Uno nessuno centomila di noi.
“Il nostro volto è un libro in cui molti possono leggere, ma di cui solo Dio conosce il titolo”.
(M. de Chazal)
Ha inaugurato lo scorso giovedì 20 ottobre la mostra An arbitrary portrait di Filippo La Vaccara (1972) presso Manifiesto Blanco a Milano.
In questo spazio ancora giovane si respira una ventata di aria fresca in un periodo in cui le mostre spesso, ma non sempre, rimangono nella mente solo come eventi in cui andare a chiacchierare di tutto fuorché di arte, sorseggiando un drink che alle volte non fa che lasciare della Vernice un sapore amaro in bocca.
Quello che ci propone l’artista in questa mostra curata da Mercedes Auteri è una installazione scultorea composta da un certo numero di volti che lasciano intravedere la diversità di ciascuno. Tali lavori sono creati in argilla e lavorati ad ingobbio. Vorrei mi fosse data la ragion di pensare che questi volti possano portare con sé la bellezza, la forza e la fragilità di una vita ogni volta meravigliosamente differente.
Se come Alberto Giacometti ad un certo punto della sua carriera affermava che “il sublime è nascosto più nei volti che nelle opere stesse”, di certo possiamo affermare che Filippo La Vaccara ha questa volta colto nel segno con i suoi ultimi lavori, in cui l’essenzialità umana viene fuori attraverso la spontaneità e leggerezza plastica delle sue teste che appaiono comuni ma mai uguali senza mai dimenticare il centro dell’esistenza di ciascuno.
I ritratti a cui si ispira prendono vita nella quotidianità, dove anonimi o conoscenti diventano parte di questo gioco in cui siamo tutti protagonisti senza rendercene conto.
All’installazione scultorea si accompagnano alcuni studi di volti su carta dell’artista.
Lo studio del volto ha attraversato nel corso dei secoli enormi cambiamenti. Dal antichità ai nostri giorni, dall’Italia a popoli più distanti, busti e ritratti sono stati realizzati, discussi, distrutti e spesso saccheggiati, distruggendo alle volte non solo oggetti o opere d’arte ma intere identità. Identità che l’artista ha dato a questi volti rendendoli inconsapevolmente fondamentali per quel puzzle chiamato vita.
La mostra proseguirà fino al 25 novembre 2016.