Genio e memoria è la mostra che si terrà dal prossimo 5 novembre al Mart di Rovereto, dedicata al maestro futurista Umberto Boccioni in occasione della ricorrenza del primo centenario della sua morte. Una mostra che racconterà attraverso circa 150 opere la completa evoluzione del suo stile e del suo percorso creativo.
Umberto Boccioni nasce a Reggio Calabria e fin dall’infanzia viaggia per l’Europa. Soggiorna per un breve periodo a Parigi e in Russia. Nel 1907 arriva a Milano dove si stabilisce definitivamente. Interessante e importante per la definizione del suo linguaggio, è il rapporto con la metropoli. La Milano degli inizi del Novecento è in grande crescita anche da un punto di vista industriale. E’ la città con i primi movimenti di ribellione contro l’accademia e il romanticismo ed è forte l’interesse per le scienze andando contro l’occultismo.
Milano è una città in forte fervore e Boccioni riconosce il luogo adatto in cui esprimere quel personale bisogno di rompere ogni contatto con le forme tradizionali. Comincia a lavorare come illustratore pubblicitario e come pittore ed è proprio durante le sue visite in gallerie e musei che incontra Filippo Tommaso Marinetti, principale riferimento nella definizione del suo linguaggio futurista.
Boccioni nel 1910 aderisce ufficialmente al Futurismo e legge pubblicamente il Manifesto dei pittori futuristi a Torino redatto nello stesso anno. Accanto alla redazione teorica, di cui l’artista è uno dei principali esponenti, vi è una produzione pittorica futurista. Boccioni prima d’incontrare Marinetti, è un artista figurativo ma incomincia a concepirà la realtà in maniera differente. Strumenti moderni nati in quell’epoca come la fotografia, erano oramai in grado di riprodurre in maniera mimetica la realtà. Boccioni si rende conto che si deve compiere un passo in avanti. Quello che sceglie di fare è rappresentare la realtà nelle sue sfaccettature, non quella che si presenta all’evidenza ma nei suoi meccanismi più intimi.
Il Futurismo nasce in un contesto storico in cui l‘Italia era indirizzata verso la massificazione. Il movimento futurista è un gruppo che si interessa alla folla da un punto di vista estetico esaltando l’anarchia. Sceglie di contrapporsi all’Italia che festeggiava i 50 anni di monarchia liberale, rappresentando una parte del paese rivoluzionaria da un punto di vista nazionalista. Il Futurismo è il primo movimento che si rifà e supera l’idea di Gauguin che elabora una concezione di arte come creazione della mente e non di un talento meccanico nato in accademia. Si avverte la necessità di creare qualcosa di nuovo basato su un senso della realtà e della scienza. Se Gauguin sosteneva che la modernità deve lanciarsi nel mito, per i futuristi significa invece tuffarsi nella scienza. Riprodurre una folla significa di questa, raccontarne gli stati d’animo e gesti rivoluzionari, concentrando così una realtà emozionale nel quadro.
Il senso violento dell’energia viene raccontato nell’opera La città che sale del 1910. Sono i cavalli infuriati sullo sfondo di una città moderna ed industriale che cresce a raccontare la potenza del dinamismo. La velocità con Boccioni annulla il tempo e lo spazio. Da un punto di vista stilistico, le opere di questo periodo sono caratterizzate da segni dell’espressionismo e del simbolismo ma trattati in maniera inedita. Innovativi sono anche i suoi soggetti che compaiono nelle opere come gli operai, le periferie e le sommosse. La sua immaginazione è costantemente stimolata tanto da sostenere nel 1911: «Verrà un tempo in cui il quadro non basterà più: la sua immobilità sarà un anacronismo nel movimento vertiginoso della vita umana».
La sfida, la lotta e la folla sono elementi costantemente presenti nelle opere dell’artista. La guerra diviene un culto necessario per stimolare la sua creatività tanto da arruolarsi come volontario nel 1915. Lo scontro bellico diviene madre di tutte le cose di cui diviene modernità stessa. Boccioni è interventista in quanto futurista e spera che con lo scontro bellico, l’Italia ritorni alla sua gloria.
La guerra ‘come igiene del mondo’ è necessaria per rivitalizzare il suo fare artistico. L’Italia del Novecento si sta aprendo alla società moderna, l’invenzione della radio, telefono, automobile, treno, aereo e luce elettrica attestano il cambiamento del mondo. A questo mutamento si determina anche la nascita di una nuova concezione dello spazio in cui obbligatoriamente la scienza e cultura si combinano.
Compare nei quadri di Boccioni il concetto di simultaneità in cui numerosi sono gli elementi che stimolano i sensi con differenti colori suoni parole e volumi. Riesce a rendere pittoricamente le sensazioni dello spazio del contesto affinché lo spettatore non è escluso ma coinvolto in questa realtà. Umberto Boccioni debutta nel 1912 come scultore con l’opera Forme uniche della continuità dello spazio realizzata per una mostra a Parigi .
L’artista racconta chiaramente i suoi obiettivi: “Quello che noi vogliamo rappresentare è l’oggetto nel suo vissuto dinamico e dare la sintesi delle trasformazioni che l’oggetto subisce nei suoi due moti relativo ed assoluto. Noi vogliamo dare lo stile del movimento. Noi non vogliamo trasportare in immagine noi ci identifichiamo con la cosa. Quindi per noi l’oggetto non ha una forma a priori. Ma è definibile la sola linea del suo peso ed espansione. Questo ci suggerisce le linee forza che caratterizzano l’oggetto e ci portano a capire l’essenza principale dell’oggetto ciò l’intuizione della vita”.
Informazioni utili
UMBERTO BOCCIONI
GENIO E MEMORIA
Mart Rovereto
5 novembre 2016 – 19 febbraio 2017
Corso Bettini 43, 38068
Rovereto (TN)
www.mart.tn.it