Nuova preziosa “chicca” alla galleria Le Case d’Arte di Pasquale Leccese a Milano che propone, a ennesimo regalo (apprezzato?) alla città, una sequenza di mostre/gioiello, fuori dalle dinamiche di mercato e lontana da logiche modaiole gay friendly tout court e dall’universo salone del mobile usa e getta.
La successione di mostre della galleria, due all’anno, offre un inedito e circostanziale spunto di approfondimento indirizzato alla ricerca e alla sperimentazione sulle opere di artisti consacrati, con forme allestitive dai caratteri museali. Questa è la volta di John Giorno, artista e poeta newyorkese classe 1936, tra i più influenti nell’ambito artistico sperimentale, protagonista nella Factory di Andy Wharol e “performer interpretativo” della Beat Genaration, chiosatore ed interprete di due mondi apparentemente inconciliabili e lontani.
Amico e amante di Andy Warhol e di William Burroughs, la sua storia lo vede in stretta collaborazione con artisti e poeti di diverse generazioni con cui ha condiviso opere e progetti da Robert Rauschenberg a Jasper Johns, da Keith Hearing a Brion Gysin, da John Cage a Robert Mapplethorpe, oltre all’esperienza poetica Beat, condivisa con autori come Allen Ginsberg, Jack Kerouac, Gregory Corso e ovviamente Burroughs, con cui ha realizzato centinaia di performance e condiviso un edificio situato al numero 222 della Bowery a New York fino al 1997, anno della sua morte alla quale assistette.
E’ suo il corpo nudo e addormentato in Sleep, il primo “antifilm” girato da Andy Warhol nel 1963, ripreso nel sonno per oltre cinque ore, che celebrano di fatto la nascita performativa del poeta della Pop Art. Alla prima del film nel 1964 erano presenti in sala 9 persone e 2 lasciarono la sala dopo la prima ora.
Genio dalle parole dissacranti e ruvide ma dal suono dolce e tagliente, Giorno, poeta performer, anziano solo anagraficamente, si presenta di nero vestito, agile e vivace con giubbotto e scarpe snikers Nike. Ha un bellissimo volto dagli occhi accesi e intelligenti, arguti.
Nella mostra Space Forgets You, nella galleria milanese l’artista americano ha realizzato, per la prima volta in Italia, un wall piece site specific, tappezzando tutte le pareti della galleria con la scritta bianca su stampa argentata. Le parole ripetute alle pareti tambureggiano incessanti come nell’assedio assordante di certe performance che Giorno scandisce nell’eco.
Lo spazio ti dimentica, la frase/poesia che dà il titolo alla mostra, diventa tridimensionale, ti ingloba come in una gabbia, annuncia come si può essere piccoli e dimenticabili anche di fronte allo spazio. Un’altra indagine riflessiva sulla vacuità umana. Da uomo disincantato, da omossessuale maturo, da buddista praticante, da attivista nella lotta all’AIDS. Da poeta.
Giorno, considerato il più grande innovatore della Performance Poetry, è uno dei primi artisti a sperimentare il reading, che dà corpo, fiato e voce alle proprie poesie intese come arte riflessiva in cui l’impeto declamatorio e la pratica minimalista della ripetizione si fondono in brani ritmati, cambiando il modo di vedere, leggere e percepire la poesia.
Celebri le sue frasi “poem paintings” tra le quali l’icona “LIFE IS A KILLER”, “I Want To Cum In Your Heart”, “Eating The Sky” “Filling What Is Empty, Emptying What Is Full”, “Inside delusion / everything is delusion / including wisdom” alcune delle quali esposte in forma d’arte.
È stato l’inventore nel 1969 di Dial A Poem, sistema con il quale, telefonando ad un numero e pagando pochi centesimi, si potevano ascoltare cinque minuti di poesia, alcune con trame e immagini esplicitamente sessuali, una vera “rivista orale” che fu una grande innovazione a livello letterario. Il successo di pubblico fu enorme, grazie anche alle recensioni su giornali, TV e radio.
Celebre è anche la sua serie di video, intitolati Giorno Video Pak realizzati tra il 1984 ed il 1990. L’ultimo di questi, Gangs of Souls, è un cortometraggio di 58 minuti in cui si racconta la storia della Beat Generation fin dalla sua nascita. La sua innovazione fu nell’uso di immagini rivoluzionarie: ha pubblicato versi su scatole di fiammiferi, magliette, tendine da finestra, tavolette di cioccolata, ecc.
I suoi eccessi di droga e sesso sono raccontati nel libro autobiografico “You Got To Burn To Shine”, (pubblicato in Italia da Giunti Editore) nel quale John Giorno racconta i dettagli delle sue memorie personali più intime, includendo (fra l’altro) del suo anonimo incontro sessuale con Keith Haring nelle toilette della metropolitana, e raccontando i suoi pensieri.
All’età di 79 continua a creare opere e a ridefinire il genere poetico di oggi, è un abile intrattenitore che alimenta il suo talento con reti di linguaggio, poesia, performance e murales dai testi ironici. L’anno scorso la sua retrospettiva al Palais de Tokyo di Parigi i love John Giorno curata da Ugo Rondinone e la personale God is Man-Made presso Almine Rech Gallery, Parigi. Aliano, un piccolo comune in provincia di Matera dalla quale proviene la sua famiglia, ora gli ha dedicato un museo.
Ha scritto William Burroughs: “Una volta, John Giorno ed io prendemmo in considerazione l’idea di formare un gruppo pop chiamato ‘i parassiti della mente’. Perché tutti i poeti degni di questo nome sono dei parassiti mentali, e le loro parole dovrebbero entrare nella testa, vivere là, ed essere ripetute, ripetute, ripetute.Cercate di leggere queste poesie ad alta voce, lasciatevi andare.”
Dal 1972 Giorno Poetry Systems è anche un’etichetta discografica, con la quale John Giorno ha praticamente pubblicato su vinile e formati vari, l’intera avanguardia poetica americana: New York School, Bolinas, West Coast Schools, Concrete Poetry, Beat Poetry, Black Poetry, Movement Poetry – e in generale i maggiori sperimentatori Art Rock e Post-Punk di New York quali Laurie Anderson, Glenn Branca, Patti Smith, Richard Hell, Frank Zappa, Arto Lindsay, Lydia Lunch e tanti altri. Tra il 1982 e il 1989 ha fondato ben tre gruppi musicali, tutti rigorosamente Rock’n’Roll con cui ha suonato in giro per l’America, da Miami a Oklahoma City dalla Louisiana a Minneapolis.
Nel 2008 Rirkrit Tiravanija realizza un suo video-ritratto lungo otto ore: un “giorno” di memorie, poesie, canzoni, ripensato in dimensione “empire”. Nel 2011 è ancora protagonista del video per l’ultimo singolo dei R.E.M. diretto dallo stesso Michael Stipe. Non da ultimo, per la nuova stagione Imaginez l’imaginaire al Palais de Tokyo è stato invitato a intervenire poeticamente su quattro pareti dell’edificio, facendosi aiutare dai due graffitisti Lek & Sowat.
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INFORMAZIONI UTILI:
John Giorno – Space Forgets You
da mercoledì 13 aprile a giovedì 30 giugno 2016
Le Case D’Arte
Corso di Porta Ticinese, 87 Milano