Sfogliare ha un’accezione di dinamicità, che presuppone un percorso, un ordine prima di tutto cronologico, ma che può essere anche tematico. Ma, seguendo una cronologia si può partire dalle origini fino ad arrivare ai tempi recenti e ciò consente di recepire informazioni nella loro processualità. Sfogliare diventa un procedimento didattico, un processo logico. Il Museo di Capodimonte di Napoli si può ‘sfogliare’, perché è una struttura che nella sua completezza offre al suo visitatore un percorso didattico all’interno di una delle collezioni più importanti d’Italia.
Complessità e completezza delineano le caratteristiche che definiscono la struttura del Museo. Attraverso la meravigliosa cornice settecentesca degli appartamenti reali, il visitatore compie un viaggio nel mondo della storia dell’arte attraversando i diversi livelli della struttura. Dalla collezione Farnese, cuore pulsante di Capodimonte, in cui sono presenti opere del calibro di Tiziano, Michelangelo e Raffaello, fino percorrere secoli di storia dell’arte dal Duecento fino al Settecento. Durante il suo percorso il visitatore potrà incontrare Simone Martini, Caravaggio, Artemisia Gentileschi, Luca Giordano e Francesco Solimena. Incrocerà sulla sua strada i fiamminghi, l’Armeria e i disegni di Vincenzo Gemito.
A questo punto il visitatore ‘sazio’ e arricchito da tante nuove informazioni sulla storia dell’arte è pronto ad incrociare sulla sua strada un altro tipo di linguaggio. Esso non si distingue assolutamente da tutto il bagaglio culturale visto in precedenza, che andava dal Duecento fino all’Ottocento inoltrato: le opere che si susseguono sono in netta corrispondenza con tutta la produzione precedente. Gli artisti presenti in quest’ultima collezione hanno studiato ed elaborato le lezioni del passato, creando così con esse un dialogo ma allo stesso tempo sviluppando un linguaggio autonomo.
Si tratta della collezione di arte contemporanea che si distribuisce su più spazi del museo: il pianoterra, il secondo piano, gli esterni e il terzo piano.
L’apertura al pubblico di questa collezione risale al 1996. La nascita di questo nucleo risale ad una serie di mostre che il museo ha ospitato, partendo da quella di Burri negli anni Ottanta e proseguendo con gli altri artisti oggi presenti in questa sezione. 1985 ad esempio fu organizzata la mostra di Andy Warhol da Lucio Amelio e vi furono anche le esposizioni e le personali di De Domincis, Merz, Alfano, Sol LeWitt, Kosuth, Pistoletto, Fabro e Kounellis. Altri artisti subentrarono alla collezione in seguito alla partecipazione ad iniziative di arte contemporanea proposte dalla città di Napoli.
L’opera di Jannis Kounellis è stata adattata all’ambiente espositivo dopo alla sua personale tenutasi nel museo nel 1989. Considerato uno dei maggiori esponenti dell’arte Povera (1967), l’artista si approccia e interpreta la vita, in cui è centrale l’elemento naturale. La riscoperta della natura e dei suoi processi si manifesta nella riutilizzazione di certi materiali e dei loro processi di deterioramento.
Il Senza Titolo di Kounellis si propone un intervento di ridefinzione dello spazio, costituendo un nuovo equilibrio attraverso l’utilizzazione di questa varietà di materiali.
Burri è considerato il principale esponente italiano dell’informale materico. L’opera è stata realizzata con il caolino un materiale utilizzato per la lavorazione della porcellana. Il Grande Cretto è un’opera che può avere diverse chiavi di lettura. È un’opera che dialoga col passato: quando fu esposta per la prima volta fu installata tra la sala di Giotto e quella di Masaccio. All’epoca fece molto scalpore per la mentalità del tempo, in quanto era quasi assurdo accostare un’opera così imponente e priva di una chiara leggibilità ai grandi della storia dell’arte. Eppure Burri attraverso questa opera dialogava con la tradizione.
Le crettature rievocano quelle presenti sulla superficie pittorica, ma la profondità, che l’artista ha creato tra i vari pezzi, rappresenta il tentativo di vincere i vincoli spaziali tradizionali della creazione artistica, per aprirsi ad altre dimensioni. Quest’opera dalle notevoli dimensioni è stata anche letta come la rappresentazione della società italiana degli anni Settanta: le fratture erano determinate dagli attentati delle Brigate Rosse.
Vesuvius è stato realizzato in occasione della personale napoletana nel 1985, organizzata dal gallerista Lucio Amelio. Andy Warhol è stato affascinato dalla città di Napoli e dall’immagine del Vesuvio. L’artista, colpito dalla forza naturale del vulcano e dall’iconografia ricorrente dedicatagli nella tradizione del vedutismo napoletano, ripropone una serie d’immagini dedicate al vulcano.
Queste però sono riadattate dal suo personalissimo linguaggio con uno stile moderno attraverso i colori vivaci, che richiamano alla società consumistica, ma conservando sempre l’interpretazione della potenza distruttiva della natura, che incombe minacciosamente.
Esposta in occasione di una personale dedicata all’artista nello stesso anno di Luciano Fabro e Jannis Kounellis, l’opera di Pistoletto mette in crisi le capacità percettive del visitatore e le sue aspettative nei confronti di un’opera d’arte. L’obiettivo è la definizione di un anno bianco, una fase della vita. L’interpretazione artistica di questa fase temporale è affidata ad una superficie densa e grumosa, su cui i fattori del mondo esterno si depositeranno lentamente, costituendo una stratificazione sull’opera stessa.
L’arte contemporanea diventa anche essa da ‘sfogliare’. La collezione è collocata in uno spazio ricco di tradizione e storia, in cui le sue stesse opere hanno dialogato con tutto quello che è avvenuto in precedenza. In questi spazi l’arte contemporanea è in uno dei musei didattici più importanti d’Italia e proprio la sua collocazione attesta un ulteriore passo in avanti del contemporaneo: ogni opera d’arte è stata contemporanea per poi divenire tradizione e storia.
INFORMAZIONI UTILI
Museo di Capodimonte
Catalogo : Museo di Capodimonte, Touring Club Italiano, a cura di Mariella Utili, Touring Editore, 2002, Milano