Print Friendly and PDF

Intervista a Silvia Celeste Calcagno, vincitrice del Premio Faenza 2015

Silvia Celeste Calcagno Silvia Celeste Calcagno Autoscatto
Silvia Celeste Calcagno
Silvia Celeste Calcagno
Interno 8 La Fleur Coupée

Riscoprirsi donna a quarant’anni dopo aver maltrattato se stessa e il proprio corpo. Di Silvia Celeste Calcagno, artista nata a Genova nel 1974 e cresciuta ad Albisola Marina dove vive tutt’ora, colpisce la figura eterea, siluette profilata da una cascata di capelli biondi, quasi di donna preraffaellita uscita da una tela di Dante Gabriele Rossetti.

Silvia Celeste Calcagno
Silvia Celeste Calcagno Autoscatto

Corpo e volto riaffiorarono insistentemente nelle sue opere, che ce li restituiscono parcellizzati in una visione sospesa tra sogno, incubo e disincanto. Il tutto impresso nella materia ceramica che lei stessa cuoce a temperature infernali, oltre i mille gradi.

Si è appena aggiudicata il Premio Faenza con il lavoro dal titolo “Interno 8 – La Fleur coupée”, 2000 tesserine di gres grandi come un cracker accompagnate da un sonoro con la sua voce che recita come un mantra “io abortirò il tuo viso”. Il premio-acquisto di 15.000 euro porta la sua opera, giudicata migliore tra 1.300, di 618 artisti da 57 Paesi diversi, nelle sale espositive del MIC, Museo Internazionale della Ceramica, eccellenza per tutti gli esperti e appassionati della materia. Un lavoro molto simile è esposto alla mostra alle Officine Saffi a Milano prorogata al 30 settembre.

E’ la prima artista italiana a vincere il “Premio Faenza”. Conta l’essere donna?
Solo perché esserlo è al centro della mia ricerca, che ruota sempre attorno a me, alla mia vita, alla mia quotidianità, alla mia esistenza. E poi, sì, perché le donne hanno un modo di sentire diverso.

Niente riflessione sociale dunque nei suoi lavori dove immagini femminili mostrano solitudine, sofferenza, talvolta ferite e sangue?
Assolutamente no, anche se qualcuno ha voluto leggerle così. Non vi è alcun urlo di vendetta, ma solo una condizione esistenziale del tutto personale. Un esempio: l’opera “Carla”, che mostra le ferite dalla brutale aggressione di una medusa, nasce da un episodio che mi è successo davvero. Mi sono osservata le gambe, le ho fotografate e rifotografate. E non ci sono effetti di Photoshop nei miei scatti. Il lavoro dà conto di questa operazione di notifica e diventa una mappatura dell’essere.

E’ così che nell’opera un episodio quotidiano diventa fatto esistenziale?
Sì: attraverso la constatazione del corpo riesco a fare arte cioè a dire qualcosa che arrivi agli altri e riesco a farlo attraverso me stessa. Non sono immagini generiche di altre donne, ma sempre di me.

Silvia Celeste Calcagno
Silvia Celeste Calcagno Opera vincitrice Premio Faenza 2015

Però le chiama Sarah, Angelica, Iris, Ofelia, Carla, Rose, Ilaria, Celeste: è sempre lei?
Sì. Ho cercato di usare una modella, molto più bella di me. Ma non sono riuscita a entrare in contatto. Anche questa esperienza mi ha fatto capire la centralità del mio corpo nel mio lavoro, come nella mia vita. Comunque ho smesso di darmi nomi diversi. Finalmente nella mostra del 2014 alla galleria GAMA di Albenga, che purtroppo ora ha chiuso, ho presentato un lavoro dal titolo “Silvia”. Ora sono io.

Silvia Celeste Calcagno
Silvia Celeste Calcagno nell’opera “Rose”

Ha smesso anche di maltrattare il suo corpo?
Sì, lo tratto bene adesso. In passato ho avuto seri problemi con il cibo. Malattie come anoressia e bulimia ti segnano profondamente. Con il corpo non si scherza. Bisogna stare attenti a come lo si usa. Non sono una modella, né una bella donna. Ma ora so di essere donna. Riesco a vestirmi e a guardarmi. Prima dovevo smaltire il cibo. Ora sono messa alla prova dal mio copro attraverso cui passano le emozioni, e devo smaltire quelle. Prendo distanza da me e guardo il mio corpo come fosse uno spazio pieno entro il vuoto. E’ un fatto geometrico, non cromatico. Il colore non c’entra nel mio lavoro.

Silvia Celeste Calcagno
Silvia Celeste Calcagno. Opera vincitrice Premio Faenza 2015

Le immagini sono accompagnate da suoni. Si deve alla sua passione per il cinema?
Sì, anche se vivo senza televisione, divoro una quantità esagerata di film che certamente ispirano il mio lavoro. Per esempio l’opera “Cérémonie” esposta alla mostra aperta fino al 15 settembre alle OfficineSaffi di Milano è legata al film di Chabrol, “Il buoi nella mente”, il cui titolo originale è “La Cérémonie”.

Silvia Celeste Calcagno
Silvia Celeste Calcagno
Interno 8, fireprinting, 2015

Cosa ha di speciale il suo lavoro premiato fra 1.300?
Non è solo un pezzo di ceramica, ma il risultato di anni di sperimentazione tecnica sul grés, che a differenza della maiolica tipica della tradizione di Savona e Albissola viene cotto a temperature elevatissime. Ho imparato la tecnica a un corso della Regione Liguria appena uscita dall’Accademia Ligustica. Poi ho vinto un bando della CEE che mi ha finanziato l’acquisto del forno, del tornio e tutto il necessario. Non me lo sarei potuta permettere:un forno così costa circa 8.000 euro. Per quasi dieci anni ho affinato la tecnica, ma sono riuscita a non rimanere imbrigliata nella magia dello smalto perfetto, come succede a molti. Il tornio ti ipnotizza se non stai attenta. Così ho inventato la tecnica della “fotoceramica sperimentale su grès” e poi il “fireprinting”, che ho brevettato.

Silvia Celeste Calcagno
Silvia Celeste Calcagno Opera vincitrice Premio Faenza 2015

Teme di essere copiata?
No: non è questo il senso. Il brevetto significa per me dare dignità a questo materiale che va sdoganato dall’artigianato. La ceramica ha una potenzialità inaudita nel contemporaneo. A me consente di rimanere attaccata alla materia, alla terra, e allo stesso tempo essere così eterea, leggera, trasparente. Come idee, pensieri e suoni che sono tutt’uno con i pezzi usciti dal forno.

____________________________

SILVIA CALCAGNO | INTERNO 8 Le fleur Coupée
A cura di Angela Madesani
Milano, Officine Saffi (Via A. Saffi, 7)
21 maggio – 15 settembre 2015 (prorogata fino al 30 settembre)
Orari: dal lunedì al venerdì 10,00 -18,30. Sabato 11,00 – 18,00. Domenica su appuntamento.

Ingresso libero

Info per il pubblico
Tel.: +39 02 36 68 56 96
e-mail: info@officinesaffi.com
www.officinesaffi.com

Commenta con Facebook

leave a reply