Classifica musica 2015. Gli album scelti dalla redazione di ArtsLife. Dicembre è il tempo delle corse ai regali, delle abbuffate, dei resoconti e, come se fosse il dessert, della classifica musica 2015. In fondo il listone è solo un gioco, utile però per fare il punto sulla situazione. E la situazione 2015 è chiara: nelle top10 della musica2015 il concetto di genere ormai è superato, così come nella vita vera d’altronde.
E allora aprite Spotify e auguriamoci tutti insieme un buon anno nuovo!
La classifica di Margherita Rotelli.1. Kendrick Lamar – To Pimp a Butterfly. È tutto estremamente chiaro. To Pimp a Butterfly è il disco rap dell’anno, con la copertina dell’anno, con i produttori dell’anno e che contiene uno dei singoli dell’anno (King Kunta) e, senza dubbio, con il video più bello dell’anno, Alright. Non fatevi ingannare dell’etichetta “rap”.2. Tame Impala – Currents. Dall’Australia. Quello dei Tame Impala è il classico “disco della Madonna”, definitivo. Kevin Parker si riconferma innovatore della musica psichedelica anni ’10. Per sua ammissione, pare che l’illuminazione avvenne all’interno di un taxi dove, imbottito di droghe, Kevin ascoltava i Bee Gees.
Currents è un album che difficilmente dimenticheremo, in cui ogni singolo pezzo conserva la stessa allucinogena essenza synthpop di pregiata fattura che caratterizza tutti i brani precedenti. È un disco romantico, dolce, sexy, ricco: che ti trascina in una visione lunga 51 minuti.
3. Verdena – Endkadenz vol. 1&2. Due dischi sono usciti a distanza di pochi mesi, ma per rispettare le volontà della band lo consideriamo come un unico disco. Ancora una volta, i Verdena riescono a stupire facendo un ulteriore passo avanti che li allontana dalle sfumature pop di Wow. Un disco che potremmo suddividere in due macro categorie: una contenente i cosiddetti “pestoni” e l’altra, fatta di pezzi etnici e latini con molti riferimenti ad Anima Latina di Battisti. Ogni tanto, tra l’altro, salta fuori pure Elvis.
Ancora una volta i Verdena si riconfermano essere una delle migliori band italiane.
4. Sufjan Stevens – Carrie and Lowell. Carrie and Lowell nasce con l’elaborazione di un lutto. La madre Carrie, una donna problematica al limete della schizzofrenia, è venuta a mancare nel 2012 e Sufjan con questo disco riporta a galla i ricordi legati all’infanzia con la madre e il compagno Lowel.
Per questo motivo non è un disco facile, ma è chiaro che solo Sufjan è in grado di donarci una forza melodica e un carico emotivo come quelle delle ballate folck presenti in Carrie and Lowell.5. IOSONOUNCANE – DIE. Cinque anni di silenzio pressoché assoluto separano l’esordio di IOSONOUNCANE da questa seconda prova. Cinque anni che paiono un secolo visto l’abisso stilistico che separa i due anni. DIE è un disco che si distingue da tutto il panorama musicale italiano, se non mondiale. L’originalità sta nella produzione e nel saper mixare con maestria psichedelia, canti sardi, techno, elettronica lo-fi e canzone d’autore in una formula che è il risultato di un approccio essenziale e per certi versi arcaico ad ognuno di questi generi.
6. Jamie xx – In Color. Fin dai primi passi mossi con gli XX si capiva che Jamie fosse parte integrante e pulsante della band. Con In Color fonde diversi elementi del recente passato, dando vita a qualcosa di tremendamente personale. Un album di esordio in cui si gioca con buona parte dei colori della musica, dalle radici della tradizione ai vertici della sperimentazione. Un disco in cui ogni traccia è una vera hit.
7. Miley Cyrus – Miley Cyrus & Her Dead Pets. Miley Cyrus, la più controversa figura del pop mainstream americano, fa un disco prodotto dai i Flaming Lips!! Sicuramente lo sapevate già, ma solo per questo è tutto una psichedelica provocazione. E il disco è anche bello, forse un po’ troppo lungo.8. Blur – The Magic Whip. Succede che dopo 6 anni di scazzi e 6 anni di reunion Damon Albarn, Grham Coxon, Alex James mettendo da parte tutti i loro problemi, si ricontrano a Hong Kong per mettere mano ad un nuovo disco, il nuovo disco dei Blur. È l’Oriente filtrato dagli occhi di Albarn e dalla chitarra pazza di Grham Coxon. Ne esce fuori un disco a tratti molto intimista, ma allo stesso tempo scherzoso, giocoso dalla copertina ai video. Con questo disco i Blur tornano nelle nostre cuffie nei nostri momenti più malinconici, ma allo stesso tempo sul dance floor.
9. Colapesce – Egomostro. Prima di tutto Egomostro è un bellissimo disco italiano e, ancora più importante, è un disco indipendente che a livello di produzione e di suoni potrebbe competere con le produzioni estere. In poche parole è un disco che suona da paura!
10. Florence + the machine – How big how blue how beautiful. Non è un disco perfetto, ok. Ma nell’anno in cui il disco che avuto più successo del mondo è stato quello di Adele (25) non voglio certo non inserire la vera unica regina del pop, Florence. E poi si sa: nuovo disco, nuovo tour!
La classifica di Lorenzo Peroni1. Oscar and the Wolf – Entity. La folgorazione del 2015. Dal Belgio una band che suona strana e sensuale come non mai. Amore al primo ascolto. Un mix perfetto di disagio e languore. Princes e Strange Entity tra i pezzi più belli. All’attivo anche una cover di Back to Black della compianta Amy Winehouse.2. Twin Shadow – Eclipse. Terzo album per Twin Shadow. Dalla Repubblica Domenica. Un album maturo, che fa del revival anni ’80 un mix crepuscolare e irresistibile. Bellissime When the Lights Turn Out, Alone e Turn Me Up.
3. Róisín Murphy – Hairless Toys. Dopo la parentesi italica Róisín Murphy ha pubblicato quest’anno il suo novo lavoro, un EP di 9 brani: Hairless Toys. Ufficialmente il suo terzo album solista, il primo dal 2007. Evocativo, elegante e teatrale. Il capolavoro dell’album è senza dubbio Exile. Un disco squisitamente cupo, scuro e ipnotico. Exploitation è il primo singolo estratto, seguito da Evil Eyes – brano accompagnato da un video che è una gioia per ogni cinefilo, pieno di citazioni cinematografiche tutte da gustare.
4. D’Angelo – Black Messiah. Il suo terzo album in studio e arriva a 14 anni di distanza dal precedente, Voodoo. D’Angelo con Black Messiah, nonostante l’incursione occasionale nel jazz e blues, riprende le fila del precedente album confermando la capacità di filtrare i grandi modelli del passato (da Marvin Gaye, Al Green, Roberta Flack fino a Smockey Robinson e Eric Clapton) in uno stile personale, coerente e contemporaneo, a volte malinconico, a volte sexy.5. Malika Ayane – Naif. Con questo nuovo album Malika ci ha regalato un disco luminoso, che si lascia alle spalle quella parte un po’ oscura che caratterizzava Ricreazione (il suo lavoro predente), per dare spazio a una poesia, a volte disillusa, a volte malinconica e a volte perfino strafottente, ma sempre piena di ossigeno. Naïf è la dimostrazione che, anche in Italia, c’è un’alternativa alla sciatteria.
6. Erykah Badu – But You Caint Use My Phone. Erykah è matta e questo mixtape è una favola. Prende il titolo da un verso di una canzone del 1997 della stessa Badu, Tyrone. Tema: il telefono. Bellissima Hello in duetto con André. Nell’anno di Adele non un titolo felicissimo però.
7. Lana del Rey – Honeymoon. La regina dell’indolenza, come l’ha definita qualcuno. Definizione perfetta per questo nuovo capitolo dalla discografia di Lana del Rey. Abbandonata qualsiasi voglia di classifica lana guarda col canocchiale la top40 e pigramente si rotola in requiem trasognati come Music to Watch Boys To, The Blackest Day e Swan Song. Un noir tropicale in musica.8. Romina Falconi – Certi sogni si fanno attraverso un filo d’odio. Un disco pop. Italiano! Siamo nei pressi del miracoloso. Elettronico e appassionato: l’album che Giorgia avrebbe sempre voluto fare.
9. Say Lou Lou – Lucid Dreaming. Miranda Kilbey e Elektra Kilbey, le gemelline che vengono dal nord ci regalano un gioiellino dream-pop. Echi malinconici di Crazy For You, inebrianti e anemici. Lolite come uscite da un film di Sofia Coppola. Tra i pezzi più riusciti: Everything We Touch, Hard for a Man e Better in the Dark.
10. Marina and the Diamonds – FROOT. Marina Diamandis con il suo terzo album continua la propria cavalcata attraverso il pop con un album pieno zeppo di pezzi deliziosi, dall’apripista FROOT a Blue, passando per I’m a Ruin e Can’t Pin Me Down.
La classifica di Marco Torcasio.
1. Grimes – Art Angels. Perché e senza dubbio la sintesi più bella e completa della sperimentazione musicale in chiave alt-pop dell’anno. Un sound unico che profuma d’innovazione e tiene alta la qualità dell’ascolto.2. Björk – Vulnicura. Mastodontico, teatrale, meticoloso ed emotivo al massimo. Un album che meriterebbe il primo posto di default perché molto più simile a un’ opera d’arte che a un mero prodotto discografico, ma Björk di primi posti ne ha già guadagnati molti nella sua carriera, sicuramente questa medaglia d’argento non le sottrarrà alcun merito.
3. Francesca Belmonte – Anima. Un debut album passato quasi inosservato ai più, meraviglioso forse anche per questo motivo. Francesca Belmonte deve molto a Tricky, ma l’anima che dà il titolo al disco è tutta sua, e si sente.
4. Marilyn Manson – Pale Emperor. Perché rimane l’alfiere nero di un genere che solo per merito suo sopravvive e riesce a finire anche in classifica. Abbiamo per fortuna ancora un anticristo a cui votarci.5. Years & Years – Communion. Il connubio perfetto e per niente banale tra la nuova generazione electro e i synth anni ottanta. Profondità dei testi, melodie eteree e dancefloor anthems coesistono alla perfezione in questo quinto posto.
6. New Order – Music Complete. La storia in classifica dev’esserci sempre e gli unici a poter assurgere al ruolo di docenti in cattedra da circa 36 anni chi sono se non i New Order?
7. Foals – What Went Down. Perché non tutto è perduto sul pianeta alternative rock. La voce di Yannis Philippakis ci scuote ricordandoci che i Foals paiono essere gli unici apostoli (di alto profilo) di un genere che a stento sopravvive all’implacabile deriva pop dell’ultimo decennio.8. Peaches – Rub. Per fortuna ci pensa Peaches a regalarci una pausa malata e oltraggiosa come solo lei sa fare in tutto questo stucchevole femminismo conservatore capitanato da pseudo-suffreggette improvvisate come Adele o peggio ancora Miley Cyrus.
9. Janet Jackson – Unbreakable. Indistruttibile Janet. Fiera e talentuosa come sempre ci aiuta, con il suo carattere felino, a mantenere vivo l’interesse nei confronti delle belle canzoni e non solo delle belle cantanti.
10. Madonna – Rebel Heart. Ultimo posto solo per esigenze di classifica perché se paragonato a tutti i precedenti, per quanto importante sia questo disco (musicalmente e storicamente), purtroppo non riesce a salire più in alto di così.
classifica …surreale per un sito che parla di arte: nulla di jazz contemporaneo, nulla di musica d’avanguardia o sperimentale o concreta o improvvisata o che non venga dai soli posti ben riscaldati (solo plastica come avrebbe detto f.zappa…).
a che serve se la trovo già su IO DONNA ?