La Tate Modern contro le interpretazioni sessiste e datate del lavoro della pittrice americana, nella sua prima grande retrospettiva britannica dell’ultimo ventennio. Sino al 30 ottobre.
La consideravano la migliore pittrice dell’America del secolo scorso, ma a lei questa definizione sessista stava scomoda. Come le stavano strette le interpretazioni pseudo-freudiane dei critici che riducevano a pure metafore erotiche i suoi nitidi primi piani di fiori voluttuosi, per i quali ancora oggi è nota al grande pubblico.
Dal 6 luglio, un’imponente retrospettiva alla Tate Modern di Londra rilegge il lavoro di Georgia O’Keeffe e punta a scalzare i cliché interpretativi maschilisti che hanno resistito per decenni, per concentrarsi, invece, sul suo contributo essenziale al modernismo americano, come dichiarato dalla curatrice Tanya Barson.
La mostra – la prima ad essere inaugurata dopo il taglio del nastro dell’ampliamento da 26 milioni di sterline della Tate – presenta oltre 100 opere dell’artista americana – molte delle quali per la prima volta in Europa – lungo un percorso che, in 13 sale, copre oltre 60 anni: dai primi lavori astrattisti degli anni Dieci, sino alle ultime sperimentazioni di O’Keeffe, prima della morte avvenuta nel 1986, a Santa Fe, nel New Mexico, all’età di 98 anni.
Il percorso espositivo si apre con un omaggio alla mostra personale di debutto dell’artista che, un secolo fa, nel 1916, fu organizzata dalla 291 Gallery, la galleria newyorkese sulla Fifth Avenue del celebre fotografo americano Alfred Stieglitz, prima che quest’ultimo diventasse suo marito. Disegni a carboncino, come Special No. 9(1915), acquarelli e oli, tra cui Music – Pink and Blue No. 1 (1918)rivelano gli inizi della ricerca formale e cromatica di O’Keeffe, che al tempo procedeva verso l’astrazione e la composizione sinestetica.
Una selezione di fotografie di Stieglitz svela al pubblico l’artista dietro il quadro e la sua relazione trentennale, professionale e privata, con il fotografo, tra ritratti, nudi e scatti che immortalano figure chiave dell’avanguardia artistica del tempo, come i pittori Marsden Hartley e John Marin. La mostra è poi un seguirsi dei celebri close-up di fiori di O’Keeffe, di papaveri, calle e iris dalla bellezza sfacciata e perfetta; di vedute notturne di New York, teschi di animali e paesaggi desolati del New Mexico, dove l’artista si trasferì dopo la morte del marito. I soggetti cambiano negli anni, ma la pittura resta precisa, piatta, fotografica. Il gesto sulla tela, impercettibile. Il colore, pieno e generoso.
Tra gli highlights della mostra, c’è anche Jimson Weed/White Flower No 1 (1932), il dipinto che nel 2014 è stato battuto da Sotheby’s a New York per la cifra record di 44,4 milioni di dollari, facendo di Georgia O’Keeffe l’artista donna più pagata in asta. Un titolo che – possiamo immaginare – le avrebbe fatto storcere il naso.
La mostra resterà aperta alla Tate Modern sino al prossimo 30 ottobre.
Informazioni utili
Georgia O’Keeffe
sino al 30 ottobre 2016
Tate Modern, Level 3 East, Eyal Ofer Galleries
Bankside, Londra