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Un Bacio che vale 1 milione di dollari. Hayez va all’asta da Christie’s

(PARTICOLARE) Il bacio, 1867 Olio su tela, 116,8 x 80 cm firmato in basso a sinistra: “Fran.co Hayez / veneziano” Collezione privata
(PARTICOLARE) Il bacio, 1867 Olio su tela, 116,8 x 80 cm firmato in basso a sinistra: “Fran.co Hayez / veneziano” Collezione privata
Il bacio, 1867 (particolare)
Olio su tela, 116,8 x 80 cm
firmato in basso a sinistra: “Fran.co Hayez / veneziano”
Collezione privata

Il 25 aprile 2016 andrà all’asta a New York da Christie’s Il bacio di Francesco Hayez con una stima di 700 mila – 1 milione di dollari. L’opera fa parte del catalogo della vendita dedicata all’arte europea del XIX secolo che include 95 lotti.

Il dipinto, un olio su tela di 118.4 x 88.6 cm, fu realizzato nel 1867 e acquistato nello stesso anno durante l’Esposizione Universale di Parigi dal granduca Vladimir di Russia. E’ passato poi nella collezione della granduchessa Elena di Russia e successivamente ai discenti della famiglia imperiale.

Francesco Hayez (Italian, 1791-1882) Il Bacio signed and inscribed 'Fran.co Hayez/Veneziano' (lower left) oil on canvas 46 5/8 x 34 7/8 in. (118.4 x 88.6 cm.) Painted in 1867.
Francesco Hayez (Italian, 1791-1882)
Il Bacio
signed and inscribed ‘Fran.co Hayez/Veneziano’ (lower left)
oil on canvas
46 5/8 x 34 7/8 in. (118.4 x 88.6 cm.)
Painted in 1867.

Si tratta di una delle tre versioni de Il bacio che è stata in mostra a Milano fino al 21 febbraio scorso alle Gallerie d’Italia in piazza della Scala. L’esposizione meneghina è stata un successo e ha attirato oltre 180 mila visitatori. Un’altra versione del famoso dipinto del 1861 era stato venduto all’asta nel 2008 da Sotheby’s per 780.450 sterline, pari a 1.215.706 dollari.

Il curatore dell’esposizione milanese, Fernando Mazzocca, ha scritto del pittore: “Hayez è morto a 91 anni, ha attraversato praticamente un secolo di pittura ha assistito a molti cambiamenti del gusto, senza mai cedere nell’impareggiabile stile, bensì affinando ispirazione e tecnica e cimentandosi nei più diversi generi, sempre con grande successo. […] Ancora oggi è attuale perché non è mai retorico, neanche nelle grandi tele di ispirazione storica, ma guarda al di là delle convenzioni e della moralità vittoriana del tempo”. Il suo “era un linguaggio in cui l’Italia poteva riconoscersi” e lo fece, consacrandolo da subito il cantore della bellezza, dell’amore e dei valori risorgimentali, di sentimenti comunque universali, di cui la sua opera intera è indissolubilmente intrisa”.

Vi proponiamo l’estratto del catalogo della mostra milanese con la scheda approfondita a firma di Mazzocca.

Il bacio. Episodio della giovinezza. Costumi del secolo XIV, 1859 Olio su tela, 112 x 88 cm Milano, Pinacoteca di Brera Il bacio, 1867 Olio su tela, 116,8 x 80 cm firmato in basso a sinistra: “Fran.co Hayez / veneziano” Collezione privata Esposizioni e cataloghi: Milano 1859, p. 15 (cat. 94); Roma 1883, p. 9; Venezia 1922, p. 92; Venezia 1928, p. 43; Parigi 1935, p. 57; Londra 1959, p. 159; Milano 1975, pp. 298-299 (E. Bairati); Milano 1983, pp. 243-244; Riva del Garda 1987, pp. 196-197 (F. Mazzocca); Padova 1998, pp. 178-181 (F. Mazzocca); Roma 2008, pp. 194-195 (F.Mazzocca); Milano 2011, pp. 98-99 (F. Mazzocca); (cat. 95) Parigi 1867, p. 184; Padova 1998, pp. 178-181 (F.Mazzocca)
Il bacio. Episodio della giovinezza. Costumi del secolo XIV, 1859 Olio su tela, 112 x 88 cm Milano, Pinacoteca di Brera

Si tratta delle due versioni più celebri del Bacio, quella esposta nel 1859 alla rassegna allestita subito dopo la liberazione di Milano ed entrata a Brera per legato del suo proprietario il conte Alfonso Maria Visconti di Saliceto, e quella inviata dall’artista all’Esposizione Universale di Parigi del 1867, dove riscosse un enorme successo, e riprodotta nella base del monumento bronzeo di Hayez dello scultore Federico Barzaghi eretto nella piazzetta di Brera nel 1890, proprio l’anno in cui usciva l’edizione delle Memorie. Questo dipinto da cui Hayez non volle mai separarsi, sarà ceduto dagli eredi in una data imprecista alla granduchessa Elena di Russia, cui è giunto per via ereditaria agli attuali proprietari.

Il primo motivo della immensa fortuna popolare di quest’opera, davvero intramontabile e affidata a un massiccio consumo mediatico, sta nella straordinaria capacità di rappresentare in maniera così seducente un tema universale. Si era rivelata felice l’idea del vecchio pittore, ormai sulla soglia dei settant’anni, di rappresentare il momento più intenso e poetico della relazione tra due persone che si amano, riuscendo a renderne in maniera così immediata e convincente tutto il fascino e il mistero.

Infatti, in entrambi i quadri impostati allo stesso modo, le due figure si abbracciano e si baciano con un atteggiamento così naturale e moderno, nel loro coinvolgente trasporto e nella intensa sensualità che li lega, che lo stesso gesto del bacio continua ad essere tante volte associato al quadro di Hayez anche da coloro che non ne conoscono, o non ne ricordano, il nome dell’autore. In realtà l’immaginario contemporaneo, che è soprattutto cinematografico, ci ha abituati a una iconografica che prima del Bacio non aveva conosciuto una lunga e sicura tradizione. Era stato lo stesso Hayez ad affrontarla tanti anni prima in un dipinto celebre qui esposto, L’ultimo bacio dato a Giulietta da Romeo, presentato con un certo scandalo, proprio per l’eccessiva verità con cui avrebbe reso l’effusione tra i due amanti shakespeariani, all’esposizione di Brera del 1823.

A diversi anni di distanza, questo nuovo bacio appariva ancora più sensuale, per le due figure tanto ravvicinate in un corpo a corpo davvero incandescente e per i volti abilmente tenuti nascosti, dal cappello di lui e dalla collocazione in scorcio di profilo, in modo da concentrare tutta l’attesa e l’attenzione sull’incontro profondo delle due labbra. Straordinario, e destinato a fare scuola, è anche il gesto con cui l’uomo stringe tra la sue mani il volto reclinato dell’amata. Lo schock che un’immagine così sensuale poteva provocare in una società ancora puritana, è reso bene dalla reazione di Rovani, il grande critico della Scapigliatura e autore dell’allora popolare romanzo Cent’anni, del quale veniva riferita da Dossi la battuta fulminante, sicuramente allusiva anche al noto libertinaggio dell’artista: “Costui può far figli a novant’anni!”.

È significativa la circostanza in cui la prima versione del Bacio venne presentata al pubblico, in occasione della grande esposizione inauguarata a Brera il 9 settembre 1859, a tre mesi dal vittorioso ingresso a Milano del futuro re d’Italia di Vittorio Emanuele II e del suo alleato Napoleone III, perché anche le arti potessero celebrare la tanto attesa liberazione dal dominio austriaco e l’Unità d’Italia finalmente raggiunta, dopo la felice ma incompiuta conclusione – Venezia e il Veneto rimanevano sotto l’Austria in virtù dell’armistizio di Villafranca vissuto da tanti come un tradimento – della seconda guerra d’indipendenza. Diversi motivi facevano del Bacio qualcosa di più di quello che apparentemente rappresentava, dandogli anche un significato “politico”.

Tra le conferme di questa possibile interpretazione è decisiva quella del popolare letterato Francesco Dall’Ongaro che in uno scritto del 1872, considerando come la fama del dipinto avvesse ormai varcato i confini nazionali, evidente riferimento alla versione inviata a Parigi, notava come la parabola del grande artista si potesse racchiudere tra due baci: “il bacio famoso di Giulietta e Romeo, e l’altro più recente che corre l’Europa, e che chiameremo il Bacio del volontario”, individuato come “una scena toccante, piena di mistero e di affetto; è un dramma ancora da farsi; è un poema più bello di quello dei nostri arcadi contemporanei, ribattezzati nell’acqua santa”. Si augurava allora che da “quel bacio affettuoso” potesse uscire “una generazione robusta, sincera, che pigli la vita com’ella viene, e la fecondi con l’amore del bello e del vero”.

Intendeva significare che il grande artista, ormai assurto tra i padri della patria, il quale si era battutto con la sua pittura per l’affermazione degli ideali del Risorgimento, aveva voluto lasciare con questo piccolo quadro, dalla retorica facile e coinvolgente, un messaggio di ottimismo alla giovane nazione che, appena uscita dalle lotte per raggiungere l’indipendenza, doveva ora pensare a rigenerarsi. Ma se lo osserviamo bene, il Bacio cela tra le pieghe dell’invito all’amore e alla vita, le pieghe della magica veste azzurra, che sembrerà nel 1919 alla fantasia irriverente del pittore metafisico Carlo Carrà quella di una”Giulietta vestita di latta”, un senso di misteriosa inquietudine, come se su un loro possibile destino di amanti perduti, che si lasciano forse per sempre, si addensasse l’ombra proiettata lungo le scale alla loro destra. Altrettanto inquietante è il varco a sinistra, risucchiato nell’oscurità, che non si sa dove possa condurci.

Il messaggio politico era affidato agli abiti dei due amanti che compongono volutamente i due tricolori italiano e francese, espediente reso più evidente ed esaltato dalla variante del panno bianco abbandonato sulla scala nella versione inviata all’Esposizione Universale di Parigi del 1867, facendo diventare il dipinto una sorta di allegoria che celebrasse la collaborazione, l’abbraccio tra le due nazioni, che aveva reso possibile la nostra unificazione. Anche se il senso d’inquietudine cui abbiamo accennato alludeva al disagio e alla delusione per quel compromesso di Villafranca che appariva tanto più doloroso al veneziano Hayez.

Il Bacio, tra i tanti suoi significati, diventava anche la rappresentazione emblematica della cosiddetta delusione risorgimentale, in quanto lasciava intravvedere come, dietro l’entusiasmo per la nascita della nazione, si andassero diffondendo nuove incertezze e perplessità sulle “magnifiche sorti e progressive” dello stato unitario. Questa dolorosa valenza politica, perduta con il tempo, sarà ricuperata, insieme alla carica sensuale dell’immagine usurata dal consumo mediatico, dal genio di Luchino Visconti quando si servirà del capolavoro di Hayez per risolvere la scena madre, quella dell’ultimo bacio tra i due amanti perduti, la contessa Livia Serpieri e l’ufficiale austriaco Franz Mahler, di Senso, il film scandalo che nel 1954 cambiava l’immagine ufficiale del nostro Risorgimento.

Bibliografia: Dall’Ongaro 1873, pp. 24-25; Boito 1891, p. 307; Carrà 1919, p. 281; Dossi 1946, p. 343; Chastel 1958, II, p. 288; Mazzocca 1982, p. 7, 153-154; Pinacoteca di Brera 1993-1994, I (1993), pp. 353-355 (F. Mazzocca); Mazzocca 1994, pp, 334-337; Mazzocca 2003; Marelli 2015

Fernando Mazzocca
(schede di catalogo nn. 94-95)

La mostra HAYEZ alle Gallerie d’Italia – Piazza Scala di Milano si è svolta dal 7 novembre 2015 – 21 febbraio 2016

Clicca qui per leggere l’approfondimentosulla mostra
Francesco Hayez a Milano. Languida bellezza, seducente innocenza 

 

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