Sono in svolgimento i funerali di Laura Antonelli. La notizia del luogo e della data delle esequie dell’attrice erano arrivate nella giornata di ieri, 25 giugno, da una nota del comune di Ladispoli (cittadina del litorale laziale) dove la diva si era rifugiata da anni:
“L’Amministrazione comunale di Ladispoli rende noto che- in accordo con il fratello- i funerali dell’attrice Laura Antonelli si terranno venerdì 26 alle ore 16 presso la chiesa di Santa Maria del Rosario in via Duca degli Abruzzi. Per dare l’ultimo saluto a Laura Antonelli la chiesa sarà aperta dalle ore 14.30 alle 15.30″.
Nessuna camera ardente-per espressa volontà dell’attrice- solo il funerale e la raccomandazione- come sembra abbia lasciato scritto su un foglietto trovato sul tavolo della cucina- di avvertire per primi oltre al fratello nel caso le fosse successo qualcosa, gli unici amici che le erano rimasti accanto negli ultimi anni: Lino Banfi e Claudia Koll. Laura Antonelli verrà sepolta nel loculo che aveva da tempo acquistato al Cimitero del Comune.
Viveva da oltre 20 anni in un semplice appartamento in via Napoli; poche le persone nei giorni scorsi a rendere omaggio all’artista, per tutti era diventata da anni una persona qualunque. Non un fiore né un bigliettino di fronte a quella casa in cui da tempo viveva in una sorta di clausura.
Usciva pochissimo Laura. Pochissime le persone che andavano a farle visita. Da anni le era stato assegnato un tutore, in quanto dichiarata incapace di intendere e volere. La diva, icona sexy degli anni ’70, passava le giornate ascoltando Radio Maria e, rifugiandosi nella fede, cercava disperatamente di correre più velocemente del mostro nero della depressione che non le ha dato scampo.
La solitudine è stata l’immancabile compagna degli ultimi 20 anni della Antonelli. Poche le mani tese, anche dal patinato mondo dello spettacolo; un vuoto colmato solo dall’amicizia di Lino Banfi e Claudia Koll.
“In tutti questi anni mi aspettavo che a Laura fosse concessa la legge Bacchelli. Credevo che sarebbe morta di solitudine e così è stato. Qualunque sia la causa della sua morte, per il 90% è dovuta alla solitudine. L’avevano lasciata troppo sola. Era una buona, un’altruista, si fidava di tutti e tutti ne hanno abusato. Le hanno soltanto rubato soldi e gioielli”. Ha parole dure Lino Banfi commentando la scomparsa di Laura Antonelli, per la quale si è battuto affinché le venissero concessi i benefici della legge Bacchelli, che istituisce un fondo a favore dei cittadini illustri che versino in uno stato di particolare necessità. Per l’attore la Antonelli “era sfiduciata ormai da tutto, dalla vita, dal mondo dello spettacolo e non voleva vedere nessuno. Io ero un’eccezione, sono riuscito a vederla anche negli ultimi tempi. Sono riuscito ad aiutarla finanziariamente.”
Sono in tanti i colleghi a ricordare Laura Antonelli. Come Michele Placido: “Grazie a Dio l’ho conosciuta quando era divina, la Laura nazionale, amata da tutti gli italiani, me compreso. In quegli anni esprimeva una vitalità, una bellezza, un’energia e un erotismo che facevano sognare. Di lei ho un ricordo bellissimo: era solare, simpatica e molto intrigante. Durante le riprese di Mio Dio come sono caduta in basso, che era un film in costume, con atmosfere dannunziane, nella scena un po’ osé, quella famosa del pagliaro, ero davvero emozionato nel doverle slacciare un corsetto che mi tagliai un dito, ho ancora la cicatrice, e uscì del sangue. Mi ricordo ancora, Comencini mi fece proseguire la scena per cogliere le mie espressioni”.
“Sono felice di vivere”: in questa frase semplice ma piena di significati è racchiuso uno degli ultimi ricordi che Simone Cristicchi ha di Laura Antonelli. Dopo circa due anni di amicizia, visite a casa dell’attrice e telefonate, il cantautore cita queste poche parole come un testamento spirituale che racconta di una serenità raggiunta “spogliandosi di tutto come San Francesco”. Laura Antonelli si è spenta nella sua casa, un eremo a Ladispoli nel quale si era rinchiusa e dal quale era impossibile tirarla fuori. Più volte – continua a raccontare Cristicchi – ho provato a convincerla a fare una passeggiata. Ho cercato anche di portarla in una clinica, ma lei si voleva spegnere così. Aveva paura e una grande sfiducia nel genere umano”.
“E’ con profonda tristezza che ho appreso della morte di Laura Antonelli. Laura fu per me prima di tutto una compagna adorabile, dallo charme eccezionale”. Così Jean-Paul Belmondo commenta la morte dell’attrice italiana, con cui condivise una tempestosa e passionale relazione che ebbe grande risalto sui media. “Fu anche una partner di grande qualità, che tutti apprezzavano sui set. Di lei voglio conservare solo questi meravigliosi ricordi” ha aggiunto il divo transalpino, le cui parole sono state riportate da numerosi mezzi d’informazione in Francia.
Così Crescenzo Paliotta, sindaco di Ladispoli: “Avevo preso a cuore la situazione personale dell’attrice, vittima, a partire dal 2000 (anche dopo un lifting andato male che l’aveva sostanzialmente sfigurata) di un’incredibile serie di truffe e raggiri consecutivi che l’avevano spinta a un passo dall’indigenza. Proprio per evitare che la Antonelli continuasse a dilapidare il suo patrimonio – era solita regalare denaro a chi glielo chiedeva: «Una specie di malattia compulsiva» era stata definita così l’abitudine in una delle carte giudiziarie che la riguardavano – l’amministrazione comunale, era stata nominata dal tribunale “custode giudiziario” degli averi dell’attrice.
Dopo le disavventure giudiziarie che tutti conoscono, Laura aveva scelto una dimensione più privata, meno esposta e più lontana dal quel mondo del cinema da cui si sentiva tradita – è il ricordo del sindaco che passava spesso a trovarla nella sua casa al primo piano di un palazzo poco lontano dal mare -. È per questo che aveva scelto Ladispoli, quella che per lei era una piccola città dove sentirsi più sicura e protetta: quello di essere nostra cittadina era stata quindi una scelta libera e consapevole, certo non dettata da problemi economici.Laura non era “sola”, se non quando voleva e nella misura in cui desiderava esserlo: ogni giorno persone incaricate del Comune si recavano da lei, le facevano compagnia, oltre a tenere in ordine la casa»
In molti hanno affidato ai social network il loro ultimo saluto all’icona sexy degli anni ’70. “Riposa in pace Laura, attrice splendida e sfortunata”, ha scritto Simona Ventura sul suo profilo di Twitter. Alessandro Gassman ha pubblicato una foto in cui le rende omaggio con un mazzo di fiori virtuale. “Ora cammini libera, e ti perdi tra la gente, con il nome di una donna come tante… Laura”, ha postato Simone Cristicchi che proprio a lei aveva dedicato il brano “Laura”. Addolorata anche Rossella Brescia: “La colpa è anche mia… Ricordarsi di lei solo oggi fa tristezza”, ha scritto. Una considerazione condivisa da Michele Cucuzza: “Addio Laura Antonelli. Era stata un’icona, poi l’abbiamo dimenticata, lasciata sola: non aveva più successo”. Sempre a Twitter Cristiano Malgioglio ha affidato il suo ricordo: “Ero emozionato dalla sua bellezza. Amava Mina. Un Mito ci dice Addio”.
“La ricordo bellissima quando veniva a trovarmi nelle trasmissioni televisive, come Domenica In o a Taormina, al festival del cinema. Era un fenomeno di bellezza, di freschezza, di genuinità. Veniva da un’attività sportiva, perché si era diplomata all’Isef. Da lì è partita pian pianino e poi era diventata un’icona sexy”. Con queste parole Pippo Baudo ricorda la genuinità, la simpatia e la modestia della Antonelli.
Un titolo dedicato a Laura Antonelli campeggia sulla prima pagina di un quotidiano. Dice: «Quell’arte difficile di invecchiare bene». È invecchiata meglio lei di quelli che oggi la compiangono, e in realtà nascondono dietro le parole tristi e melense, una cattiveria da vecchi, che è la più brutta maniera di diventare vecchi, ed è il mantenere l’ipocrisia della gioventù, di quando si mentiva per salire in fretta le scale del successo, e poi, saliti lassù, cercare di buttar giù gli altri, prima che costoro ci riuscissero con te.
Ora la vedono povera e sola, ma non esaminano se stessi, e dicono che ha sbagliato, ha fatto tanti errori. La definiscono infelice. Dicono: «Che tristezza». È più triste il loro modo di vivere che la maniera di invecchiare e di vivere di Laura.
Chi ha detto che Laura Antonelli è invecchiata male e morta peggio? Lo ripetono tutti, dietro il velo di paroline educate. I ritratti a lei dedicati sono in due tempi, come i film di una volta. Primo tempo: Laura Antonelli bellissima, ma in realtà lei non esiste, con il suo cuore, la sua mente. Ci siamo noi che la guardavamo, icona della gioventù non sua ma nostra. Secondo tempo: guardiamo la sua vecchiaia, ne cacciamo lontano il fantasma, nessuna domanda sul nostro modo di campare e di invecchiare.
Ma qualcuno le ha lette sul serio le rievocazioni di questa donna? Sono pezzi di narcisismo tremendi. Meglio invecchiare e morire come Laura Antonelli che campare e vestirsi ridicolmente da eterni dandy, compiaciuti di non essere soli, mentre siamo tutti soli, e fingere sorrisi sulle terrazze romane con altre antiche glorie, facendo la parte di se stessi perduti, con le rughe tirate, la cipria di gesso. La vecchiaia è dura e difficile. I vecchi soli sono tanti. A volte arriva tardi. Per alcuni arriva presto, prestissimo, e la morte ti porta via e in casa non c’è nessuno.
Laura Antonelli è morta così, eppure è morta meglio di come moriranno tanti che si dispiacciono del suo stato di abbandono, ne approfittano per trovare belle parole e rammaricarsi, dimenticandosi di un fatto: che lei era lei, proprio così. Ha fatto scelte strane, ma in fondo sue, tutte sue. Alla fine era contenta così. È morta felice, ha detto. Non lo sappiamo se sia vero. Ma meglio morire così, senza nessun ipocrita intorno, con tre-amici-tre da chiamare al telefono, una fede fanciulla in Gesù e in Dio che lei chiamava «papino», che diventare decrepiti e riveriti, con ospiti a tavola preziosissimi, con la gente in coda per venire a casa tua, e scoprire che in realtà – ma solo dopo morta – non ti voleva bene nessuno e anche i tuoi cari si sbraneranno per l’eredità. Il libro più crudele dell’anno è quello dedicato alla donna più potente e ricercata di Roma, Maria Angiolillo, oggi diventata un best-seller suo malgrado, con gli altarini esplorati insieme agli scheletri dell’armadio (La signora dei segreti. Il romanzo di Maria Angiolillo. Amore e potere nell’ultimo salotto d’Italia. Di Candida Morvillo e Bruno Vespa).
I carabinieri hanno trovato un biglietto con alcuni nomi e accanto i numeri di telefono: «Se ho bisogno di qualcosa, cercate Lino Banfi, Claudia Koll, Gino Ciogli e mio fratello Claudio». Qualcuno di cui aveva il numero di telefono e sapeva che sarebbe corso da lei l’aveva. Povera e sola, ma con numeri di telefono sicuri. È morta a terra con il Vangelo in mano. «Voglio andare da Gesù», sono le ultime parole che il prete ricorda. Era di una bellezza strepitosa. Risorgerà ancora più bella. “Così Renato farina sul GIORNALE.IT.
La chiesa di Santa Maria del Rosario dove sono in corso le sue esequie è off limits per fotografi e giornalisti. Laura è morta sola, si erano spenti da tempo i riflettori su di lei, rimarranno tali anche oggi.
Il Comune sta pensando di intitolare un luogo di cultura alla memoria di Laura Antonelli. Non solo. “Mi piacerebbe fosse dedicata alla grande attrice una via o una strada – confida il sindaco ladispolano, Crescenzo Paliotta – ma per questo bisognerà attendere il permesso dalla prefettura e ci vorrà parecchio tempo, forse anni. Nell’immediato forse è più facile intitolare alla sua memoria un giardino o una grande area verde della nostra città. Vedremo in settimana.
Nel quartiere tutti ricordano l’attrice, qualcuno sorride ripensando a “Malizia” o a “Rimini Rimini”, altri invece ricordano gli anni difficili dell’artista. “Non so neanche se veniva qui a prendere il caffè – confida il titolare del bar a due passi dalla chiesa -, mi avevano detto che era irriconoscibile dopo l’intervento chirurgico andato male”.
A via Napoli i vicini restano affacciati al balcone, incuriositi dalle auto dei carabinieri intervenuti per i rilievi. “Non si vedeva più in giro – ammettono i vicini -, aveva una badante che si prendeva cura di lei”. Ed è stata proprio lei a dare l’allarme lunedì mattina, quando ha trovato l’attrice esanime a terra nella piccola sala da pranzo, stroncata probabilmente da un infarto.
Carlo Verdone ai nostri microfoni l’ha ricordata così: “Laura Antonelli……mi ha fatto tanta tenerezza, sembrava spaesata in un mondo di lupi che l’hanno sbranata. Era fragile, avrebbe dovuto avere la fortuna di incontrare persone per bene, ha trovato invece solo persone senza scrupoli che l’hanno usata, era troppo debole, veniva dalla provincia non aveva le spalle larghe e non ce l’ha fatta”.
Ora riposa in pace Laura.