Darcy Padilla, fotogiornalista statunitense, ha trascorso ventun anni, dal 1993 al 2014, fotografando la vita di Julie Baird e della sua famiglia. L’ha seguita nella sua lotta contro la droga, la povertà, la malattia, la perdita, mentre partoriva, mentre riabbracciava suo padre dopo trentanni e mentre i suoi occhi si chiudevano per sempre. Ventun anni di istanti indelebilmente impressi in fotogrammi in bianco e nero che mostrano tutto l’universo che una vita può contenere.
Family Love è il titolo di questo toccante lavoro, meritatamente premiato con numerosi riconoscimenti tra i quali il W. Eugene Smith Grant in Humanistic Photography, il John Simon Guggenheim Memorial Foundation, il Getty Images Grants for Editorial Photography e il World Press Photo 2015.
Quando il 28 gennaio del 1993 Darcy Padilla incontra per la prima volta Julie nell’atrio dell’Hotel Ambassador a San Francisco mai avrebbe immaginato di intraprendere un progetto così epico riguardo la vita di una persona.
Era una giovane fotogiornalista di ventotto anni, che dopo numerosi stages presso importanti quotidiani, aveva deciso di concentrarsi principalmente sui propri lavori personali. Sin dagli esordi il tema della povertà urbana, degli emarginati e dei malati di AIDS diventa il centro della sua ricerca fotografica. Anche quel 28 gennaio Darcy stava raccogliendo immagini per una nuova storia. Aveva infatti deciso di dedicare cinque anni a fotografare gli abitanti dell’Hotel Ambassador di San Francisco, per lo più malati di AIDS, presso il quale si recava insieme a un gruppo di medici e di assistenti sociali che prestavano loro soccorso. Julie era una degli ospiti dell’Hotel, dove viveva insieme al suo compagno di allora Jack, il padre della sua prima figlia Reachel e la persona che le aveva trasmesso l’HIV. Aveva appena diciotto anni ma su di lei pesava già un passato di abusi e di droga.
Darcy Padilla descrive così il loro primo incontro: “Ho incontrato Julie la prima volta il 28 gennaio 1993. Julie, 18 anni, si trovava nell’atrio dell’Hotel Ambassador. Era a piedi nudi, la cerniera dei pantaloni aperta e un neonato di 8 giorni tra le braccia”.
La Padilla fu molto colpita dalla presenza di Julie e dal fatto che insieme al compagno e alla piccola Reachel fossero l’unica famiglia a vivere in quell’Hotel. Dopo quell’incontro ne seguirono altri, durante i quali Darcy racconta a Julie del suo progetto e del desiderio di coinvolgerla, ma soltanto dopo un anno Julie deciderà di farne parte.
Inizialmente per Darcy Padilla questa giovane donna rappresentava la testimonianza perfetta della povertà e dell’emarginazione che intendeva raccontare nel suo nuovo lavoro. Figlia di una madre alcolizzata, vittima di abusi sessuali da parte del patrigno, Julie scappa di casa all’età di quattordici anni e a quindici diventa tossicodipendente. Ma man mano che Darcy entra più a contatto con l’esistenza di Julie, man mano che passano gli anni accanto a lei seguendola nell’altalenarsi delle sue vicende, delle sue piccole gioie e dolori, si rende conto che c’è molto di più di un vissuto di povertà: c’è la vita di una donna e della sua lotta. Per sopravvivere, per essere migliore di quanto lo è stata sino a quel momento. Mentre Julie lottava per disintossicarsi, per non perdere la custodia dei sei figli nel frattempo avuti, per mantenere unito l’ultimo scampolo di famiglia rimastale ossia Jason, il compagno che le starà accanto sino alla morte, e l’ultima figlia Elyssa,
Darcy Padilla prima ancora che come fotografa ha dovuto confrontarsi con Julie come essere umano. Il sincero rapporto di condivisione instauratosi tra le due ha consentito alla Padilla di andare oltre una mera documentazione, restituendo un affresco di Julie sì crudo ma reale, vero, senza giudizio né compiacimento. Un racconto a due voci, quella di Julie e quella di Darcy, che si fondono e si incrociano senza mai sovrastarsi.
Sotto il profilo compositivo l’autrice sceglie inquadrature che conducono direttamente sui soggetti portando l’osservatore dentro la storia. L’uso della pellicola in bianco e nero inoltre aderisce perfettamente alla narrazione definendone i dettagli senza aggiungere nulla di superfluo.
Osservando le immagini che compongono Family Love quel grumo informe che definiamo povertà, malattia, dipendenza si disfa mostrando la sua reale densità e composizione. Ci mostrano la vita e tutto ciò che è contemporaneamente. Emerge Julie come persona, come donna.
Risalta il ritmo della vita e della morte che per Julie arriverà il 27 settembre 2010 a soli trentasei anni. Accanto a lei ancora una volta Darcy, che le resterà vicina anche dopo la morte mantenendo i contatti con il compagno, Jason, e con Elyssa, l’unica di sei figli lasciati in loro custodia, e continuando a narrare la loro vita.
Family Love è oggi anche un prezioso libro edito dalle Editions de la Martinière ed è possibile vedere l’intero progetto sul sito del World press Photo, in cui le immagini sono arricchite dalle parole di Darcy Padilla (qui il sito ufficiale della fotografa) che narra la storia di Julie.