Biennale lascia, Padiglione Italia raddoppia. Serrati i battenti all’Arsenale, il “cantiere” corre tra le calli direzione Formosa, dopo aver setacciato per sei mesi i “canali” accademici della penisola intera. Codice Italia raccoglie ed accoglie il meglio dell’Accademia artistica nostrana, conquista il titolo di “Academy” e si mette in mostra per tre settimane a Palazzo Grimani. Logica conclusione di settimane di lavoro-bottega dialettica “allievo-maestro”, elaborato sul filo della Memoria e del codice genetico nazionale. Una triplice elica – artisti in nuce + artisti conclamati + artisti sovrani (vedi gli esposti permanenti nelle sale Bosch, Giorgione, Salviati, Zuccari) – che dal Cinquecento si avvita ai nostri giorni, donandoci bagliori di quella che forse sarà la prossima sequenza genetico artistica del Paese.
Tracce molecolari frutto dell’esperienza dei laboratori-workshop dalla (ancora) triplice prerogativa: coniugare tradizione orale + pratica del fare + sintesi del lavoro in spazio pubblico. E che spazio: atmosfere tardogotico-veneziane impreziosite da respiri rinascimentali tosco-romani. Architetture incorniciate da stucchi e grottesche che si alternano alla miscela di arti, materie e materiali. Inevitabili citazioni le meritano la Tribuna col cappello di luce che bagna le fotografie incastonate nelle nicchie marmoree (un plauso all’architetto Giovanni Francesco Frascino per questo ed il resto) e, un gradino più avanti, una “certa” meraviglia affrescata che si concede tra le decorazioni del soffitto di Giovanni Faccioli: La Nuda di Giorgione, che nel caso specifico mira il “Futuro ricordato” del cinema-videoarte che scorre in loop per gli schermi.
Ma facciamo un passo indietro: come si è arrivati dinnanzi a La Nuda?
Primo passo: Workshop della durata di 3 giorni predisposti da Vincenzo Trione, curatore del Padiglione Italia: 5 laboratori teorico-pratici diretti da 5 “maestri” italiani presenti al Padiglione, svolti con cadenza mensile tra giugno e novembre: Pittura – Caccavale, Scultura – Longobardi, Cinema e Videoarte – Ferrario, Disegno – Aquilanti, Fotografia – Biasiucci. Un centinaio gli studenti partecipanti scelti dalle Accedemie italiane per la 3 giorni di lavori al Vega (Parco Scientifico Tecnologico di Venezia) di Marghera.
Secondo passo: selezione di 7/8 allievi per workshop.
Risultato: 43 artisti in mostra per 3 settimane (19 novembre-10 dicembre).
Senza stare a perdersi in “critiche” e “storie” dei selezionati (prendere il battello fermata San Zaccaria e visitare in loco. Di seguito all’articolo un’ampia visione fotografica-didascalica d’insieme del lavoro), menzioniamo i lavori di Agnese Scultz, Saverio Bonelli, Giuliana Rosso, Giuseppe Barillaro, Enrico Cattaneo, Federico Aprile, Anna Canale, Saeed Naderi, Igor Londero, Angelo di Bello, Antonio di Biase e Sofia Bersanelli, della quale Tiziana Migliore su La Repubblica ha osservato “il vero salto di qualità al sottotesto dell’arte contemporanea (…) una sincrona articolazione delle immagini in poesia dal vivo e delle parole in immagini”, e in cui si intravede “il più bel futuro della nostra cultura visuale”. Tracce di codice genetico venturo?
Chissà. Intanto tiriamo un paio di somme doverose a proposito dell’esperimento Codice Italia Academy:
1) Solo l’intenzione andrebbe premiata, se a questa si accompagna una “realizzazione” compiuta come in questo caso: chapeau.
2) Il Padiglione Italia dialoga (finalmente) costruttivamente con l’Accademia italiana, dandole lustro e risalto, e la mette in mostra attraverso un percorso formativo-creativo di qualità.
3) Il progetto deve proseguire. Niente fuochi di paglia da lasciare all’oblio. Il MIBACT deve farsi carico del progetto con lungimiranza e impegno. Fra due anni la “cosa” deve riproporsi, affinando (magari) le armi e le arti, e (magari) aprirsi all’Architettura, la Musica, il Cinema.
4) Catalogo. Accompagna il tutto un bel libricino (cosa non affatto scontata) al quale – attraverso le parole di Trione contenute in esso – affidiamo la sacrosanta conclusione:
“Vorremmo concludere con le parole di uno dei più severi critici d’arte del secondo Novecento, Robert Hughes, il quale, nell’epilogo di un suo libro (Lo shock dell’arte moderna), dopo aver descritto l’attuale paesaggio artistico – dominato da “misere ambizioni”, da “mancanza di tensione spirituale”, da “senso di carriera invece che di vocazione” – ha osservato: “Forse le grandi energie del modernismo sono ancora latenti nella nostra cultura, come l’arco di Ulisse nella casa di Penelope. Ma sembra che nessuno sia in grado di tenderlo”.
C’è da augurarsi che qualcuno tra gli artisti incontrati nel workshop di Codice Italia Academy e, poi, presentati nella mostra allestita nelle sontuose sale di Palazzo Grimani a Venezia possa avere il coraggio di tendere quell’arco.”
Una panoramica della mostra
INFORMAZIONI UTILI
Codice Italia Academy
Museo di Palazzo Grimani, Venezia (Ramo Grimani, 4858 / Sestiere di Castello, di fianco a Campo Santa Maria Formosa)
19 novembre – 10 dicembre 2015
a cura di Vincenzo Trione
Ingresso gratuito