Arriva al cinema Lui è tornato: cosa accadrebbe se Hitler riapparisse ai giorni nostri?
Lui è tornato, film del tedesco David Wnendt -tratto dal best seller di Timur Vermes, Er ist wieder (Lui è tornato)- non è un semplice adattamento cinematografico, ma è almeno in parte una sorta di mockumentary nella Berlino di oggi, del mondo di oggi.
Cosa accadrebbe se Adolf Hitler si risvegliasse ai giorni nostri?
La televisione fa schifo, perché propina costantemente programmi condotti da cuochi o finti reality. La politica è altrettanto imbarazzante, fatta di persone incapaci di difendere la “nazione”, politici goffi «con l’appeal di uno spaghetto scotto». Il mondo è messo male, ebbene: Lui è tornato!
Scagliato al suolo come un meteorite, Adolf Hitler (Oliver Masucci), si risveglia tra i cespugli di una tranquilla zona residenziale della Berlino di oggi, dove si suppone si trovasse il bunker in cui si sparò nel 1945.
Come se fossero rimaste ferme per un settantennio, da questo momento in poi le lancette ricominciano veloci a compiere il loro giro per il Führer redivivo, lasciandolo immutato nell’aspetto e – come presto si svelerà – anche nelle brame di potere.Il dittatore ci mette poco ad adeguarsi ai tempi nostri, quasi nessun stupore sembra scalfire la granitica personalità. Tra selfie con la folla che lo accoglie come una popstar, spinte nazionalsocialiste che ancora serpeggiano nel Paese, il Führer non sembra aver mutato il proprio folle intento di conquistare il mondo. Piuttosto ad essere cambiati sono i tempi e i mezzi.
Hitler si ritrova presto in un universo in cui il canale migliore per far presa sul popolo è Youtube. Ma anche in un contesto del genere, lui non si ferma: per amore della propaganda, è disposto a farsi trattare come un fenomenale stand-up comedian. La serie di gag che si viene a creare in Lui è tornato è qualcosa di straordinario, ma solo a patto di accettarne la regola non scritta della dura satira, perché, contrariamente, questo film diventerebbe abbastanza inguardabile.
Quello che il pubblico vede sullo schermo, come un fantasma dei propri incubi peggiori, è un Hitler sempre sicuro di sé, dominatore, con l’obiettivo chiaro di riprendere le redini di una nazione allo sbando dove «la gente spreca un mezzo grandioso per la propaganda come la tv per guardare dei cuochi cucinare».Hitler gira tra la gente, ascoltandone le lamentele su temi quotidiani, fa parlar loro con la pancia, con le paure su temi come l’immigrazione, la cultura araba e quella dei neri, la disoccupazione, trasformandosi in breve tempo in paladino dei bisognosi («Ci penso io» rassicura), di persone che esprimono apertamente senza remore la loro xenofobia, il loro razzismo e infine anche una propensione alla riapertura dei lager!
Le 380 ore di materiale, girato alternando fiction a candid camera alla stregua di Borat, sono state montate in un film che fonde commedia e satira sociale offrendo una riflessione sulla necessità della memoria, sulla banalità del male e sulla sua sempre potente forza d’attrazione. Per rendersi conto che, in fondo, è proprio in momenti di drammatica crisi come quelli che stiamo vivendo che personaggi pericolosi, determinati, che scatenano odi e divisioni possono sempre e ancora fare proseliti. Il rischio e’ sempre presente e minaccioso.Siamo una popolazione che non percepisce il dannoso, ma lo posta su Twitter e Facebook, foto e frasi spiritose che mostrano una cecità di intelletto tale da poter scaturire l’irreparabile.
Con Lui è tornato l’intento del regista è proprio quello: indignare violentemente lo spettatore, che tuttavia rimane come stranito di fronte alla rapida ascesa al potere di questo dittatore “pop” che riempie i vuoti lasciati dall’apatia politica generale, per entrare “dentro” la gente a passo di danza.
Lui è tornato è un film indubbiamente spassoso almeno per la prima parte, ma poi lascia rapidamente spazio ad un’evidente e spiazzante tragicità.
Hitler è tornato veramente. A furia di evocarlo lo hanno materializzato!