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Il vuoto e il segno. La prima retrospettiva di Emilio Scanavino nel Regno Unito

SCANAVINO - Geometria (Geometry), 1971, Oil on board, 150 x 150 cm SCANAVINO - Geometria (Geometry), 1971, Oil on board, 150 x 150 cm
SCANAVINO - Geometria (Geometry), 1971, Oil on board, 150 x 150 cm
SCANAVINO – Geometria (Geometry), 1971, Oil on board, 150 x 150 cm

La sede londinese della ROBILANT+VOENA presenta la prima retrospettiva di Emilio Scanavino nel Regno Unito, 65 anni dopo la sua prima mostra personale presentata in questa città nel 1951. A cura di Francesca Pola e organizzata in collaborazione con l’Archivio Scanavino, la mostra celebrerà il lavoro dell’artista nei decenni cruciali della sua attività, che vanno dal 1950 al 1980, e che hanno visto la sua affermazione come uno dei pionieri e protagonisti di una innovativa poetica del segno, declinata tra Informale, Spazialismo e un nuovo concetto di vuoto come campo e concentrazione di energia umana e materiale.

La rivoluzionaria pratica artistica di Scanavino si sviluppa negli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale in diretto dialogo con un contesto artistico internazionale e vibrante dominato da artisti quali: Sebastian Matta e Alberto Giacometti, Francis Bacon e Graham Sutherland, e gli artisti appartenenti al movimento CoBrA (Asger Jorn e in particolare Karel Appel e Corneille). Sono gli stessi anni in cui Lucio Fontana e Alberto Burri sviluppano le loro rivoluzionarie sperimentazioni con spazio e materia, che li porteranno a superare le tradizionali nozioni di pittura e scultura in un nuovo rapporto diretto con il mondo.

SCANAVINO - Pittura 4 (Painting 4), 1971, Oil on board, 150 x 150
SCANAVINO – Pittura 4 (Painting 4), 1971, Oil on board, 150 x 150

Fontana stesso era un amico molto vicino dell’artista, come è anche testimoniato dall’opera Necrologio per Fontana (1968), esposto nella presente mostra e realizzato come commemorazione della morte dell’artista. Come altri artisti di questo periodo quali Giuseppe Capogrossi, Tancredi, Wols e Marc Tobey, Scanavino predilige il segno come mezzo di espressione. Tuttavia il segno di Scanavino è caratterizzato da una distinta qualità umana: è la concentrazione di un gesto destinato a penetrare il senso della realtà indagando il vuoto come spazio per la concentrazione di energia materiale dell’uomo in relazione con il mondo.

La pratica di Scanavino è infatti volta a superare la tradizionale nozione di astrazione intesa come lirica, surreale o geometrica, e cerca di incarnare queste declinazioni attraverso un nuovo rapporto tra immagine e realtà: lo fa utilizzando il segno pittorico come gesto di conoscenza, come modo di appropriarsi dell’universo mediando con la propria interiorità toccando il vuoto lì dove l’energia connette l’uomo e le cose. Attraverso i decenni, la sorprendente qualità pittorica, raggiunta dall’artista attraverso lo studio della pittura rinascimentale e della tradizione italiana dei grandi maestri, si sviluppa parallelamente alla poetica dell’Informale e dello Spazialismo negli anni 50 all’azzeramento della superficie e la scoperta di un nuovo spazio negli anni 60, alle tendenze concettuali e analitiche degli anni 70 e alla riscoperta espressiva della pittura degli anni 80, proponendo sempre una soluzione unica all’interpretazione del proprio tempo.

SCANAVINO - Nel blu (Into the Blue), 1971, Oil on board, 100 x 81 cm
SCANAVINO – Nel blu (Into the Blue), 1971, Oil on board, 100 x 81 cm

La mostra riunirà esempi cardine del lavoro di Scanavino volti all’indagine del suo rapporto tattile con il mondo. In mostra compariranno lavori quali Matrimonio Bianco (195), che venne esposto a Londra in una mostra congiunta con Sarah Jackson, al tempo visitata anche da Henry Moore, che portò l’artista a partecipare alla mostra “This is Tomorrow” presso la Whitechapel Gallery di Londra (1956). All’origine (1957), un altro determinante lavoro che venne presentato per la prima volta nella sala personale dell’artista alla Biennale di Venezia del 1958, verrà esposto insieme a Omaggio al Maestro (1962), un capolavoro di tre metri che Scanavino esplicitamente collega alla sperimentazione coloristica di Leonardo da Vinci. La porta (1977), sei metri di lunghezza, è delle opere di maggiori dimensioni mai realizzate da Scanavino: simbolo dell’indagine sulla geometria e sugli archetipi architettonici che caratterizzano la sua esplorazione del vuoto come soglia verso l’infinito; Colonna vertebrale (1969), invece è la più grande scultura mai realizzata dall’artista. Entrambe le opere verranno esposte per la prima volta fuori dai confini Italiani.

SCANAVINO - Quadro (Painting), 1972, Oil on canvas, 150 x 150 cm
SCANAVINO – Quadro (Painting), 1972, Oil on canvas, 150 x 150 cm

L’ultima sala della mostra presenterà per la prima volta in assoluto una selezione rara e preziosa di sculture create tra gli anni 50 e gli anni 60, come Le Uova mai schiuse di Hiroshima (1969). Saranno inoltre eccezionalmente presentati tre dipinti appartenenti a Rufino Tamayo, in prestito dal Museo Tamayo di Città del Messico, in mostra in Europa per la prima volta dopo decenni: Primo, Secondo e Terzo Momento della Genesi (1963), Il pieno ed il vuoto (1964), Alfabeto senza fine VII (1970).

Questa selezione di circa 35 opere, tra cui alcune inedite provenienti da collezioni private italiane e mai esposte prima, sarà il nucleo della mostra. La mostra, dimostrando la straordinaria ricchezza della produzione di Scanavino, riafferma l’importante ruolo svolto dall’artista nello sviluppo dell’ arte moderna e contemporanea.

SCANAVINO - Il filo teso (The Stretched Cord), 1972, Oil on canvas, 150 x 150 cm
SCANAVINO – Il filo teso (The Stretched Cord), 1972, Oil on canvas, 150 x 150 cm

Informazioni utili

EMILIO SCANAVINO
The Tactile Sign of the Void
4 ottobre – 11 novembre
38 Dover Street, W1S 4NL Londra

http://www.robilantvoena.com/

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