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Due teche per due capolavori. Al Tefaf la grande scultura italiana

Gaetano Giulio Zumbo Longari arte Milano (stand 159) Gaetano Giulio Zumbo (Siracusa 1656-1701 Paris) Anatomical bust with worms Polychrome waxwork in a black-lacquered wooden case with gold leaf 62 x 68.5 x 27 cm Circa 1699-1700
Gaetano Giulio Zumbo
Longari arte Milano
Gaetano Giulio Zumbo (Siracusa 1656-1701 Paris)
Anatomical bust with worms
Polychrome waxwork in a black-lacquered wooden case with gold leaf
62 x 68.5 x 27 cm
Circa 1699-1700

Due teche per due capolavori. Nel marasma delle meraviglie del TEFAF 2016 (11-20 marzo) brillano due sculture di due gallerie nostrane: un busto anatomico in putrefazione (1699-1700 ca), con tanto di ratto annesso sulla spalla, di Gaetano Giulio Zumbo da Longari; un modellino raffigurante un feroce cavallo marino trattenuto da Tritone (1759 ca), realizzato da Pietro Bracci per la Fontana di Trevi, da Altomani & Sons. Due pezzi eccezionali gelosamente conservati sotto vetro al riparo da sguardi indiscreti che hanno catturato fin dalle prime battute gli sguardi – questi sì discreti e piuttosto interessati – di diversi direttori di musei stranieri.

Realizzati a meno di un secolo di distanza l’uno dall’altro, entrambe le opere sbalordiscono per l’elevata fattura e la qualità tecnica: il bozzetto di Bracci, ad esempio, fu associato per diverso tempo alla mano del Bernini; impressionante invece l’ossessione del dettaglio nel cadavere putrefatto di Zumbo, frutto di un notevole studio lenticolare dell’anatomia.
La potenza esplosiva della vita che fuoreggia dalla terracotta di Bracci; i vermi che divorano la carne, segno della caducità del tempo e della fugacità della vita, nel teatrino di cera policroma di Zumbo. Differente materiale e tematica antitetica si ritrovano in una matrice comune: la forza del linguaggio e la bellezza della forma nel rappresentare tanto la libertà della materia e del soggetto (Bracci) quanto la cruda realtà in decomposizione (Zumbo).

Il TEFAF è anche questo: trovare sotto lo stesso tetto un abate e raffinato ceroplasta siciliano del Seicento che elevò la morte e la scienza anatomica ad arte, assieme ad uno dei più importanti rappresentanti della scuola romana di scultura settecentesca prosecutrice dell’opera di Bernini. Siano personificazioni mitologiche o morbose decomposizioni rimangono due modi impareggiabili di inscenare teatralità nell’arte.

Pietro Bracci
Altomani & Sons / Modello – Tritone che trattiene un cavallo, 1759 ca – per un particolare della fontana di Trevi a Roma di Pietro Bracci
Pietro Bracci
Particolare del Gruppo di Nettuno e i Tritoni della fontana di Trevi eseguito da Pietro Bracci

Gaetano Giulio Zumbo
Busto anatomico con vermi
1699-1700 ca

Gaetano Giulio Zumbo

Gaetano Giulio Zumbo

Gaetano Giulio Zumbo

Pietro Bracci
Tritone che trattiene un cavallo (modello per Fontana di Trevi)
1759 ca

Pietro Bracci
Modello di Pietro Bracci per la Fontana di Trevi a Roma
Pietro Bracci
Pietro Bracci, particolare della fontana di Trevi a Roma
Pietro Bracci
Pietro Bracci, modello per un particolare della fontana di Trevi a Roma

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