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Perché la Nuova Zelanda ha rinunciato al suo padiglione alla Biennale di Venezia 2024?

in Pursuit of Venus [infected], 2015–17, Lisa Reihana: Emissaries, Biennale Arte 2017. Photo: Michael Hall. Image courtesy of New Zealand at Venice. In Pursuit of Venus [infected], 2015–17, Lisa Reihana: Emissaries, Biennale Arte 2017. Photo: Michael Hall. Image courtesy of New Zealand at Venice.
in Pursuit of Venus [infected], 2015–17, Lisa Reihana: Emissaries, Biennale Arte 2017. Photo: Michael Hall. Image courtesy of New Zealand at Venice.
In Pursuit of Venus [infected], 2015–17, Lisa Reihana: Emissaries, Biennale Arte 2017. Photo: Michael Hall. Image courtesy of New Zealand at Venice.
La Nuova Zelanda ha rinunciato al suo padiglione nazionale alla 60esima Biennale di Venezia del prossimo anno, che si svolgerà dal 20 aprile al 24 novembre 2024.

Creative New Zealand, ente che sovrintende alla partecipazione del Paese alla Biennale, ha pubblicato un rapporto in cui esamina il padiglione neozelandese alla 59esima edizione nel 2022. L’indagine ha rilevato che, sebbene i gli elementi positivi siano stati evidenti, “gli aspetti chiave della selezione e della consegna del Paese rappresentanza non sono più sostenibili”.

In sostanza, non ci sono fondi sufficienti per realizzare un padiglione di qualità. Tanto che, ragionando sul lungo termine, la Nuova Zelanda sta già cercando un piano alternativo per proporre un padiglione nazionale nel 2026, 2028 e 2030. Prima voce all’ordine del giorno, la ricerca di un’organizzazione o di un consorzio partner.

La realizzazione del padiglione costa circa 715 mila dollari per ogni ciclo di due anni, con un contributo di Creative New Zealand di 475 mila dollari, ovvero l’1% del budget annuale dell’organizzazione. Cosa ha fatto storcere il naso all’istituzione, allora? Si parla, probabilmente, di una richiesta extra per la realizzazione della mostra, ritenuta inaccettabile. Anche perché, oltre alla realizzazione dell’esposizione in sé, bisogna considerare tanti altri fattori, artistici e tecnici, che incidono sul costo finale. Dalla materia prima per l’opera al suo spostamento, dall’istallazione alla sorveglianza, dalla promozione al mantenimento.

A queste si aggiungerebbe anche una questione sociale, inerente alla selezione degli artisti. Se infatti alcuni artisti Maori negli anni hanno partecipato alla Biennale, secondo Creative New Zealand hanno in ogni caso una rappresentanza molto minore rispetto all’ambito creativo neozelandese più vicino alla cultura occidentale, quindi poco risonante all’interno della comunità locale.

La partecipazione della Nuova Zelanda a Venezia è attualmente progettata per servire il singolo artista”, aggiunge il rapporto. “Abbiamo invece l’opportunità di spostare la conversazione dal personale al collettivo, riflettendo sulle modalità in cui l’arte può generare un valore pubblico per tutti i neozelandesi”.

In questo periodo di pausa e riflessione per la Nuova Zelanda, alcuni artisti neozelandesi troveranno comunque posto in Foreigners Everywhere, la mostra centrale della Biennale 2024, curata da Adriano Pedrosa.

Il Padiglione della Nuova Zelanda è stato fondato nel 2001. Tra le partecipazioni di spicco ricordiamo quella dell’artista berlinese Simon Denny nel 2015 e dell’artista Maori Lisa Reihana nel 2017.

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