A chi interessa Ben-Hur? Dopo il flop al botteghino americano arriva anche in Italia il kolossal 3D. In sala dal 29 settembre.
Ben-Hur nel 2016. Già l’idea di per sé sulla carta non sembrava delle migliori, ma ai piani alti della MGM devono aver ben pensato che per sfornare un successo bastasse un remake in 3D.
Sicuramente tutti ricordano il Ben-Hur del 1956 di William Wyler con protagonista Charlton Heston (11 premi Oscar vinti). Il soggetto però era già stato portato sul grande schermo due volte, nel 1907 e nel 1925. Nel 2010 anche una miniserie TV con Joseph Morgan di The Vampire Diaries e Emily VanCamp (Everwood, Brothers & Sisters e lo stracult Revenge).
Pareva giusto quindi un riadattamento (reinterpretazione, riattualizzazione) dell’omonimo romanzo -brutto- di Lew Wallace, uscito nel 1888 e probabilmente primo caso accreditato di fan fiction (su Gesù tra l’altro).
Il Ben-Hur 2016 ha come protagonisti Jack Huston (Giuda Ben-Hur), che aveva iniziato la sua carriera di attore con Spartacus (un film TV), quindi coerentemente torna sul luogo del delitto (parlando di genere), Morgan Freeman (che sembra Whoopi Goldberg), Toby Kebbell (il cattivissimo Messala, fratello adottivo di Ben-Hur), Nazanin Boniadi, Haluk Bilginer e Rodrigo Santoro nei panni di Gesù. Nel film del 1956 c’era questa finezza da catechismo per la quale Gesù nonostante comparisse in più momenti non era mai inquadrato in viso, nel 2016 questo pudore ovviamente non c’è.Il film è stato girato a Matera, che è bellissisma ed è una delle uniche cosa che si salva del film.
Le critiche negative sono arrivate a pioggia e al botteghino americano è stato un flop: 26 milioni di dollari incassati a fronte di una produzione di almeno 100 milioni. Deadpool, per fare un piccolo raffronto, di milioni ne ha incassati 363, con una produzione di 58 milioni di dollari.
Questo Ben-Hur moderno ha molte pecche, ingenuità per lo più, ma in fondo è un film che fa simpatia, nonostante un 3D inutile che funziona solo sui titoli di cosa. Rispetto alla storyline ci sono anche un paio di accorgimenti che rendono la storia meno ridicola. A causare la caduta della casa degli Hur non è, in questo caso, una tegola caduta per sbaglio, ma il tentato omicidio di Ponzio Pilato ad opera di un ribelle zelota che Giuda Ben-Hur copre con spirito da eroe senza macchia. C’è poi questa cosa che Antiochia diventa Gerusalemme (o viceversa), con il circo in cui avviene l’epica corsa costruito praticamente sotto il Golgotha. Per realizzare della fiction la filologia non è sempre la strada più corretta da seguire, ma per lo meno una sorta di decenza andrebbe mantenuta.Timur Bekmambetov, il regista, ha già nella sua filmografia almeno un grande capolavoro: Abraham Lincoln: Vampire Hunter -ingiustamente molto sottovalutato- una follia registica (e storiografica) esplosiva. Di quella creatività in Ben-Hur resta ben poco, si salvano la sequenza della galea e parte della corsa con le bighe, l’adrenalina si fa sentire, ma non basta a reggere un film costruito su personaggi solo abbozzati che non sono in grado di veicolare il buon esito della narrazione.
Spoiler: alla fine del film Giuda vince la corsa delle bighe. È interessante la considerazione finale fatta da Ponzio Pilato in merito alla sconfitta di Messala, il campione romano: poco importa, il pubblico è in visibilio per l’epilogo cruento della gara, il loro eroe e Ben-Hur, un giudeo, ma la loro sete di sangue li rende tutti romani.