Un’ovazione ha accolto la prima milanese di “Nessi” di Alessandro Bergonzoni, ieri sera all’Elfo Puccini dove sarà in scena fino a sabato 13 giugno.
Bergonzoni si muove di nuovo in uno spazio metafisico, in penombra, tra oggetti simbolici. Un cerchio, delle incubatrici, fumo denso che si dipana poco alla volta.
E di nuovo scompone, frantuma, impasta e ricompone la parola, la rovescia e la stravolge. Perchè la parola nelle sue mani è creta, colore, marmo da modellare. Materia d’arte.
Con la parola gioca, cambia direzione, moltiplica significati, afferma, provoca. Sospinge e comunica. Quella parola che ora è risata (tante risate) ora è commento e pungolo di riflessione, ora è silenzio e sgomento, emozione, in un flusso continuo e ininterrotto.
La parola diventa luce, calore, oggetto fisico. E’ corrente. Energia che scorre libera per riconnettere vite e morti. Mondi che abbiamo dimenticato appartenerci.
Dal buio totale alla luce piena, Bergonzoni ci porta per mano sul treno della parola ma questa volta sembra quasi venirci amorevolmente incontro, semplificando. Come a dirci chiaro e senza possibile fraintendimento che riconnetterci è ciò che urge di più.
Allora illumina le vite comuni da fabbro, muratore, commerciante, impiegato, artista. Vite che accadono nello stesso mondo in cui si muovono cani, gatti, elefanti, ragni, cicogne e perfino cinghiali ricci. In cui si parlano tutte le lingue e si attraversano mari e strade che non ci fanno estranei anche se non ci conosciamo.
“Quando uscirò dal teatro e muoverò il piede prenderò posizione. Che vuol dire che mi metterò in connessione con chi viene investito da una macchina, con quella madre che riceve una notizia, con quelli del 118. Faccio nesso con loro. Perchè noi possediamo organi di informazione. Non la televisione e i giornali. Noi abbiamo organi percettori e organi di trasmissione e a seconda della nostra posizione facciamo nesso con le persone. Chiudendo la valigia spingevo col ginocchio L’altro giorno toccandomi ho fatto nesso con tutte quelle persone sporche di sangue perchè ferite da una bomba. Ieri allacciandomi le scarpe mi sono inginocchiato e ho fatto nesso con un siriano inginocchiato dietro al bidone della spazzatura per proteggersi da un cecchino. “
Perchè siamo tutti insieme in quel cerchio non divisi e non estranei. Legati con fili invisibili.
“Da quando nasciamo siamo legati gli uni agli altri con fili. Tessiamo i fili come in un tessuto. Tessere o non tessere questo è il problema!”
“Il mondo è diviso tra quelli che sono ‘già-là’ e quelli che sono ‘già-lì” e noi che siamo ‘son-solo-qua’. Almeno loro ‘già-lo sanno, già-lo percepiscono, già-lo provano, già-lo capiscono…”
“Dice ‘ma sei fuori di testa’. Sei fuori di testa? Spingi! Stai nascendo, vieni al mondo! ci sei, spingi, sei già fuori con la testa!”
Sulle tavole di quel palco lo spettacolo, abbracciato da lunghissimi minuti di applausi, è proprio quello della vita, che Alessandro Bergonzoni ci offre nella sua essenza e verità.
La vita che può nascere o morire. Insieme e inseparabili. Un’ipotesi e una scelta per ognuno di noi.
“Dice ‘sono pronto a morire’. Lascia stare non mi interessano gli eroi. Il problema è: sei pronto a nascere? Sei pronto a vivere? La vita è un’incubazione. Siamo degli invocati. Collega! Unisci! Fai girare quella corrente. Collegati con quello che non vedi, con il Bangladesh, l’Honduras, la Grecia, l’ Indocina e con quelli che sono già-lì’ ‘e già-là’ […] Perchè siamo suoni, musica, onde, vibrazioni, emanità!”
(Con)Nessi è un’occasione unica. Un’opera d’arte. Un’invocazione e un’opportunità da cogliere al volo. Intanto a Milano fino al 13 giugno al teatro Elfo Puccini.