Quattro generazioni di viticoltori, quasi un secolo di lavoro tra le vigne, in quel fazzoletto di terra che è il Valdobbiadene, poco più di 6mila ettari di viti, raccolti tra le Dolomiti e le valli venete, in provincia di Treviso, regno assoluto del Prosecco superiore DOC e DOGC.Un panorama che sembra dipinto in cui si rincorrono a perdita d’occhio i vigneti, che in questa generosa terra del nord-est ce la mettono tutta a sopravvivere, lottando contro il cambiamento climatico, l’inquinamento e i nuovi patogeni. Ci vuole fatica e sudore.
Ci vuole fede e un certo coraggio. Ci vuole arte e tanta scienza per arrivare alla vendemmia e produrre un vino di qualità, senza cedere una zolla alle vie brevi delle sofisticazioni, ma neanche alla tentazione di rendersi la vita più facile in un mercato spesso spregiudicato.
Ci vuole passione e impegno. Quello con cui la famiglia Vettoretti coltiva le sue vigne per trarne un vino di eccellenza, franco e genuino, che ancora si basa moltissimo sul lavoro manuale. Qui si lavora ogni giorno la terra con rispetto e amore e si vendemmia a mano, come vuole tradizione.
E’ una storia d’amore iniziata con Bepi Vettoretti, che negli anni ’20 del novecento curava le vigne del colle Tordera, quel piccolissimo diamante naturalistico nel quale si produce il Cartizze. Appena 100 ettari per un vino davvero unico e giustamente definito ‘superiore’.
«Sono cresciuta qui in una famiglia contadina, da sempre legata alla terra e alle sue tradizioni, dividendo il tempo per la scuola con i lavori necessari in vigna. Poi ho studiato economia e vissuto all’estero per lungo tempo, ma sono tornata alla mia famiglia e all’azienda e dal 2000 ho iniziato ad occuparmene insieme ai miei fratelli e a mio padre che resta il fulcro dell’attività in vigna. Con loro abbiamo messo a frutto gli insegnamenti dei nonni e nel 2001 abbiamo prodotto la nostra prima bottiglia di Prosecco a marchio La Tordera che è il risultato di un’agricoltura sostenibile.»
Gabriella Vettoretti, vulcanica imprenditrice dal temperamento forte ed energetico, grande entusiasmo e talento, avvolti in un caschetto di ricci rosso Tiziano, è limpida e schietta come il suo Prosecco. Il prototipo della donna del nord-est, direbbero alcuni. Un esempio che stare al mondo bene è un’arte, diremmo noi.
Sempre in movimento, testarda e determinata, ci racconta che ad aiutarla a muoversi nel mondo del vino, maschile per tradizione e spesso anche maschilista, forse è stato l’essere cresciuta un po’ come “Lady Oscar“, un po’ maschiaccio. Per fortuna anche il mondo sta cambiando pur se lentamente e ora per lei è più facile trovare uomini che al contrario, in campo professionale, ripongono maggior fiducia nelle donne.
Incontrandola ci torna in mente subito quella Lolotte, dal piglio determinato e lo sguardo sorridente, che Modigliani dipinse nel 1917, quando era a Parigi. Già, proprio la Francia, dove Gabriella ha vissuto ed esplorato la realtà produttiva delle aziende vitivinicole per poi tornare in Italia, seguire il corso per Sommelier e appassionarsi ad un nuovo progetto imprenditoriale che raccontasse la storia contadina della sua famiglia, traghettandola nel mondo dei produttori.
E’ lei che ha preso le redini dell’impresa famigliare curando il marketing, l’amministrazione e la comunicazione, aprendo la strada verso il futuro senza perdere il legame profondo con il suo territorio e i ritmi della natura.
«Oggi purtroppo si è perso il valore della stagionalità, del ritmo della natura che scandisce il tempo. Per me fin da bambina la primavera è la gioia del risveglio della natura e lo sbocciare, l’estate il tempo in cui si lavora duro e la fine dell’estate, verso l’inverno, il tempo in cui ci si ferma, si riposa dopo tanta fatica, godendosi il frutto del lavoro di un anno».
Nel rispetto della terra e dell’ambiente, che sentono di aver ricevuto in eredità e di dover tutelare per le nuove generazioni, hanno voluto che l’azienda pur restando ben salda nelle radici si dotasse di strumenti evoluti. Per questo hanno realizzato una cantina certificata CasaClimaWine improntata al risparmio energetico, alla compatibilità ambientale, alla qualità dei materiali.
Continuano a coltivare quasi con religioso rispetto le antiche viti piantate dal bisnonno Bepi, che compiranno presto il secolo di vita, mentre accanto a quelle, nel 2000, hanno iniziato a piantare nuovi vigneti. In totale 50 ettari estesi dalla valle fin sotto le montagne, ognuno con la sua tipicità, ma in tutti si vendemmia a mano riportando subito a pigiatura l’uva raccolta.
Un procedimento ormai raro che già da solo assicura una qualità superiore al vino che se ne ricava anche per questo certificato col marchio DOCG. Un’uva Glera, a cui si aggiunge la Cartizze e qualche vitigno autoctono.
«Nel mondo produttivo del Prosecco –spiega Gabriella– esistono anche le produzioni industriali e purtroppo ci sono aziende per cui fare vino o scarpe non fa differenza, badano alla quantità. Chi ha un rapporto vero con la terra è un artigiano che sa aspettare e sa accontentarsi di ciò che la natura gli dà senza forzarla.
Quando i produttori di vino cileno ed australiano hanno cominciato ad affacciarsi come nuova realtà del vino, si sapeva che utilizzavano strumenti all’avanguardia, come ad esempio la raccolta fatta con gli elicotteri e cose simili.
Noi siamo una micro realtà produttiva, non siamo in competizione, nel mercato c’è spazio per tutti. Quando fai un prodotto di qualità, coloro che amano quel tipo di vino capiscono la tua filosofia e ti premiano e poter offrire un prodotto buono a quelli che lo cercano, è la nostra soddisfazione ogni giorno».
La qualità del vino La Tordera si basa innanzitutto sul bassissimo tenore di solfiti che riescono ad ottenere perchè raccolgono le loro uve in zona e le portano in azienda a pigiare immediatamente, senza aggiungere solforosa che normalmente viene utilizzata per conservare l’uva in attesa della pigiatura. All’uva raccolta e subito portata in cantina viene immediatamente abbassata la temperatura. Questo impedisce che si inneschi una fermentazione e permette di non utilizzare solforosa.
Partendo da una materia prima “pulita”, quel che poi viene trasformato in vino contiene solo i solfiti naturali dell’uva (18-22mg) . Nel processo di spumantizzazione, la solforosa che viene utilizzata ha il solo scopo di disinfettare e proteggere il vino, ma è di tipo volatile e svanisce nel momento in cui il prosecco viene aperto e versato dalla bottiglia.
Fare il vino così ha molto in comune con l’arte. Nel rapporto con la materia, con i territori ed il paesaggio, nella sua espressione di creatività; nel suo comunicare emozioni e coinvolgere tutti i sensi, realizzando pezzi unici che raccontano il loro tempo, la storia e raccolgono la memoria. Il vino è un elemento culturale, che comunica con un linguaggio affine all’arte. Produrre vino buono è sicuramente un’arte.
Per Gabriella Vettoretti la passione per l’arte arriva da lontano e si affaccia anche in azienda. Presidentessa dell’Associazione MO.Ca di Venezia, organizza e partecipa a mostre di arte moderna. Lucio Fontana è il suo preferito, perchè come ci racconta, nei suoi tagli si apre una porta sull’infinito, con un semplice strappo sulla tela. Un invito ad andare a scoprire cosa c’è dietro.
Dal 2006, ha voluto promuovere l’incontro tra il mondo dell’arte e quello del vino, dando vita ad una serie di iniziative in azienda nelle quali sono sempre presenti degli artisti. Nel poco tempo a disposizione, è sempre riuscita a ritagliarsi uno spazio per il cinema che apprezza perchè è una delle poche cose che riesce a trasportarla in un sogno. Il suo film preferito ? “Un’ottima annata” (Ridley Scott-2006)
Per l’edizione limitata 2015 del Cartizze, vino di punta di La Tordera, ha voluto lanciare un concorso per artisti, invitati a disegnare l’etichetta. Il concorso ha premiato Daniele Misani, giovane artista milanese per la sua opera “Le coordinate spaziali”.
Un acquarello che esprime molto bene il concetto di ‘natural balance’, motto dell’azienda La Tordera e in particolare il concept di questo Prosecco 100% Cartizze, straordinario per gusto, qualità e caratteristiche.
La particolare lavorazione infatti permette a questo vino di essere a bassissimo contenuto di solfiti, un elemento che non solo ne esalta il gusto, ma assicura una salubrità del prodotto, evitando anche la tipica sensazione di stordimento e malessere generata da alcuni vini.
Otto in tutto gli spumanti di Prosecco della famiglia La Tordera tutti realizzati con uve proprie. Dal Prosecco Valdobbiadene Conegliano Superiore, prodotto nell’eccellente versione brut a zero zuccheri, nella versione classica Brut (Brunei), nella versione extra-dry (Serrai), al Cru millesimato prodotto con le uve delle colline del Tittoni. Treviso DOC dalle vigne giovani col frizzante Saomè, anche in versione ‘spago’.
Il particolare rosé che porta il nome di Gabry, un vino prodotto con il 70% di merlot vinificato in bianco e parte di incrocio Manzoni (raboso Piave per moscato d’Amburgo), una produzione iniziata nel 2008, dedicata al mondo femminile. Un vino facile ma per niente banale.
A cui si aggiunge, ciliegina sulla torta, il Cartizze.
Quest’anno, dopo due annate difficili per il vino, se il tempo prosegue benevolo –ci anticipa Gabriella– si riuscirà a vendemmiare già a settembre in Valdobbiadene e il 2015 potrebbe essere un’ottima annata finalmente. In particolare per il Brunei e l’Otreval –vini più acidi e con minor tenore di zuccheri- potrebbe essere un anno davvero speciale.
Tutto questo è il frutto di tanto impegno, di tutta la famiglia che in questi 15 anni ha lavorato senza riserve. Per Gabriella Vettoretti è stato un tempo dedicato completamente all’azienda, lasciando indietro svaghi e affetti personali. Il suo sogno ora, che può cominciare a respirare un po’ e a delegare qualche attività, è quello di poter costruire una famiglia. Proprio nel solco della tradizione.
Una casa in cima alla collina, contornata dalle vigne, dove vivere con la famiglia e gli animali, dove ospitare i visitatori che vogliono conoscere il suo territorio e l’azienda. Il suo motto “Chi la dura la vince. “
La storia di Gabriella e della famiglia Vettoretti è una storia d’amore italiana, costruita con semplicità, passione e grande forza. Radicata sulle colline venete intorno a quel cespuglio di richiamo per la caccia ai tordi, da cui hanno tratto il nome dell’azienda. Nella sua evoluzione è una testimonianza vivente, un museo in divenire della nostra storia contadina e narrazione di come nasce l’eccellenza. Incontrarli è un’emozione, come quella che si può sperimentare di fronte ad un’opera d’arte.
– L’Azienda agricola La Tordera si trova tra Valdobbiadene e Vidor (TV) e organizza degustazioni e visite guidate tutto l’anno. Per informazioni e per prenotare una visita potete contattare customercare@latordera.it. oppure visitare il sito www.latordera.it