Bruno D’Amicis (Italia)
Un fennec di tre mesi è offerto in vendita, sottratto in modo illegale alla sua tana
nel deserto del Sahara. Bruno si guadagnò, parlando con loro, la confidenza degli
abitanti del villaggio e scoprì un diffuso sfruttamento di animali selvatici, insieme a
una serie di cause che lo determinano, come una forte disoccupazione, una scarsa
educazione, una mancanza di controlli e turisti ignoranti. Bruno spera che le sue
immagini provocatorie aiutino a fare crescere la consapevolezza di questa situazione.
Il piccolo fennec è perfettamente adattato alla vita nel deserto. Ha evoluto grandi
orecchie che agiscono come radiatori, dissipando il calore del corpo.
Tuttavia queste grandi orecchie lo hanno fatto apprezzare dai turisti. Per quanto il
fennec abbia un’ampia diffusione nel nord Africa, la maggiore causa di pericolo per
la sua conservazione è rappresentata dall’essere catturato dall’uomo per l’industria
degli animali da compagnia o per essere usato in spettacoli locali.
Poker! Wildlife Photographer of the Year per il quarto anno consecutivo arriva a Milano.
Un’edizione della mostra speciale nella suggestiva location della Fondazione Luciana Matalon (Foro Buonaparte 67) per celebrare i cinquant’anni del prestigioso concorso di fotografia naturalistica, nato nel 1965 e indetto dal Natural History Museum di Londra con il Bbc Wildlife Magazine.
100 immagini mozzafiato premiate al concorso londinese, alla fine dello scorso anno, in mostra dal 9 ottobre al 23 dicembre 2015.
La competizione non perde mai il suo fascino e in questa 50a edizione hanno concorso 42.000 scatti, realizzati da fotografi professionisti e amatoriali provenienti da 96 paesi, che sono stati selezionati da una giuria internazionale di esperti, in base alla creatività, al valore artistico e alla complessità tecnica.
a questo link: UNA SELEZIONE DI FOTO DELL’EDIZIONE DEL 2014
Edwin Sahlin (Svezia)
Formaggio e salsiccia. Questo è quello che Edwin scoprì piacere
alle ghiandaie siberiane. Mentre la sua famiglia faceva una pausa
durante lo sci, Edwin scavò una fossa nella neve e vi si nascose.
Gettò pezzetti di cibo intorno alla buca e aspettò. Con sua
grande gioia una ghiandaia piombò sul cibo, avvicinandosi tanto
da mostrare il suoi colori delicati.
La ghiandaia siberiana, per quanto abbastanza sedentaria, è
spesso curiosa e capace di investigare cosa fanno gli intrusi, in
particolare uomini, nel suo territorio, specialmente se offrono
un pasto facile da ottenere. Questi uccelli possono vivere fino a
20 anni e formano coppie monogame per la vita, che vivono in
territori vicini ai propri parenti.
L’esposizione regala come sempre spettacolari immagini della natura mostrando la bellezza del pianeta in tutte le sue forme, dai paesaggi più remoti e incontaminati, al mondo animale, al regno botanico, che sono in costante evoluzione. Un viaggio affascinante anche al fine della salvaguardia dell’ambiente, da preservare nella sua ricchezza e nella sua straordinaria diversità.
Su questi temi saranno proposte serate di approfondimento e incontri con fotografi naturalisti di fama internazionale, a cura dell’Associazione culturale Radicediunopercento. In programma il ritorno di Marco Urso (14 ottobre) e di Marco Colombo (24 ottobre), già ospitati con successo nelle scorse esposizioni milanesi, e la partecipazione di nuovi celebri ospiti come il romano Simone Sbaraglia, presente in mostra (7 novembre), e l’aostano Stefano Unterthiner, il fotografo italiano più premiato nella storia del Wildlife Photographer of the Year (12 dicembre).
Francisco Negroni (Cile)
Francisco fece trekking fino a una collina nel Lago Ranco, 15 km
ad ovest del vulcano Cordòn Caulle. Guardò, sbalordito, come il
fumo si levasse fuori da un’enorme fessura su un lato. Quando i
fulmini vulcanici iniziarono a divampare nel cielo, Francisco, a cui
si era gelato il sangue, ebbe la sensazione di essere testimone
dell’Apocalisse.
Il Cordòn Caulle eruttò nel giugno del 2011, rilasciando 100
milioni di tonnellate di rocce, cenere, vapore acqueo e altri gas
nell’atmosfera. Questo tipo di tempesta, per quello che si sa, si
genera quando questi agenti collidono e producono cariche
statiche, così come allo stesso modo particelle di ghiaccio
collidono nelle normali tempeste.
LA MOSTRA
Allestite nelle sale della Fondazione Matalon le immagini premiate nelle 21 categorie in gara, a partire dal riconoscimento più ambito, il Wildlife Photographer of the Year, assegnato a The last great picture di Michael Nichols (USA).
Scattata in Tanzania nel Serengeti National Park, la foto mostra cinque leonesse che si riposano insieme ai loro cuccioli su uno sperone di roccia, dopo aver attaccato e cacciato due maschi del branco. L’immagine è incorniciata con la vista delle pianure in un cielo di tardo pomeriggio ed è stata catturata agli infrarossi, trasformando così la scena in qualcosa di primordiale, quasi biblico.
Christian Vizl (Messico)
Christian si posizionò sul fondo di una dolina, le ninfee sopra di lui si
estendevano fino alla superficie. “La principale difficoltà fu bilanciare le
luce naturale con quella del flash”, racconta. Christian regolò l’intensità
dei flash strobo in modo che si evidenziasse la trama leggera delle
foglie, diventate di color rosa a causa dell’età, senza che venisse meno
l’illuminazione naturale che proveniva dalle alghe.
Il cenote Aktun Ha è una delle migliaia di doline presenti in Messico.
Creatasi quando un letto calcareo è collassato facendo venire alla luce
l’acqua sotterranea, questi giardini subacquei sono divenuti il luogo
dove vivono una gran varietà di piante e pesci.
Gli antichi Maya consideravano i cenote luoghi sacri e le ninfee piante
dell’Oltretomba.
Stinger in the sun di Carlos Perez Naval (Spagna, 8 anni) è invece la foto vincitrice assoluta del premio Young Wildlife Photographer of the Year per la sezione junior, divisa in tre categorie fino a 17 anni.
Lo scatto ritrae un comune scorpione che mostra il suo pungiglione come un avvertimento. Carlos lo ha trovato su una roccia vicino a casa a Torralba del Sinones nel nordest della Spagna, un luogo che visita spesso alla ricerca di rettili. Il sole del tardo pomeriggio crea un bagliore, abilmente catturato dal giovanissimo fotografo attraverso una doppia esposizione.
Matthew Smith (Regno Unito/Australia)
Matthew nuotava vicino a questa caravella portoghese e, per quanto protetto
dalla muta, non potè evitare i suoi tentacoli urticanti. Poi l’illuminazione
divenne un problema e il suo flash strobo illuminò non solo il soggetto
ma tutto quello che c’era nell’acqua. Alla fine un’illuminazione con fibre
ottiche rivelò la maestosità, spesso sottostimata, di questa creatura. “Fu
un momento degno di esclamare un eureka”, racconta Matthew.
La caravella portoghese non è una medusa e non è neanche un individuo
singolo. E’ una colonia di 4 specie diversi di polipi, ognuno con una
funzione diversa: il mangiare, il difendersi, il riprodursi e il fungere da vela.
Non ha un movimento autonomo, così si affida al vento e alla corrente per
fluttuare negli oceani, spesso rimanendo intrappolata nelle baie come in
questo caso.
In questa edizione, ben 7 riconoscimenti sono andati a fotografi italiani.
Bruno D’Amicis è il vincitore nella Categoria Il Mondo nelle Nostre Mani, con la foto The price they pay. Impegnato da tempo in un progetto dedicato alle salvaguardia delle specie in via di estinzione nel Sahara, in un villaggio nel sud della Tunisia, Bruno ha immortalato un adolescente che vende un cucciolo di volpe Fennec presa da un covo nel deserto. Cattura o uccisione di queste volpi selvatiche sono illegali, ma ancora molto diffuse e immagini stimolanti come questa possono contribuire ad aumentare la consapevolezza su ciò che sta accadendo al fragile ambiente del Sahara.
Inoltre sono giunti finalisti nelle rispettive categorie: Simone Sbaraglia, con la foto Communal warmth (categoria Mammiferi), Silvio Tavolaro, con la foto Snow Stand (categoria Piante e Funghi), Adriano Morettin, con la foto Touch of Magic (categoria Specie Acquatiche), Alessandro Carboni, con la foto Ice land (categoria Ambienti terrestri), Cristiana Damiano, con la foto A long line in legs (categoria Bianco e Nero), e Bernardo Cesare, con la foto Kaleidoscope (categoria Natural Design).
Michael ‘Nick’ Nichols, Stati Uniti
Nick è un fotografo, artista e giornalista che usa il suo talento per
raccontare storie su problemi concernenti l’ambiente e il nostro
rapporto con la natura selvaggia. La sua carriera dura da più di 35
anni e il suo lavoro è stato pubblicato in numerosi libri e riviste.
Il numero di premi che ha ricevuto riflette il riconoscimento
internazionale che ha raggiunto. Nick mette costantemente
alla prova i limiti della fotografia, usando il massimo consentito
dalla tecnologia. Per lui la fotografia naturalistica non riguarda
stratagemmi e “non consiste nel rappresentare la natura, ma
piuttosto nel tramettere messaggi”.
Percorso espositivo
Oltre ai due massimi riconoscimenti Wildlife Photographer of the Year e Young Wildlife Photographer of the Year, il percorso espositivo illustra tutte le categorie in gara raggruppate in sezioni:
Diversità sulla Terra con le categorie Mammiferi; Uccelli; Anfibi e Rettili; Invertebrati; Piante e Funghi; Specie Acquatiche. Creatività e Tecnica con le categorie Natural Design; Bianco e Nero e il nuovo Premio speciale TimeLapse, filmati, con riproduzione accelerata dei fotogrammi, che rivelano all’occhio umano processi di trasformazione altrimenti non percepibili. Documentario con le categorie Il Mondo nelle nostre mani e Premio speciale Fotogiornalista di natura dell’anno. Portfolio con le categorie Premio speciale talento emergente (età 18-25 anni) e Premio speciale Portfolio (oltre i 26 anni). Sezione e categoria Ambienti terrestri e sezione Primi scatti con le categorie dedicate ai giovani fotografi fino a 10 anni; 11-14 anni e 15-17 anni.
Le didascalie e i testi che accompagnano le immagini raccontano sia i requisiti tecnici della fotografia sia la storia e le emozioni che hanno motivato l’autore nella realizzazione dello scatto, insieme a dati di carattere scientifico sulle specie fotografate.
Una mostra family friendly
Per agevolare la visita alle famiglie, l’Associazione culturale Radicediunopercento propone la promozione family friendly. Con 2 genitori (o adulti) paganti si ha diritto alla gratuità per 2 bambini (fino a12 anni) da loro accompagnati.
Cataloghi
In questa edizione speciale, a disposizione al bookshop, due libri by Natural History Museum e Rosamund Kidman Cox:
Wildlife Photographer of the Year Portfolio 24
Con introduzione di Jim Brandenburg, uno dei fotografi di natura più rispettati al mondo, il portfolio che contiene tutte le immagini del concorso (Lingua inglese; Pagine 160; € 35).
50 Years of Wildlife Photographer of the Year book
Una stupenda collezione di immagini che festeggia i 50 anni del concorso e ripercorre la storia della fotografia naturalistica. Un libro commemorativo con molte delle più belle fotografie di natura di tutti i tempi (Lingua inglese; Pagine 256; € 50).
Sam Hobson (Regno Unito)
Poco dopo il tramonto, apparvero i parrocchetti. “Venivano a
gruppi volando basso sul cimitero, dirigendosi verso gli alberi,
dove si posavano”, ricorda Sam. Con un colpo di flash al termine
di una lunga esposizione per creare le loro scie, Sam catturò
l’essenza di questi uccelli capaci di attirare l’attenzione, alieni in
un paesaggio urbano inglese.
I parrocchetti dal collare, una specie afro-asiatica, sono ora
stanziali in molte aree urbane dell’Europa. Provengono da antiche
colonie europee in India o in Africa centrale, da cui furono poi
portati in Europa e qui rilasciati o scappati. Questi parrocchetti
si sono ambientati facilmente alla vita a Londra dove possono
trovare semi, frutti e germogli in abbondanza.
Workshop
Durante il periodo della mostra, l’Associazione culturale Radicediunopercento organizza presso la sua sede in via Stresa 13, workshop teorici e pratici, tenuti dai noti fotografi Marco Urso e Marco Colombo.
Si inizia sabato 17 ottobre con Modulo principale base e si prosegue con veri e propri corsi di specializzazione: Fotografia naturalistica, Reportage e fotografia di viaggio, Fotografia macro, Fotografia subacquea.
Carlos Perez Naval (Spagna)
Carlos trovò questo scorpione che si riscaldava al sole vicino alla sua casa e la
luce del tardo pomeriggio emanava un bagliore così affascinante che decise
di fare degli esperimenti con una doppia esposizione. Incominciò con lo
sfondo, usando un tempo di esposizione rapido per non sovraesporre il sole
e poi fece lo scatto usando un flash. Consapevole della presenza di Carlos, lo
scorpione mostrò il suo pungiglione come avvertimento.
Questo scorpione giallo commune, altamente velenoso, è notturno, come
la maggior parte degli scorpioni, così probabilmente era appena uscito dal
suo nascondiglio. Si nutre di una grande varietà di insetti e anche di altri
scorpioni e usa le sue chele, o pinze, per afferrare la preda. Poi schiaccerà la
preda con le chele o le inietterà il veleno neurotossico prodotto dalla parte
finale della sua coda.
Ian Johnson (Sudafrica)
Senza nessun segnale di avvertimento, il gorilla si arrampicò su un
muro e stette lì. “Lui e la sua famiglia sono effettivamente bloccati nel
parco”, dice Ian, “circondati da campi coltivati”. Ispirato da progetti di
re-wilding, Ian ritiene che un giorno sia ancora possibile che la foresta
possa rimpadronirsi delle aree intorno al parco, salvaguardando il futuro
dei gorilla.
Si stima che rimangano circa 480 gorilla di montagna tra le foreste che
bordano il confine tra Rwanda, Uganda e Repubblica Democratica del
Congo. Oggi il turismo ha un ruolo determinante nella loro conservazione,
in quanto aiuta a proteggere i gorilla e il loro habitat, e questo ha
determinato nuove nascite. Tuttavia non tutti gli habitat sono protetti e
incombe una notevole minaccia di sviluppo di nuove aree urbane.
Jan van der Greef (Paesi Bassi)
Per due giorni Jan osservò come un colibrì becco a spada volasse,
alla ricerca di cibo, attraverso il territorio di un aggressivo colibrì
inca dal collare.
“Una o due volte al giorno il colibrì becco a spada usava il suo
lungo becco per respingere l’aggressore”, racconta Jan. Ma
catturare questo comportamento non era facile, per congelare
il movimento delle ali Jan usò dei flash della durata di appena
1/10.000 di secondo.
Il colibrì becco a spada è l’unico uccello che ha un becco più
lungo del suo corpo, escludendo la coda. Estendendosi fino a
11 cm, il becco gli permette di succhiare il nettare da piante che
hanno fiori dal calice molto profondo.
INFORMAZIONI UTILI
Wildlife Photographer of the Year
9 ottobre – 23 dicembre 2015
Fondazione Luciana Matalon
Foro Buonaparte 67 – 20121 Milano
INFO
M +39 331 9496021
info@radicediunopercento.it
www.radicediunopercento.it
ORARI
Tutti i giorni h 10.00 – 19.00 / Giovedì e Venerdì h 10.00 – 22.00
Chiuso Lunedì (aperto Lunedì 7 dicembre)
Sabato 7 novembre e Sabato12 dicembre h 10.00 -17.30
Chiusura biglietteria 45 minuti prima
INGRESSO
Intero: € 8,00 | Ridotto: € 6,00 (bambini 6 -12 anni, Over 65) | Tessera associativa: € 1,00
Gratuito: bambini 0-5 anni
Promozione family friendly: con 2 genitori (o adulti) paganti, gratuità per 2 bambini (6-12 anni) da loro accompagnati
ORGANIZZATA DA
Associazione Culturale Radicediunopercento
PROPRIETÀ
Natural History Museum di Londra e BBC Wildlife Magazine
SEDE ESPOSITIVA
Fondazione Luciana Matalon
www.fondazionematalon.org