Si è spento il premio Nobel per la letteratura Dario Fo. Figura di riferimento del panorama culturale italiano, il Maestro è prima di tutto un pittore. Le sue opere sono state la base per la creazione dei testi teatrali per cui è noto.
“Dico sempre che mi sento attore dilettante e pittore professionista. Se non possedessi questa facilità naturale del raccontare attraverso le immagini, sarei un mediocre scrittore di testi teatrali, ma anche di favole o grotteschi satirici”.
Dario Fo è nato a Sangiano (Varese) nel 1926. In età adolescenziale in seguito ad una visita all’Accademia di Brera, sceglie d’iscriversi per compiere i suoi studi. Apprende diverse tecniche artistiche, studia la scenografia, ma quando deve valutare la strada per il futuro sceglie di non puntare sulla pittura. Il suo talento nel narrare storie lo avvicina al mondo del teatro e all’incontro con sua moglie e compagna di vita Franca Rame, figlia d’arte. Il Maestro viaggia, scrive e nel 1997 riceve il Nobel. Una carriera dedita al mondo della cultura e del teatro che sembra aver messo in ombra quello che Dario Fo è sempre stato: un pittore.
In realtà la passione per la pittura non lo ha mai abbandonato perché dietro ad ogni stesura di un’ opera teatrale e letteraria vi erano prima di tutto un disegno e un quadro. Lo stesso giorno in cui il Maestro ha ricevuto il Nobel, il pubblico presente aveva tra le mani un suo disegno per seguire il discorso di ringraziamento. Le sue opere la regia delle riflessioni che poi avrebbe espresso sul palcoscenico. Le opere di Fo dimostrano una grande conoscenza del repertorio d’immagini della storia dell’arte. Primo fra tutti è sicuramente Picasso. Di lui conosce soprattutto il periodo blu aveva come soggetti gli zingari.
Dario Fo sceglie però di rielaborare il linguaggio dei maestri del passato attraverso una sorta di prelievo del repertorio delle grandi opere. Ai maestri ‘ruba’ le idee e le fa sue per le realizzare delle opere in una chiave totalmente rielaborata. Un atteggiamento contemporaneo non nuovo nella storia dell’arte ma sicuramente originale. Con Marc Chagall ad esempio si è direttamente confrontato in una mostra a Brescia tanto da realizzare opere che si ispirano direttamente a lui.
Il teatro per il Maestro è lo strumento per catturare l’attenzione, divertire e soprattutto incantare qualcuno. Riconosce che sono le leggi del mercato ad attirare l’attenzione del mondo delle opere d’arte, ma spera ugualmente di poter incantare attraverso quello che può definirsi il suo linguaggio ‘primario’. L’espressione artistica di Dario Fo si distingue prima di tutto per il colore. Molte tele sono costituite da elementi luminosi che colpiscono lo spettatore. Tale scelta è probabilmente dovuta alla volontà di attirare l’attenzione di chi guarda attraverso un mezzo come il colore e la luminosità che è molto familiare all’uomo contemporaneo. Quest’ultimo è spesso abbagliato dalla società moderna con le sue forti luci colori e rumori ma dimentica la sostanza delle cose.
“Non ho mai venduto un mio quadro e non avevo quindi un mercato. Facevo mostre in tutta Europa ma i miei quadri non avevano un valore perché non ero in un mercato, allora non esisto. Ho scoperto che come pittore non esistevo ed è questo che mi ha spinto a vedere quanto valgo”