Tra brusio vegetale e fruscio umano. Vista scogliera in travertino della Fontana di Trevi con folla fotografante e adorante annessa. La natura senza tempo di Giovanni Frangi (1959) prospera e si spande al primo piano di Palazzo Poli a Roma, conciliandosi al vocio della vita. Fuori, la calca, il caos. La realtà. Dentro, il silenzio sporcato piacevolmente dalle cascatelle barocche disciplinatamente in festa. Un’altra dimensione. Sospesa. Materializzata e impressionata sulla fragile carta. Riflessioni e affinità corrono e colano dall’acqua cascante alle gittate di acidità sciolte sullo spartito regolare dei tronchi. Lampi di rosa risolvono la pace del fittone. Il segno diluisce e si dilata. Si accendono rossi, rosa e magenta. Stati cromatici del modus mentale del pittore, coltivatore e indagatore di cicli, filtrati e tradotti dalla propria stratificazione temporale. Memoria sedimentata. Momenti e tempi di colore. “Settembre” è la mostra, fino al sette novembre. “Trevi” il titolo delle nuove ninfee, ispirate alla visione del caos antistante, accordato alla pacifica serenità delle acque traboccanti la piscina di pietra. Luoghi e atmosfere che si combinano e dispiegano tra loro. Riaffiorano gli arbusti, le foglie, gli stagni. Ritornano le giungle, le foreste, i boschi. Scandisce il tutto la sinfonia del segno che fa frasca, fronda, fusto. Nude colonne. Tronchi. Si ergono sopra le rovine. Si alternano alle liquidità della Fontana da basso. È settembre, qualsiasi settembre. Quello appena passato, quello che è stato, quello che sarà. Il ciclo delle stagioni. Natura naturante. Flusso costante. Come l’olio che impiastra il pastello. E viceversa. Colature. Compenetrazione di due materiali su supporto leggero. La carta, le grane profondamente differenti che si attivano nel lavoro di Frangi. Foglia su foglio. Scelta calibrata per il contenitore: l’Istituto centrale per la grafica. Tempio del disegno e del supporto cartaceo. Fogli piegati e assemblati che raccontano foglie perse nello stagno pittorico-astrale. Tra i pigmenti si accendono distese di solitudini organiche. Più o meno abbozzate. Non è importante. Incise e potenti. Tracce vangate dalla e nella forza del segno. Tracce dove scivola il pastello. Bianco, arancio, verde. Ricompaiono e riprendono sostanza gli spazi e le forme. Siano ninfea o pietre della Fontana che si arrampicano come scogliera sul Palazzo. Urpflanze è matrice comune. Il segno è origine. Il fondo si raffredda nella temperatura del nero. Esotico. Mediterraneo. Classico. Lombardo. Naturale. Atemporale. In bilico tra figurazione e trasfigurazione. “Antigua” agli antipodi che si “parlano” nella notte dei tempi. Ai fianchi: una successione serrata di “Masua” conduce a questi, “Notturni”. L’ultima stanza, la terza, è risoluzione: “Ninja” con l’inserto a palettate bianco dagli echi pop Sessanta Schifano. Schermi. Cartone. La carta si fa grezza e la ninfea si appropria prepotentemente dello spazio. Straborda. Satura. Il segno fatica a raccogliere e conservare la potenza vitale del fenomeno, manifestazione dello Spirito. Conferisce limite al divenire delle creazioni comprendendole. Demarca. Di fronte: “San Pietro”, l’opera cangiante si risolve tra bruni e brume degli autunni. Pieni e vuoti. Spazi vegetali sprofondano nel fondo e riemergono. Quattro placche. Un poker di faglie raccolte in un mondo. Il segno compiuto. Maturo. “Settembre” è oramai inoltrato ottobre. Di più. Un tempo non ben definito. Sospeso. Oltre le colonne e gli arbusti. Fuori dagli spazi concreti. Passa e si posa un velo di astrazione. L’acqua è terra. Il calpestio, le orme lasciate volutamente dall’artista testimoniano il passaggio, riportano presto al confuso vociare dell’esterno, alla dimensione reale. Quattro tratti ancora più a terra segnano, siglano l’autore. La sua firma. Una riduzione dell’opera intera. Il segno: moltiplicato, propagato, sbocciato. Determinazione e principio di tutto. “F” + “mezza ninfea” + “mezzo ramo”. Risultato: Frangi.
Informazioni utili
Giovanni Frangi, Settembre
Fino al 7 novembre 2016
Roma, Istituto centrale per la grafica, Palazzo Poli, via Poli 54
Date / Orario: dal martedì alla domenica dalle 14 alle 19 (ultimo ingresso ore 18.30)
Ingresso libero