La riforma Franceschini si è completata con la nomina dei direttori dei musei statali non dirigenziali. Selezionati tra il personale interno del ministero, sono 114 – tra funzionari storici dell’arte, architetti e archeologi – le figure che dal 5 novembre entreranno nel pieno delle loro funzioni per guidare queste nuove realtà chiamate a dotarsi di un proprio statuto e adottare una contabilità certa e trasparente.
In particolare, si tratta di 48 storici dell’arte (42% del totale degli incaricati), 36 archeologi (31,5%) e 30 architetti (26,5%). La gestione sarà divisa in aree funzionali, con un responsabile per le collezioni, lo studio, la ricerca e la didattica, il marketing, il fundraising, l’amministrazione e la sicurezza.
Lo statuto, messo a punto di concerto con i direttori dei rispettivi poli museali regionali, definirà l’identità di ogni singolo museo. La contabilità trasparente – non un vero e proprio bilancio, quanto un documento contabile – permetterà per la prima volta di rendere chiaro quanto ogni istituto riceve e ricava in termini di risorse e come impiega tali risorse. I musei statali italiani, così come prevedono le linee guida dell’International Council of Museums, si articoleranno in aree professionali: accanto al direttore potrà essere nominato un curatore e conservatore delle collezioni incaricato anche delle attività di studio, ricerca e didattica, un responsabile dei rapporti con il pubblico, del marketing e della raccolta fondi, un responsabile dell’amministrazione e un responsabile per gli allestimenti e la sicurezza.
“Finalmente il nostro Paese – dichiara il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini – si è dotato di un sistema museale statale moderno e dinamico. I musei non sono più meri uffici delle Soprintendenze ma, come avviene in tutto il mondo, realtà a sé stanti, capaci di gestire programmazione e risorse. Un deciso salto in avanti verso la piena valorizzazione del patrimonio culturale nazionale”.