Poche cose si sanno di un certo Andrea Meldola detto Schiavone. A mettere finalmente un po’ di chiarezza è l’inedita mostra antologica a lui dedicata nelle sale del Museo Correr: Splendori del Rinascimento a Venezia. Schiavone tra Parmigianino, Tintoretto e Tiziano.
Scarne e fumose sono sempre state le notizie su questo particolare artista ma anni di studi e ricerche hanno portato nuova luce sul pittore operante nella Serenissima del XVI. Nato nella Dalmazia del 1510, Schiavone sceglie Venezia, alle soglie degli anni ’40, come trampolino di lancio per dare spazio a quella “furia dalmata” – per citare le parole seicentesche di Marco Boschini – che ne caratterizzerà tutta la produzione artistica. Ampiamente apprezzato da una committenza ecclesiastica, i personaggi sacri del Meldola arricchiscono numerose chiese veneziane (tra le quali San Giacomo dall’Orio, i Carmini e San Sebastiano). Le sale della Biblioteca Marciana mostrano inoltre come il suo stile non rimanga indifferente ad una committenza pubblica mentre, nel privato, è il Vasari a suggerire il successo dello Schiavone anche ne “le case de’ gentil’huomini”.
Notevole è il corpus di opere dell’artista dalmata che la mostra veneziana mette in luce presentando 140 pezzi provenienti da numerosi musei internazionali. Il ricco percorso espositivo – a cura di Lionello Puppi ed Enrico Maria del Pozzolo – è un viaggio a 360° nella storia, nelle opere e nelle influenze artistiche di questo straordinario pittore. A dare il via all’esposizione sono le sale dedicate ai volumi contenenti le prime informazioni sull’artista; e se Vasari nella seconda edizione delle Vite (1568) sminuisce l’opera di Andrea Schiavone, ci pensa Annibale Caracci a sottolineare il contrario tra le sue postille al testo vasariano. Al 1548 risale una lettera di Pietro Aretino nella quale lo scrittore chiede un incontro al Meldola dopo il consenso suscitato in Tiziano mentre, nello stesso anno, uno dei protagonisti dei Dialoghi di Paolo Pino definisce l’opera dell’artista dalmata come un “empiastar” (ovvero un “pasticciare”) sminuendo la sua tecnica pittorica.
Lasciandosi alle spalle le discordie interpretative dell’opera di Schiavone, portate avanti per anni nella letteratura artistica e non solo, l’esposizione continua ponendo in risalto il ruolo fondamentale giocato da Girolamo Francesco Maria Mazzola, detto Parmigianino, nella formazione dell’artista dalmata. Evidenti influenze del pittore emiliano si riscontrano non solo in tele come la Sacra Conversazione di Dresda ma anche nell’iconografia delle numerose incisioni; queste ultime si presentano come vero banco di sperimentazione nelle quali l’artista giunge ad un’inedita ricchezza compositiva permeata dall’esperienza di Salviati, Raffaello e Tiziano.
Particolarmente presente è l’insegnamento di quest’ultimo in opere dai temi mitologici come la serie di Diana e Atteone e quelle a soggetto religioso come la Sacra famiglia con Santa Caterina e San Giovannino, posta a confronto con la Madonna Aldobrandini della National Gallery di Londra. Non c’è poi da meravigliarsi davanti ai numerosi equivoci attributivi che si sono susseguiti negli anni tra Schiavone e l’opera di Jacopo Robusti, detto Tintoretto, date le svariate affinità stilistiche tra i due poste in risalto dal confronto di opere in mostra come i due Caino e Abele.
Fino al 10 aprile 2016 l’esposizione veneziana risponde finalmente alla fatidica domanda “Schiavone chi?” dando lo spazio che merita ad Andrea Meldola, un altro grande interprete dell’arte rinascimentale italiana.
INFORMAZIONI UTILI
Splendori del Rinascimento a Venezia. Schiavone tra Parmigianino, Tintoretto e Tiziano
29 novembre – 10 aprile 2016
Museo Correr, Piazza San Marco, Venezia
Catalogo 24Ore Cultura.