Si chiama Kabir Mokamel, ha una quarantina d’anni, è originario di Kabul e ha tutte le carte in regola per essere considerato il nuovo Banksy. Dopo aver vissuto anni in Australia infatti, Mokamel è tornato nella sua terra, l’Afghanistan, e ha deciso di usare la sua street art per riempire di colore la sua città che ancora porta i segni della guerra civile.
Chilometri di mura abbandonate, macerie, edifici sventrati e messi ora al servizio dell’arte per denunciare un paese segnato dalla corruzione, per perseguire una resistenza culturale sulla falsa riga dei murales di Banksy, in una terra rivendicata dai talebani.
Due grandi occhi dal fascino mediorientale, liberati dai veli del burqa. Un cuore trasportato da una carriola, la cartina dell’Afghanistan coperta da un grande cerotto: nelle opere di Mokamel si leggono i segni di un Paese ferito che ancora fatica a rialzarsi.