Fin dai tempi del liceo, ho avuto tre grandi passioni: i viaggi in Paesi lontani, la fotografia e la pittura.
Roberto Polillo, Visions of Venice
Non ha mai preso in mano un pennello eppure, osservando le sue immagini, sembra di imbattersi in acquerelli carichi di giochi cromatici e riflessi di luci: la Casa dei Tre Oci, nella veneziana isola della Giudecca, mette in mostra gli scatti di Roberto Polillo. Fino al 28 marzo il percorso espositivo (curato da Alessandro Luigi Perna) racconta la prima tappa di Impressions of the World. Un vero e proprio diario di viaggio in versione 2.0 dove protagoniste sono le quasi 70 immagini realizzate con la tecnica ICM, ovvero Intentional Camera Movement.
Circondato dalle sue Visions of Venice e da un sound Jazz, eco degli esordi degli anni ’60 all’insegna della fotografia per la musica, abbiamo incontrato Roberto Polillo tra le sale dello storico palazzo veneziano.
Dopo anni in cui si è occupato di fotografia tradizionale dove protagonista era il mondo del Jazz, ora propone un nuovo tipo di fotografia: com’è nato l’interesse per questo particolare procedimento fotografico?
È nato da un errore. Nel 2006 ero in Marocco, avevo una macchina digitale nuova, ho sbagliato un settaggio e mi è venuta fuori una foto mossa e sovraesposta. L’ho guardata sul visore e ho detto, mah sembra un acquerello! Da allora faccio solo questo tipo di fotografia. Negli scatti ho sempre privilegiato l’oriente, d’altronde sono un orientalista come gli artisti di fine ottocento che facevano gli acquerelli. Mi sento un fotografo viaggiatore 150 anni dopo. Ho realizzato molte foto in Birmania, Cambogia, Vietnam e India. Per quanto riguarda l’Italia, invece, Venezia è una città orientale dunque ho realizzato Visions of Venice.
Alla Casa dei Tre Oci vediamo una Venezia ripresa in tutte le sue angolature…
Ho girato Venezia in lungo e in largo. È una città priva di colori vivaci, ha molto bianco sporco, colori pallidi e marmorei… in compenso c’è molta luce che crea degli effetti straordinari. Dall’alba al tramonto cambia dieci volte. Quando ho voluto cercare il colore, sono andato a Burano. Ogni sala della mostra ha un tema: quella dedicata al colore è dominata da immagini di Burano; l’inverno è invece rappresentato dalla Giudecca. La notte è sul Canal Grande. Poi c’è il capitolo legato all’acqua e quello dedicato ai labirinti.
Durante il percorso espositivo, s’incontrano una serie di citazioni: da John Ruskin a Thomas Mann ed Eugène Delacroix, solo per citarne alcuni. Che tipo di rapporto s’instaura tra l’immagine e il testo?
Le frasi sono molto importanti; danno i titoli a molte immagini. È comunque un discorso fatto a posteriori quindi è un’interazione. C’è un’interazione tra il testo scritto e l’immagine.
La filosofia generale è data da una frase di Delacroix: Se l’occhio avesse la perfezione di una lente d’ingrandimento, la fotografia sarebbe insopportabile.
Il testo e le immagini si completano a vicenda: lascio poi al lettore la valutazione sull’esito di questo esperimento.
Qual’è stato il riscontro con il grande pubblico nella presentazione delle immagini di Impressions of the World?
In realtà non le ho mai presentate in pubblico. Da piccolo mi occupavo di foto di Jazz, questo tipo di soggetti inizio a presentarli solo ora. Alcune delle foto in mostra a Venezia, erano state presentate al Mia Fair di Milano e ora ho fatto questa mostra che comprende quasi 70 immagini. Posso anticipare che c’è in progetto la mia partecipazione anche alla prossima fiera milanese durante la quale presenterò gli scatti realizzati a Miami e Cuba.
Quali sono le tempistiche quando deve realizzare un’immagine?
Io scatto tantissimo. Per ogni immagine ci saranno 30-40 scatti. Poi c’è un momento di lavoro a tavolino che porta via molto tempo. Comunque non getto mai degli scatti perché spesso scopro a posteriori cose che mi erano sfuggite. È un lavoro lungo che può durare anche mesi o anni e nel momento in cui si mette in piedi una mostra ci vuole molto tempo.
Da Piazza San Marco alle calli più sconosciute, Roberto Polillo racconta Venezia svincolato dai canoni dettati da un’arte specifica; la macchina fotografica diviene strumento espressivo per dare vita a spettacolari visioni che accompagnano l’osservatore in un viaggio lontano da qualunque condizione di tempo e spazio.
INFORMAZIONI UTILI
Roberto Polillo. Visions of Venice – Tre Oci Tre Mostre
Casa dei Tre Oci, Isola della Giudecca, Venezia
Fino al 28 marzo