson che ne aveva eseguito anche numerose copie. Molti artisti diventarono, così, caravaggeschi di ‘seconda mano’ (caravaggismo fiammingo), senza una conoscenza diretta delle opere del maestro. Van Hothorst restò in Italia per circa dieci anni, anche se la sua presenza è documentata solo a partire dal 1616, prima di tornare (1620) nella natia Utrecht.
L’olandese deve il suo successo a collezionisti come Vincenzo Giustiniani (‘Cristo dinanzi a Caifa’ della National Gallery, eccezionalmente prestato alla mostra) e il Granduca di Toscana Cosimo II, per il quale dipinse diverse tele con scene di banchetti come ‘Cena con suonatore di liuto’ (1619-20).
La Galleria degli Uffizi possiede ben cinque delle sue tele. Importanti chiese romane e genovesi gli commissionarono alcune pale d’altare. Un brivido di commozione è inevitabile al cospetto dell’’Adorazione dei pastori’ (Corridoio Vasariano, 1620) – commissionata dall’ambasciatore dei Medici a Roma, Piero Guicciardini, per l’altare della sua cappella in Santa Felicita – che è diventata famosa per la triste vicenda dell’attentato mafioso in via dei Georgofili del 1993, che le causò ingenti danni lasciando gran parte della superficie della tela irreparabilmente abrasa.
Tra le prime opere di impronta nordica dell’artista troviamo ‘La preghiera di Giuditta prima di decapitare Oloferne’ (collezione privata), mentre tra quelle del periodo più maturo la ‘Buona ventura’ (Uffizi 1616-17). La luce investe all’improvviso i personaggi facendoli uscire dal buio e blocca l’azione come in un fotogramma (‘Sansone e Dalila’ o ‘Gesù nella bottega di Giuseppe’). Il contrasto tra luce e ombra si fa estremo nell’’Adorazione del Bambino’ dove la luce sacra emanata da Gesù (‘luce che brilla nelle tenebre’) si riflette sul panno bianco che l’avvolge illuminando tutta la scena. Ma se nella precedente tela Gesù conserva le sue sembianze naturali, emanando luce sacra che illumina lo spazio intorno a lui, nell’’Adorazione dei pastori’ (Germania collezione privata) è pura luce, Gesù è fosforescente, bianco come il panno che illumina.
Gerrit van Honthorst varcando diversi confini si affermò come pittore europeo, lavorò in Olanda, in Danimarca per il re Cristiano IV e in Inghilterra alla corte di Carlo I. L’ultima sezione della mostra documenta l’influenza dell’artista sui pittori a lui contemporanei: Bartolomeo Manfredi, Giovanni Antoni Galli detto lo Spadarino e altri.
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Informazioni utili:
Gherardo delle Notti – Quadri bizzarrissimi e cene allegre
10 febbraio / 24 maggio 2015
Galleria degli Uffizi – Firenze
Orario: martedì – domenica 8.15 – 18.50
(la biglietteria chiude alle 18.05) – Chiuso lunedì e 1° maggioBiglietto: intero 12,50 € ; ridotto 6,25 €
www.unannoadarte.it